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Prandelli (Populous): “I segreti nel nuovo stadio di Milano. Vi racconto l’esperienza che vivranno i tifosi”

ESCLUSIVA MN - Prandelli (Populous): “I segreti nel nuovo stadio di Milano. Vi racconto l’esperienza che vivranno i tifosi”MilanNews.it
martedì 4 gennaio 2022, 14:00ESCLUSIVE MN
di Antonio Vitiello

Il nuovo stadio è indispensabile per il progetto del Milan. Recentemente il concept proposto dallo studio Populous è stato scelto dai due club milanesi come progetto definitivo. La redazione di MilanNews.it ha intervistato con l’ingegnere Silvia Prandelli, Principal di Populous Italia, che si occupa in prima persona del nuovo stadio di Milan e Inter: “Sono con Populous da un anno ma in realtà collaboro con loro dal 2008 come consulente. Ho lavorato fin dall’inizio del progetto di San Siro come consulente strutturista delle facciate quindi conosco bene la genesi del progetto. Per noi era anche importante capire come le tifoserie reagivano al progetto. L’idea di Populous era quella di aprire un ufficio locale in Italia anche per essere più vicini al centro nevralgico del progetto, avendo qualcuno che si interfacciasse con le squadre, con i tifosi e con l’amministrazione comunale. Adesso siamo in cinque ma con l’ufficialità del progetto inizieremo ad ampliare il team. Per noi Populous ha una storia molto forte per quanto riguarda la progettazione di impianti per l’intrattenimento. Ci sono team dedicati a impianti stadi, palazzetti dello sport o arene per qualsiasi specialità. Siamo quasi 800 al mondo, c’è grande specialismo perché si studia l’intrattenimento a 360° e si cerca di definire come far divertire gli spettatori”.

Uno degli ultimi stadi costruiti da Populous è quello del Tottenham: “Abbiamo completato all’incirca 1325 stadi o palazzetti in tutto il mondo. Abbiamo completato una serie di stadi olimpici, tra cui quello di Londra per le Olimpiadi del 2012, e una serie di stadi FIFA, tra cui quello di Johannesburg in Sudafrica. Abbiamo anche completato di recente degli stadi in Europa come ad esempio quello del Tottenham. Questo stadio è molto simile all’impatto urbanistico che potrebbe avere San Siro. Si è trattato di un intervento di masterplan e di stadio, è comunque uno stadio che ha delle peculiarità tra cui quella di diventare uno stadio per la NFL. Si tratta di un’esperienza di gioco diversa, campo retrattile, è uno stadio molto flessibile dal punto di vista dell’organizzazione degli eventi e che comprende diverse possibilità di offerta commerciale e di intrattenimento. C’è un ristorante con stella Michelin, c’è una microbirreria artigianale che produce la birra in loco, ci sono due pub, si tratta di un’esperienza diversa rispetto a quello a cui siamo abituati noi in Italia”.

Cosa avete pensato nello specifico per lo stadio di Milano? “Al momento partendo dai macrotemi, da una galleria che è uno spazio che noi definiamo democratico, in cui c’è un accesso per tutte le categorie di utenti in giorni partita e in giorni non partita. Noi pensiamo, sulla base dell’esperienza in Inghilterra, che riportare diverse categorie di spettatori allo stadio migliori l’esperienza generale della partita, rendendola più sicura e vivibile, rendendo il comparto stadio utilizzabile 365 giorni l’anno. Questo è il nostro macrotema. A livello micro ci siamo focalizzati sul tipo di offerta, stiamo ancora discutendo sulle squadre su quali possano essere i temi da sviluppare. Potrebbe esserci una specie di nursery per i bambini come potrebbe esserci una serie di spazi per avere delle persone che frequentino questa galleria durante la settimana per fare dei corsi di formazione”.

Insomma uno stadio vivo tutta la settimana e non solo durante le gare… “Fondamentalmente l’obiettivo è di creare un discorso non solo come centro commerciale, ma una parte viva della città. Attorno a questa infrastruttura sportiva si potrebbe pensare di andare a creare un parco dello sport, un distretto sportivo o una serie di offerte come campi da padel, basket o tutto quello che si possa pensare per l’utilizzatore finale. Abbiamo iniziato a studiare una sorta di integrazione tra quartiere e questo distretto dello sport”.

