Giù le mani dai tifosi

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domenica 10 settembre 2023, 23:31Primo Piano
di Manuel Del Vecchio

È già iniziato il tran tran mediatico volto a stigmatizzare un qualcosa che non è ancora successo (e non è detto che succederà), come per dire che se poi si arriva a certi risultati (o meglio, certi risultati non arrivano) il colpevole, o i colpevoli, sono già lì belli che confezionati, pronti a riempire pagine e pagine, palinsesti e palinsesti di questa solita, noiosa, anemica sosta per le nazionali.

Parliamo ovviamente del caso montato attorno a Gianluigi Donnarumma e i possibili fischi di San Siro previsti per martedì sera (neanche parlassimo del meteo), quando la nuova (ma vecchia per atteggiamenti di chi scende in campo e risultati) Italia di Spalletti affronterà l'Ucraina di Zinchenko e Mudryk, cercando di strappare una vittoria (o un pareggio) per scongiurare l'ansia e il fastidio dei play off per qualificarsi ad Euro 2024.

Nel caso qualcosa dovesse andar male il colpevole esterno è già stato trovato: il tifoso milanista che proprio non riesce a passare sopra a quanto successo ormai più di due anni fa. Come a dire "crescete, evolvetevi, siate razionali". Ma il calcio, che tra le cose meno importanti è la più importante, ha poco di razionale.

Perché se si dovesse essere razionali allora non si pagherebbero centinaia e centinaia di euro annui per un servizio streaming che è nato user friendly ma si è evoluto nel peggior nemico per i consumatori.

Ad essere razionali non si pagherebbero più quasi 100€ a trasferta, con i settori ospiti diventati all'improvviso posti di lusso, ma senza poltroncine comode e senza braccialetti che consentono l'accesso ai buffet.

Ad essere razionali si dovrebbe iniziare a disertare gli stadi italiani, anfiteatri rimasti indietro di decenni rispetto al prodotto moderno che offre il resto d'Europa e del mondo.

Ad essere razionali ci si dovrebbe distaccare e seguire il tutto con meno affezione: non esistono bandiere, non esistono paletti e non esistono limiti nel calcio moderno.

Invece, per fortuna, il tifoso è irrazionale, innamorato, testardo, rancoroso, umano. Il tifoso si fa andare bene tutto pur di passare altri 90 minuti con i colori che ama. E quando ritiene che questi colori non sono stati rispettati, che fischi. Fischi dall'inizio alla fine, fischi senza sosta e senza scrupoli. Fischi e sia tifoso, sempre.

Giù le mani dal tifoso, perché il calcio non è vostro. Ma di chi ogni settimana riempie gli stadi e fa sacrifici per continuare una storia d'amore che toglie più che dare, ma quando dà, lo fa come poche altre cose al mondo. Il calcio è del tifoso, con buona pace di menestrelli, benpensanti e moralisti della domenica. O in questo caso, del martedì.