Cos'è rimasto dello Scudetto? Ha senso lasciare fuori CDK e Adli quando si fa così fatica a far gol? E tanti altri interrogativi sul momento del Milan

Cos'è rimasto dello Scudetto? Ha senso lasciare fuori CDK e Adli quando si fa così fatica a far gol? E tanti altri interrogativi sul momento del MilanMilanNews.it
© foto di Giacomo Morini
martedì 21 marzo 2023, 20:00Primo Piano
di Manuel Del Vecchio

Complice la sosta, sempre odiata (ma forse in questo caso necessaria per schiarirsi la mente) per come spezza il ritmo e la routine calcistica, si può provare a ragionare a mente un po’ più fredda su quello che sta vivendo il Milan campione d’Italia. Sia chiaro, nessun giudizio tranchant, nessuna sentenza sparata con sicumera. Solo pensieri vari sulla stagione, con qualche domanda a cui al momento è difficile dare risposta.

Stagione nata effettivamente sotto una cattiva stella, vista l’evitabilissimo tira e molla con i dirigenti dell’area sportiva per un rinnovo di contratto che, fino all’intervista fiume di Maldini, sembrava essere scontato. Un mese di litanie assolutamente non necessarie che hanno di fatto partire l’annata 22/23 con un mese abbondante di ritardo che ha avuto conseguenze anche sul mercato.

Primo pensiero: si è scelto di non sostituire Kessie. Valutazione assolutamente legittima, seppur rischiosa. Con altri, nel recente passato, l’azzardo ha pagato. Si è puntato tutto su un talento brillante, classe 2001, che avrebbe dovuto far fare il salto di qualità ad un reparto offensivo che nella passata stagione faceva particolare difficoltà contro le difese più chiuse e arcigne. In tal senso, addirittura un anno prima, si era scelto di puntare anche su Yacine Adli del Bordeaux: durante la scorsa stagione sia De Ketelaere che il francese sono stati nella top 5 degli U21 europei per passaggi chiave insieme a gente come Bellingham e Wirtz. Che l'adattamento ad una nuova realtà, cultura, campionato, paese, compagni e tutto il resto possa richiedere tempo non lo mettiamo assolutamente in dubbio, ma è possibile che due ragazzi così talentuosi non possano trovare spazio, soprattutto in un momento di difficoltà offensivo del genere?
Soprattutto nel 2023 la squadra ha perso ogni tipo di pericolosità in avanti e Pioli è il primo a dirlo in conferenza, facendo riferimento, ad esempio, alla scarsità di palloni in profondità per i movimenti di Leao. Ma per caratteristiche quali sono i calciatori offensivi in rosa che hanno la verticalità nel passaggio? Diaz ha nelle sue corde la conduzione palla al piede, mentre Leao è quello da servire, così come Giroud. Rebic, oltre al fatto che al momento sembra essere parente lontano di un calciatore professionista, anche lui non possiede questo tipo di giocata. È anche vero che buttare nella mischia chi come De Ketelaere e Adli, che finora non hanno comunque mostrato cose da strapparsi i capelli, non è un qualcosa che si fa dall'oggi al domani. Andava quindi fatto in modo graduale, per poi arrivare magari ad un momento del genere con queste due armi in più. Non è stato fatto e quindi ora sembra tutto bloccato, in un verso e nell'altro. Ma due talenti del genere vanno tutelati, non centellinati. C'è differenza.

Cos'è successo alla fase difensiva? Ci si è nascosti per mesi dietro la mancanza di Maignan (seppur vero, senza offesa per il modestissimo Tatarusanu), ma ora? Gli stessi errori di concetto, gli stessi errori individuali e gli stessi errori di reparto. Che senso ha stressare una situazione, quella dell'uscita di uno dei centrali in pressione ancora, ancora e ancora, anche quando magari il momento della partita non lo richiede? Tanto punto di forza negli anni passati quanto punto debole in questi mesi, la maggior parte dei gol subiti arrivano dall'elusione di questa giocata da parte degli avversari, che si ritrovano a poter attaccare a campo aperto con difensori e centrocampisti rossoneri costretti a (rin)correre all'indietro. Giocatori ed allenatore accettano e hanno sempre accettato i pro e i contro di questo modo di difendere. Sbagliare è umano, però perseverare...

Che fine ha fatto il Milan che è arrivato allo scudetto? Squadra brillante, umile, aggressiva, affamata, sempre concentrata e tecnicamente sorprendente. In questi giorni circola sui social una compilation di diverse azioni, manovrate e in velocità, dopo un recupero palla alto o con una giocata individuale, che nelle scorse stagioni hanno fatto brillare gli occhi di tutti gli appassionati. Quel Milan lì, che occupava gli spazi alla perfezione e tecnicamente era notevole, quest'anno si è visto troppo poco e a sprazzi. Non è questione di moduli o numeri, ma di atteggiamento. Quello che si vede in campo fa pensare che quel fuoco che animava la squadra si è spento. E poi hai voglia a dire di no, perché contano i fatti e non le parole.

Con una rosa così ampia ha senso spremere al massimo sempre i soliti 14-15? Va trovato un equilibrio, perché è vero che le partite le vincono i giocatori forti, ma è vero anche che è umanamente impossibile avere lo stesso livello di energie fisiche e mentali ogni settimana. Pobega e Vranck, seppur acerbi e da sgrezzare, sono progetti di giocatori interessanti. Negli ultimi mesi sono stati abbandonati, mettendo il peso di tutto il centrocampo su Tonali, Krunic e Bennacer. Addirittura è stato rispolverato Bakayoko, che in estate e a gennaio si è cercato di sbolognare in ogni modo possibile ed immaginabile. Che senso logico c'è in queste scelte?

Le parole di Tonali, già ad inizio campionato contro l'Atalanta, avevano fatto accendere una spia d'allarme: la squadra non è riuscita a "dimenticare" lo scudetto. Mentalmente il gruppo si è dimostrato, dopo 3 anni strepitosi, meno forte del necessario proprio nel momento in cui gli si chiedeva un ulteriore salto di qualità. Certo, una mano dal mercato con profili esperti e abituati a certe dinamiche avrebbe sicuramente fatto comodo. Ma così non è stato, visto che Origi, unico calciatore "vecchio" arrivato in estate al momento sembra un corpo estraneo alla situazione.

E infine le frasi del mister, che erano volte a celebrare Ibrahimovic dopo i sacrifici fatti dallo svedese post infortunio, quando in conferenza alla vigilia del match contro la Fiorentina dice che: "Il rientro di Ibra è molto importante. Voi non vedete gli allenamenti, ma se vedeste gli allenamenti con Zlatan e senza Zlatan c’è differenza. C’è differenza e questo è un grandissimo valore in più”. Davvero una squadra che ha appena vinto un scudetto ha bisogno di un 41enne, una leggenda ma pur sempre 41enne, per potersi allenare al massimo?

Piccolo interrogativo bonus: ma che fine ha fatto Sergino Dest? Dopo l'esclusione dalla lista Champions il giocatore non è stato più convocato (se non contro Monza e Fiorentina, ma è rimasto comunque in panchina) e utilizzato, sebbene si alleni regolarmente a Milanello. È stato infatti convocato in nazionale con gli Stati Uniti.

Ci sono un paio di settimane circa per pensare a questo e tanto altro, ma alla ripresa ci si rimette l'elmetto e si torna in trincea (sportivamente parlando, naturalmente): c'è un campionato da finire nei primi quattro posti e un quarto di Champions League (la campagna europea ad oggi è stata assolutamente notevole) da onorare. Avanti.