Non è una questione di alibi. Sconfitta quasi inevitabile, questo Milan non si può criticare

Non è una questione di alibi. Sconfitta quasi inevitabile, questo Milan non si può criticareMilanNews.it
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giovedì 7 gennaio 2021, 18:00Primo Piano
di Michele Pavese

Prima o poi doveva accadere. Ed è stato quasi inevitabile che capitasse in uno scenario simile. Andrea Pirlo e la sua Juventus interrompono l'imbattibilità del Milan in campionato e tornano prepotentemente in corsa per il titolo. Lo fanno da squadra matura, quella che da quasi due lustri domina in Italia e la cui rosa è decisamente superiore a tutte le altre. Il punteggio finale rispecchia la differenza assoluta tra i due organici ma non rende giustizia alla prova generosa dei rossoneri, decimati dalle assenze. A decidere la sfida ci ha pensato la maggiore qualità dei singoli e la possibilità di incidere con i cambi. Non c'è stato "dominio", piuttosto un ragionato "controllo"; la Vecchia Signora non ha magicamente risolto i suoi innegabili problemi, il Diavolo ha confermato di essere sulla buona strada per tornare a sedersi tra i grandi.  

Non si tratta di una mera questione di alibi, dei soliti "se..." gettati in pasto agli avvoltoi, ma di dati concreti. La partita non è stata giocata ad armi pari: basti pensare che Stefano Pioli, tra centrocampisti e attaccanti, aveva a disposizione il solo Brahim Diaz da inserire nella ripresa e che ha dovuto schierare Calabria al fianco di Kessié per la contemporanea assenza di tre mediani. Pirlo, nonostante le defezioni di Cuadrado, Alex Sandro e Morata, ha pescato dalla panchina Kulusevski, McKennie, Arthur, Bernardeschi e Demiral. Provando a "trasferire" la stessa sfortuna ai bianconeri, a San Siro sarebbe scesa in campo questa formazione: Szczesny, Cuadrado, de Ligt, Bonucci, Alex Sandro; Bernardeschi, Danilo, Bentancur, Ramsey; Kulusevski, Dybala. Un undici comunque competitivo, che però non avrebbe avuto risorse in grado di cambiare il corso della sfida dalla panchina. 

Per questo motivo, al netto di qualche errore individuale, chi oggi critica il Milan o imputa la sconfitta a qualche giocatore in particolare (due nomi a caso: Romagnoli e Theo Hernandez) vive in una realtà parallela. E chi, nell'analisi di una prestazione, non tiene conto delle tante variabili ed è incapace di mantenere equilibrio e distacco, probabilmente fino a oggi ha seguito un altro sport. Si può e si deve migliorare, ma la squadra ha fatto il massimo, restando in partita per oltre 70 minuti e mostrandosi all'altezza di un rivale più lucido e meno "improvvisato". Da questa voglia e da questa consapevolezza si deve ripartire subito, perché le avversarie nella corsa Champions - l'unico vero obiettivo, è sempre bene ricordarlo - sono forti e pronte ad approfittare di ogni minimo passo falso. La classifica sorride (quanti avrebbero mai immaginato di ritrovarsi in testa dopo sedici giornate?) e il prossimo sarà un turno favorevole: con il Torino è assolutamente vietato sbagliare. Poi bisognerà intervenire sul mercato e consegnare un paio di alternative in più a Pioli.