L’attuale San Siro è sicuro? “Personalmente ho vissuto San Siro durante gli anni dell’università, sappiamo che l’area non è giudicata sicura al momento. Quando non c’è partita è un’area difficile da attraversare anche durante il giorno. Abbiamo cercato anche di studiare le assi di apertura verso le diverse parti del quartiere. È anche vero c’è anche il tunnel che attraversa il nostro sito e quindi bisogna andare a studiare anche l’infrastruttura stradale non solo quella del masterplan. Ci sono tanti discorsi che funzionano in parallelo ma c’è anche la necessità di inquadrare il progetto, quindi, si è parlato molto delle volumetrie con il comune e di quello che non voleva essere speculazione edilizia”.

Campo, luci, erba, sediolini, come sarà lo stadio all’interno? “Da un punto di vista del catino rispecchia l’inclinazione dell’attuale San Siro, per noi il cono visivo sarà molto simile. La vicinanza con il campo per noi era essenziale, quando abbiamo chiamato i nostri esperti dei catini si sono resi conto che è tutto molto più intimo in Italia rispetto ad altri stadi inglesi. Abbiamo voluto mantenere lo stesso tipo di struttura a livello di angoli e di visibilità. Abbiamo prodotto una serie di possibilità dal punto di vista dello spettatore. Esistono degli spazi cari ai tifosi, ma anche degli spazi nuovi dove si potrà avere un’esperienza diversa che al momento chiamiamo premium economy per dare un’idea di cosa siano questi posti. Ci sarà più spazio, offrendo un’esperienza nuova e diversa e creando qualcosa che non sia esattamente una tribuna. Quindi ci sarà una differenziazione del tipo di posti a sedere.

Una stima finale dei posti a sedere c’è già? “Al momento non sappiamo quanti saranno i posti totali, stiamo ancora lavorando sul numero finale di posti ma sappiamo che ci sarà una riduzione rispetto all’attuale San Siro. Lo spettatore che arriva alla partita avrà la possibilità di utilizzare diversi spazi all’interno della galleria dello stadio in qualsiasi momento del gioco, prima, dopo o durante. La capienza totale dovrebbe essere di circa 60mila spettatori ma stiamo ancora capendo dove ci porterà il piano economico-finanziario anche con questa differenziazione di posti”.

Che impatto ambientale avrà il nuovo stadio? “Quando si tratta di un’infrastruttura di questo tipo bisogna studiare sia l’impatto che ha da un punto di vista attivo, quindi tutta la produzione di energia richiesta, ma anche da un punto di vista passivo, cioè com’è disegnato lo stadio per cercare di dare il massimo comfort senza essere energivoro. Per quanto riguarda la sostenibilità passiva, quello che abbiamo pensato noi per San Siro è stato quello di orientarlo il più possibile per avere una maggiore apertura verso i raggi solari, in modo da diminuire l’utilizzo di lampade per la crescita del prato o aprire al massimo alle piogge in modo da convogliare le acque per recuperare l’acqua piovana all’interno del campo diminuendo la necessità di irrigazione del campo stesso”.

Avete studiato addirittura anche il vento? “Si esatto. Abbiamo fatto uno studio molto puntuale sulla galleria e abbiamo scoperto che nell’ala di San Siro soffia un vento che viene da Nord, soprattutto nelle stagioni mediane. Abbiamo pensato di aprire la parte a Nord e a Sud della galleria, creando una sorta di flusso passivo di vento che entra nell’ambiente creando un lavaggio rinfrescante dello stesso. Questo è stato simulato in diverse fasi della competition e integrato con tutte le richieste di impianti che vi sono all’interno. Possiamo pensare ad una casa che è stata ben studiata in funzione dell’orientamento, dell’isolamento, dell’utilizzo della luce solare e dell’aria. Anche San Siro si comporta al meglio possibile sul sito dov’è posto. Da un punto di vista attivo abbiamo iniziato a studiare su come operare sull’involucro, considerando pannelli fotovoltaici in copertura, batterie di accumulo all’interno dello stadio per utilizzare l’energia in più per momenti diversi della giornata. Abbiamo pensato anche all’utilizzo di luci led per ridurre i consumi”.

In Italia chi usa le luci a led per ridurre i consumi? “Al momento in Italia soltanto l’Allianz Stadium utilizza sole luci led. Si tratta di vedere tutti questi piccoli accorgimenti e non da ultimo utilizzare materiali a stretto raggio o riciclabili. La nostra idea era anche quella di utilizzare parte del San Siro che andremo a perdere come aggregato nel calcestruzzo di varie strutture che abbiamo all’interno del masterplan”.

