Inzaghi, gli arbitri e il basso profilo: la realtà distorta della Serie A

Inzaghi, gli arbitri e il basso profilo: la realtà distorta della Serie AMilanNews.it
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martedì 26 aprile 2022, 14:00Primo Piano
di Manuel Del Vecchio

Il recente passato dovrebbe aver preparato un po’ tutti a questo genere di cose, ma la realtà è che ogni volta che ci si ritrova alla mistificazione dei fatti il senso di fastidio è alto ed è difficile ignorarlo. L’anno scorso, sempre dopo un derby di Coppa Italia, il maldestro tentativo del mondo mediatico nerazzurro è stato quello di far passare Ibrahimovic per quello che non è: un razzista. Lo stesso Zlatan, che in giovane età il razzismo vero, non quello di cui si sono riempiti facilmente la bocca con foga tanti personaggi, l’ha vissuto sulla sua pelle in Svezia. O all’Olimpico ad ottobre, quando uno stadio intero gli ha dato dello zingaro. Lì nessuna levata di scudi, nessun processo, nessun articolo sprezzante scritto con la bava alla bocca e il sangue negli occhi. A differenza di un anno fa, quando un ”donkey”, asino, e la storia tra Romelu e Zlatan è ben nota a tutti i tifosi inglesi e non, è stato voluto far diventare “monkey”, scimmia. E giù di articoloni, titoloni, heritage e tutto il resto. Un movimento di penne sistematico, in un’unica direzione.

Quest’anno fortunatamente l’argomento è più leggero (aver utilizzato il razzismo per indirizzare un attacco rimane e rimarrà sempre una vergogna, sappiatelo), ma il modus operandi è lo stesso: nella realtà, sul campo, nelle sale stampa succede una cosa, un qualcosa che è sotto gli occhi di tutti e che tutti possono constatare, mentre il racconto mediatico, la narrativa, va nella direzione opposta.

Il Milan di Gazidis, Maldini, Massara e Pioli, il Milan della discrezione, dei silenzi e dei toni bassi magicamente diventa il Milan delle proteste, il Milan che sbraita, il Milan che mette pressione, il Milan che si appiglia a tutto.

Ma la realtà dice ben altro, ed è facilmente verificabile da chiunque abbia un minimo di onestà intellettuale e voglia di voler scorrere dichiarazioni e interventi dei mesi passati: mister Pioli, a differenza di altri colleghi, non ha mai parlato di sua spontanea volontà di situazioni arbitrali e cose simili, se non incalzato, giustamente, dall’intervistatore di turno. Lo stesso dicasi di Maldini, che mai ha voluto soffermarsi su fischi e fischietti se non in un’occasione: post Milan-Udinese, con il gol dei friulani che arriva con Udogie che la butta dentro con la mano. Nel 2022 è stato possibile assegnare un gol di mano, ed è stato il Milan a farne le spese. Così come ne ha fatto le spese contro il Napoli per il fuorigioco “geografico” di Giroud, con l’AIA il giorno dopo “costretta” a far filtrare una nota che va in netto contrasto con il regolamento scritto. Così come ne ha fatto le spese per la fretta dell’arbitro Serra nell’ormai famigerato Milan-Spezia. Così come ne ha fatto le spese per un altro fuorigioco, questa volta interpretativo, nel derby di Coppa Italia proprio contro i nerazzurri. Per non parlare di situazioni in cui la squadra è riuscita eroicamente a ribaltare, o mantenere, il risultato nonostante altri errori gravissimi della squadra arbitrale: il secondo gol dell’Atalanta a Bergamo viziato da un fallo, il rigore per il Verona per un fallo di Kalinic su Romagnoli, il mani di Luis Alberto nella sfida dell’Olimpico dell’altra sera (se avete voglia, qui tutto quanto nel dettaglio).

Situazioni che hanno del surreale e che hanno portato i personaggi del mondo Milan a parlarne. Impossibile rimanere impassibili davanti ad episodi che hanno quasi del fantascientifico: rispettosi sì, fessi no.

Anche perché a livello mediatico lo scorso anno ad ogni penalty assegnato ai rossoneri (l’unico su cui giustamente si potevano avere dei dubbi è quello di Milan-Roma su Calhanoglu, ma qualche minuto prima arbitro e VAR avevano combinato un bel guaio con un fallo su Bennacer diventato fallo dell’algerino, con conseguente penalty assegnato ai giallorossi) scatenava un’insurrezione popolare, su cui gran parte del giornalismo italiano cavalcava l’onda di click, views e interazioni. Invece di educare il pubblico parlando di episodi regolamento alla mano, in tanti hanno invece intrapreso la strada del grido, dello scandalo, del titolo acchiappa click. Gli stessi che quest’anno stanno provando in qualche modo a ribaltare la realtà: Simone Inzaghi, che è da febbraio che in un’intervista sì e l’altra pure torna ancora sul fantomatico fallo di Giroud nel derby (in realtà è un normalissimo contrasto di gioco) e in campo si fa prendere da un’agitazione quasi comica per ogni fischio, che sia a favore o contro, ora viene dipinto come quello del silenzio, della signorilità e delle stoccate eleganti. È avvilente svegliarsi al mattino, aprire i quotidiani sportivi nazionali più importanti e leggere questi maldestri tentativi di mistificare un qualcosa che è sotto gli occhi di tutti; è avvilente perché evidentemente la considerazione di qualcuno nei confronti dell’intelligenza e della soglia dell’attenzione del tifoso è davvero bassa.

Tornando, infine, sul profilo basso, sulla signorilità e sulla baldanza in conferenza mentre si parla di episodi che si compensano nell'arco della stagione, vi lasciamo con una domanda. A parti inverse, con l'altra sponda del Naviglio penalizzata da episodi oggettivi com'è successo alla Milano rossonera, cosa staremmo leggendo in questi giorni?