Mirante: “Quando ho scoperto del problema al cuore ho passato giorni di inferno…”

Mirante: “Quando ho scoperto del problema al cuore ho passato giorni di inferno…”MilanNews.it
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Ieri alle 17:10News
di Andrea La Manna

In una lunga intervista rilasciata alla Gazzetta dello Sport, l'ex portiere tra le altre di Milan e Roma, Antonio Mirante, si è raccontato e dopo aver parlato della sfida tra i rossoneri e i giallorossi e dei sui ricordi in rossoneri ha parlato dei suoi ricordi in giallorosso e del suo momento più difficile in carriera ma non solo, ovvero il problema cuore. Queste le sue parole:

Delle sue stagioni in giallorosso che ricordi ha? “Anche lì, come al Milan, sono arrivato per fare il secondo… e mi sono trovato a giocarne parecchie. Quelli in giallorosso sono stati anni particolari, di transizione. Ne abbiamo vissute tante tra cambi di proprietà e di dirigenti. Pensi che due giorni dopo il mio arrivo, venne venduto Alisson. Ci trovammo io e Robin Olsen a giocarci il posto”. 

Poi venne mandato via Di Francesco e arrivò Ranieri. “Da lì ho iniziato a giocare molto di più. Con Di Francesco avevo trovato poco spazio, mentre Ranieri dopo un paio di partite mi diede fiducia. Giocai io fino alla fine della stagione. È stata un’annata strana, che si chiuse con l’addio al calcio di De Rossi. Una serata speciale, diversa e incredibile da vivere. Ricordo una marea di gente in tribuna che piangeva: grandi, ragazzi che erano cresciuti con il mito Daniele e piccoli. Tutti, senza distinzioni”. 

Passiamo a lei. Nei suoi anni a Bologna scopre di avere un problema al cuore. Ha avuto paura? “Sì, sono stati dieci giorni di inferno. Ti passa davanti tutto, in un flash ti scorre davanti il film della tua vita. Io stavo tornando da una trasferta e mi resi conto di stare male: feci una visita e mi trovarono delle aritmie cardiache. Calò il buio. In quei momenti pensi a sopravvivere, la carriera passa in secondo piano”. 

Ha pensato di smettere? “Sì, pensai che avevo fatto già tanti anni di Serie A e che dovevo pensare alla mia famiglia. Poi i medici mi tranquillizzarono e iniziai la riabilitazione”. 

È vero che voleva mollare anche a vent’anni? Lì fu decisivo lo zampino del Gasp… “Altroché, è stato lui a lanciarmi. Sa io avevo vent’anni, non giocavo negli allievi ed ero in panchina da due stagioni. Gasp lo trovai in Primavera e già dal primo ritiro mi diede fiducia. Mi ha messo in campo e da lì in poi non sono più uscito. A lui devo la carriera. Mi ha cambiato come persona e come calciatore”. 

Ha un aneddoto che vi lega? “Me ne viene in mente uno che risale all’ultima giornata di B, a Crotone. Gasp mi aveva voluto con lui e avevamo fatto una grande stagione insieme. Dopo l’ultima partita gli dissi che sarei voluto rimanere ma che sognavo la Serie A. Lui mi abbracciò e mi disse 'te lo meriti'. È un buono, anche se in campo ti spreme e pretende il massimo. Impareranno ad amarlo anche i tifosi della Roma”.