Ci sarà integrazione tra vecchio e nuovo stadio? “Al momento l’integrazione fra il vecchio e il nuovo stadio è un tema in discussione. Con il cambio delle volumetrie a livello comunale dobbiamo anche capire cosa potrà essere mantenuto e cosa potrà essere cambiato. Due stadi in contemporanea sul quartiere sono di difficile gestione per ovvi motivi. Al momento è tutto in divenire”.

Come funzionerà il miglioramento dell’esperienza acustica? “Diciamo che la scelta dei materiali non è casuale. Per creare quest’esperienza intima ricorriamo, come nel caso di San Siro, a controsoffitti che sono fonoassorbenti che assorbono il rimbombo creando un’atmosfera sonora. Le luci sono a basso consumo dimenabili, utilizzate al meglio della loro capacità a seconda del momento della giornata vanno a creare atmosfere diverse. Abbiamo studiato e si vede in alcuni video pubblicati alcuni giochi di luci a seconda della squadra che partecipa alla partita, che sia Milan o Inter. Per noi questo è parte dell’esperienza del tifoso”.

La vostra reazione allo scetticismo e critiche? “In realtà per noi sono stati determinanti alcuni esempi a Milano sul modello della City Life, che all’inizio sono state viste con una sorta di sguardo critico. Sappiamo tutti che effettivamente sono stati tutti degli interventi che hanno reso le aree sicure e siamo convinti che sia possibile migliorare il quartiere. Tuttavia, interventi di questo tipo sono abbastanza complessi e possono subire dei ritardi se non si trova l’appoggio del Comune e degli abitanti del quartiere. Ci sono tematiche critiche che abbiamo affrontato, come ad esempio capire bene cosa succede al vecchio San Siro, o le volumetrie o come operare sull’infrastruttura stradale. Sono tutte tematiche che abbiamo già discusso ampiamente e dovremmo riuscire a trovare una soluzione ottimale per i più. Per noi le squadre avevano priorità fin dall’inizio della gara di progettazione per capire come far funzionare San Siro nel momento in cui veniva creato un cantiere accanto”.

Come potrà reagire il tifoso al nuovo stadio? “Ci sono tante persone che sentono l’interesse verso una nuova infrastruttura sportiva di questo tipo. Alcune persone che magari hanno visto i nostri stadi hanno visto cosa può succedere con una trasformazione di questa portata. Ci sono persone che sentono un attaccamento a San Siro e fanno fatica a pensare che possa esserci una nuova esperienza di gioco migliore. Abbiamo visto anche che alcuni nostri schizzi iniziale, che avevano una maggiore apertura verso le curve sono stati visti come un oltraggio alla tifoseria. La nostra idea era di migliorare l’ingresso dei flussi a livello del campo. Stiamo cercando di includere alcuni dei commenti che pensiamo siano costruttivi capendo come gestire il design della struttura interna allo stadio per renderla migliore”.

L’immagine finale dello stadio uscita nei giorni scorsi è quella definitiva? “Ci sono stati dei commenti sul render circolati o sul render della foresta amazzonica. Ci sentiamo abbastanza convinti dell’immagine, noi abbiamo lavorato con un paesaggista di Milano per cercare di rendere tutto fattibile per capire le specie di fauna e flora che possono occupare il nostro masterplan. Non sono cose che possiamo raccontare se non entrando nei dettagli del progetto. Quel render rispecchia una possibilità che sia sul quartiere a fronte di investimenti delle squadre o del Comune. Tutti ci dobbiamo credere per arrivare a quella visione. Il nostro team è italiano, ci sentiamo profondamente italiani, a volte veniamo definiti come questa compagnia americana che è arrivata come un alieno a Milano ma noi stiamo costruendo questa nostra storia da anni. Ci crediamo e pensiamo che Milano sia una delle città principali dove iniziare questa comunicazione e questo tipo di approccio che abbiamo”

Per far capire che lo stadio a Milano è fondamentale, quale esempio puoi portare? “Quando sono andata la prima volta nello stadio del Tottenham l’accesso a qualsiasi seggiolino è stato molto veloce. Mentre con San Siro per arrivare al secondo anello si deve camminare molto, nel caso del Tottenham è tutto molto accessibile per lo spettatore. Anche ad esempio di eventi vari di catering, San Siro è molto complesso come gestione. Al Tottenham c’è un service stannel che dà accesso a collegamenti verticali, è tutto una sorta di organismo che funziona in maniera efficiente”.

Intervista di Antonio Vitiello