Sacchi consiglia Camarda: "Capisco la delusione, ma vada avanti per la sua strada perché lui è il futuro"

Sacchi consiglia Camarda: "Capisco la delusione, ma vada avanti per la sua strada perché lui è il futuro"MilanNews.it
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Oggi alle 12:10News
di Lorenzo De Angelis

Nel corso del consueto appuntamento con la sua analisi per La Gazzetta dello Sport, l'ex allenatore Arrigo Sacchi ha parlato di Francesco Camarda e dell'errore dal dischetto contro il Napoli che può aver condizionato la partita del Lecce, uscito poi sconfitto: 

"L' immagine di Francesco panchina, dopo aver sbagliato il calcio di rigore e dopo che il Napoli è passato in vantaggio con Anguissa, è la dimostrazione che il calcio è sì, bellezza, stupore, gioia, ma può anche essere, come in questo caso, delusione, lacrime, dolore. Dico sempre che il calcio è lo specchio della vita: in campo succede tutto e pure il suo contrario. Sbagliare un calcio di rigore non potrà mai essere una colpa. Dal dischetto ho visto errori commessi dai più grandi, da Pelè a Maradona, da Messi a Roberto Baggio. Figuratevi se mi stupisco perchè Camarda si è fatto parare il tiro e, soprattutto, figuratevi se mi sogno di dire che la responsabilità della sconfitta del Lecce è di questo ragazzo di diciassette anni. Camarda è un giovane di talento, uno che potrà regalare parecchie soddisfazioni al pubblico, e non escludo che possa diventare presto un punto fermo della Nazionale. Perché dobbiamo gettargli la croce addosso? Per l’errore dal dischetto? Non scherziamo, per favore. 

Innanzitutto un giovane ha il diritto/dovere di poter sbagliare. Se si vuole crescere, se si vuole migliorare, se si vogliono raggiungere grandi risultati, è necessario passare per le delusioni. Sono i momenti difficili che ti fortificano, non certo le vittorie o le carezze. Per formare il carattere di un ragazzo servono questi istanti di dolore: so che Camarda ne avrebbe fatto volentieri a meno, lo immagino, però sono convinto che da questa esperienza lui uscirà ancora più maturo e ancora più consapevole. Io, ai calci di rigore, ho perso un campionato del mondo, nel 1994, in finale contro il Brasile. Non ho mai pensato di puntare il dito contro chi aveva sbagliato. Anzi: quando sono rientrato negli spogliatoi, ho radunato la squadra, i ragazzi avevano tutti gli occhi lucidi e ho detto loro che per me erano degli eroi, che avevano dato l’anima per raggiungere un sogno. Non era un discorso di circostanza, ma in quelle parole c’era il mio pensiero. Capisco bene la delusione di Camarda, quindi, ma gli dico che non deve abbattersi e, soprattutto, non deve ascoltare voci, commenti, spifferi, eventuali polemiche.

Vada avanti per la sua strada, seguendo quello  che gli consiglia di fare il suo allenatore, e non si curi di chi prende l’errore dal dischetto come pretesto per sfogare la sua rabbia. Capisco che questo sia l’esercizio più difficile, perché Camarda è giovane, perché i giovani possono essere facilmente influenzabili e perché in fondo, vivendo la vita in mezzo alle altre persone, è abbastanza normale ascoltarne i giudizi (anche quando non sono positivi). Tuttavia lui deve assolutamente ignorare ciò che viene detto, è l’unico modo per superare il momento difficile. So bene che c’è gente in giro che sostiene che non si può far calciare un rigore a un ragazzo di diciassette anni. Troppa responsabilità, le gambe tremano, il rischio è molto elevato. Sciocchezze. Il rigore lo tira chi si sente di tirarlo. Non esistono regole assolute e, soprattutto, non esiste un’età ideale per calciare dal dischetto. Puoi segnare quando hai sedici o diciassette anni, e puoi sbagliare quando ne hai trentacinque o quaranta, e magari hai già fatto una carriera importante. Il rigore è questione di un attimo, un semplice battito di ciglia. Ecco, mi auguro che a nessuno venga in mente di chiedere che Camarda non calci più un rigore.

Quello sì sarebbe un errore imperdonabile. Credo che, in una simile situazione, si debba fare esattamente il contrario. E cioè, al prossimo rigore che capita, bisogna consegnare il pallone a Camarda e dirgli: « Vai, tranquillo. E se lo sbagli ancora non ci sono problemi...». Questo è il modo corretto per aiutare un ragazzo che, lo ripeto, può diventare un tesoro per il calcio italiano (e molte qualità le ha già mostrate). Camarda è il futuro, vogliamo fermarne la corsa prima che sia lanciato lo sprint? Mi auguro che un simile tesoro venga protetto dalle critiche e sostenuto nell’attimo della debolezza".