Fonseca traccia la linea: "Dal primo giorno voglio una squadra che soffra e lavori insieme". Il gruppo prima del singolo come nuovo punto di partenza
Il focus di Fonseca, almeno in questo periodo, è passato dal gioco dominante e ai meccanismi oliati del suo gioco posizionale, al voler rendere questo Milan una squadra. Commentando i rossoneri, anche prima dell’arrivo del tecnico portoghese, uno dei pensieri più comuni e presenti era proprio il fatto che questo gruppo fosse composto da giocatori forti e potenzialmente forti, senza però essere ancora una squadra forte.
Ieri Fonseca, nel suo intervento in conferenza stampa al termine di un particolare Milan-Udinese, è andato proprio in questa direzione: "Sono contento perché abbiamo vinto e perché abbiamo fatto cose importanti. Nei primi 30 minuti abbiamo giocato con grande personalità e qualità. Poi, un'ora con grande spirito di gruppo con un calciatore in meno. Per me questo è stato molto importante: vedere la squadra insieme, sacrificarsi l'uno per l'altro, soffrire insieme. È quello che manca qui: lavorare di squadra. Oggi abbiamo dimostrato che siamo uniti; anche chi è entrato ha dimostrato di essere pronto a sacrificarsi per la squadra".
E ancora: “È stata una partita difficile e chi era in campo ha dimostrato di soffrire insieme, di difendere insieme. Io ho guardato Pulisic che ha liberato l'area sul secondo palo di testa. Più che la qualità nei primi 30 minuti, devo valutare questo che è quello che manca in questa squadra: l'essere squadra”.
Un Milan che è riuscito ad essere squadra, almeno secondo le idee dell’allenatore, anche senza, dalla difesa all’attacco, Calabria, Gabbia, Theo, Tomori, Loftus-Cheek e Leao. Sei giocatori, tra titolarissimi e potenziali titolari, fuori e i tre punti, soffrendo e compattandosi, sono arrivati lo stesso.
Quindi c’è un caso Leao? Per Fonseca assolutamente no, anzi. Il numero 10 è stato panchinato per la seconda volta in stagione, e ieri addirittura non è entrato: "Magari è strano per voi non vedere Rafa, ma questo deve essere la normalità” ha detto chiaramente Fonseca in conferenza. “Non è la normalità vedere Leao in panchina, ma è normalità per me quando dico che è più importante la squadra, il Milan è più importante di qualche giocatore. Oggi ho deciso di far giocare Okafor e Chukwueze, magari domani tocca a Leao. Non creiamo un caso, perché non c'è. Leao è stato rispettoso, soddisfatto negli spogliatoi e questo per me è la cosa più importante. Ora, preparo la prossima partita e magari Leao tornerà a giocare".
Il tecnico ex Lille non ha mai nascosto questo suo desiderio fin dal primo giorno, così come, ormai è chiaro visti i confronti “duri” con i vari Theo, Leao, Abraham e Tomori, davvero non gliene freghi “un cazzo” del nome. Se ci sono problemi, sempre secondo la sua sensibilità, si affrontano. Sempre con un diktat chiaro in mente: al Milan il gruppo è e sarà sempre più importante del singolo.
Con l’Udinese non poteva esserci uno svolgimento di partita migliore per dimostrare come gran parte della rosa sia con l’allenatore, ma soprattutto con i compagni. Ora sta a Leao e Theo, che contro il Brugge saranno inevitabilmente titolari, porsi con il giusto atteggiamento nei confronti delle idee dell’allenatore. Che potranno anche non essere condivise in toto, ma vanno assolutamente rispettate. E Fonseca continua a ripeterle, come ha fatto a DAZN ieri sera: “Qui al Milan quel che cerco dal primo giorno è una squadra che lavori insieme, che soffra insieme. Una squadra che difende insieme. Per questo sono molto soddisfatto. È questo lo spirito che vogliamo: spirito di squadra. Tutti si sono sacrificati".
Una volta che il mister sarà riuscito a coinvolgere tutti, e davvero tutti, allora siamo sicuri che si vedrà un Milan diverso anche tatticamente e tecnicamente.
Testata giornalistica Aut.Trib. Arezzo n. 8/08 del 22/04/2008
Partita IVA 01488100510 - Iscritto al Registro Operatori di Comunicazione al n. 18246
Direttore editoriale e responsabile: Antonio Vitiello
© 2024 milannews.it - Tutti i diritti riservati