Milan-Como a Perth. Zazzaroni polemico: "Calcio e canguri, troppi canguri"

Milan-Como a Perth. Zazzaroni polemico: "Calcio e canguri, troppi canguri"MilanNews.it
Oggi alle 10:20News
di Lorenzo De Angelis

Nel corso del consueto appuntamento con il suo editoriale per Il Corriere dello Sport, Ivan Zazzaroni ha detto la sua sulla decisione di far giocare Milan-Como, sfida valida per 24esima giornata del campionato di Serie A Enilive, a Perth, in Australia, a 13000 chilometri da dove si sarebbe dovuta disputare, ovvero a San Siro: 

"Mi sono fatto un film. La trama: domenica 9 febbraio 2026 Milan e Como giocano a Perth una partita di campionato. Italiano, non australiano. Subito dopo il fischio finale le squadre salgono sull’aereo del rientro. Arriveranno fuse in tutti i sensi (anche orario): «Ci vediamo al campo mercoledì mattina». Mettiamo che a inizio febbraio il Milan di Allegri sia sorprendentemente primo, Inter e Napoli secondi a uno o due punti, Juve poco più indietro con la Roma o con chi volete voi. Il Como di Cesc, invece, a un passo dalla zona Europa League. Con merito.  

Se film dev’essere, che il finale sia più horror che fantasy. La domenica seguente il Milan è impegnato a Pisa e il Como in casa con la Fiorentina. Per una ragione o per un’altra entrambi perdono. A quel punto si aprono le cateratte e la Lega calcio viene sommersa da offese di vario genere. Mi auguro che risparmino l’incolpevole Simonelli. Gli altri, da De Siervo a Butti, a Mauri, hanno le spalle larghe essendo abituati ad affrontare dissensi societari e popolari. Qualche vaffa raggiunge anche Giorgio Furlani che “ha operato attivamente per far giocare a Perth”. 

Dicono che queste trasfertone promozionali servano a esportare il calcio nell’altro mondo. Sì, ma quale calcio? Quale genere di spettacolo poi? Non sarebbe più corretto ammettere che si va a quasi 14mila chilometri di distanza per una cifra tra gli 8 e i 9 milioni puliti, sacrificando l’aspetto sportivo? 
Per amor di verità, devo dire che De Siervo l’ammissione l’ha pure fatta, rispondendo a Rabiot. Adrien aveva definito l’Operazione Kangaroo una follia o una cagata pazzesca. «Rispetti chi lo paga», ha chiosato l’ad. Per cercare un minimo di consolazione, ho dato un’occhiata all’intervento di Ibrahimovic all’ex Eca, il regno dei sultani Nasser e Ceferin. Zlatan ha detto tutto e il contrario di tutto: in fondo mi ha ricordato la composizione degli equilibri societari del Milan. Ha prima esaltato la SuperChampions, i cui effetti sono lo svilimento della serie A e il prossimo dimezzamento dei diritti tv interni. Poi ha criticato i calendari delle nazionali, in particolare gli impegni dei tornei meno importanti, invitando a tutelare i calciatori. Ma ha anche spiegato che ai tifosi piacciono più le partite che gli allenamenti e che le rose di 25 gli sembrano sufficienti e insomma non ho capito dove volesse andare a parare.   

Quando ha toccato il tema dei guadagni milionari di molti suoi ex colleghi, ha chiarito che la colpa è dei manager. Intendeva i presidenti di club o gli agenti? Io propendo da anni per i primi. Lui no, mi sa. 

A tal proposito, ho un ricordo legato proprio a Ibra. Serata Eurochampion organizzata ventun anni fa a Udine dalla famiglia Pozzo. A tavola lui, appena arrivato in Italia, Raiola, Rafaela Pimenta, che a quel tempo era l’assistente di Mino, e il sottoscritto. A metà cena Raiola si rivolge a Zlatan: «Slatan (esse iniziale, nda) per guadagnare di più dovresti segnare più gol». Immediata la risposta dello svedese, accompagnata da un sorriso furbo: «Se segnassi di più non avrei bisogno di te». Sempre ieri Ibra ha ricordato che la Juve lo strappò alla Roma: per i social senza attenzione al passato, un’autentica rivelazione, per chi c’era in quegli anni la scoperta dell’acqua calda. 

PS. Pensierino del giorno di Carole Matthews: «Anche in quest’epoca in cui viaggiare è relativamente facile, dove il mondo è diventato un posto piccolo, un villaggio globale, l’Australia è ancora un “posto maledettamente lontano”".