Il Milan è in affanno, e la rosa corta presenta il conto
Due indizi non fanno una prova, ma tre sì. E non può essere un caso che le prestazioni meno convincenti di questo avvio di stagione del Milan, fatta eccezione per l'esordio in campionato contro la Cremonese, siano arrivate proprio contro Fiorentina, Pisa e Atalanta. I risultati non parlano di crisi, anche perché comunque la formazione di Max Allegri è rimasta imbattuta, ma le sensazioni sì, anche perché rispetto alle partite prima della sosta di ottobre il Diavolo appare meno brillante, più prevedibile.
Il filo conduttore non è complicato da individuare: la rosa è corta, forse fin troppo, e quando gli infortuni colpiscono il valore complessivo del gruppo si abbassa inevitabilmente.
Le scelte estive
Va ricordato che la scelta di lavorare con un gruppo ridotto è stata condivisa in estate da dirigenza ed allenatore, soprattutto in virtù del fatto che il Milan avrebbe dovuto affrontare solo campionato e Coppa Italia senza gli impegni europei di mezzo. Il piano aveva una sua logica, ovvero meno rotazioni e di conseguenza meno rotazioni, ma gli infortuni non guardano la logica.
L'impatto delle assenze
Tutto d'un tratto dopo la sosta di ottobre il Milan si è ritrovato senza Nkunku, Loftus-Cheek (oggi recuperati), Estupinan (che torna ad allenarsi oggi in gruppo), Rabiot e Pulisic. Senza questi ultimi due la squadra ha perso gran parte della sua struttura: il francese garantiva fisicità ed equilibrio in mezzo al campo, mentre l'americano imprevedibilità e freddezza sotto porta. Senza di loro il Milan è diventato ordinario, meno esplosivo.
Le difficoltà emergono anche nella gestione dei cambi, visto che nelle ultime tre gare Allegri ha avuto a disposizione appena 8 sostituzioni su quindi disponibili, dalle quali ovviamente sono da togliere i portieri. Con così poche alternative, il guizzo dalla panchina diventa un miraggio.

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