Origi e Rebic vs Giroud, come dev'essere la punta europea del Milan?

Il titolo può sembrare quasi provocatorio, ma non lo è; ormai non c'è neanche bisogno di puntualizzare quanto sia importante avere alternative e ricambi che possano dare una mano in un calendario così fitto e pieno di impegni importanti. La domanda però, anche se al momento i match europei del Milan di Pioli possano contarsi sulle dita di due mani, viene spontanea. In Europa c'è bisogno di un centravanti come Giroud (o come Ibra l'anno scorso, quando era disponibile) oppure meglio puntare su un profilo alla Rebic o Origi?
Non è un discorso per decretare chi sia meglio in assoluto, sarebbe un esercizio anche un po' stupido e poco rispettoso, ma è per provare a capire qual è il tipo di attaccante che si sposi al meglio col modo di giocare di Pioli. In Europa i rossoneri, se non per alcuni spezzoni, non sono mai riusciti a dimostrare quanto fatto di buono in questi anni in Italia (anche, tristemente, per fattori esterni non controllabili); una delle criticità emerse l'anno scorso, soprattutto nella gara di ritorno contro il Liverpool di San Siro, è che con una punta alla Ibra o alla Giroud la squadra non giri al meglio. Non si vuole puntare il dito contro nessuno, soprattutto visto che Giroud è un campione dalla carriera costellata di successi, non ultimo lo scudetto (tra i più belli della storia rossonera) dello scorso maggio su cui c'è la sua firma, in grassetto e bene in vista.
Quello che però emerge dal campo è che il Milan, com'è ovvio che sia, con Olivier in campo gioca in un modo, con Rebic (e da ieri anche con Origi) in un altro: nell'ambiente rossonero sono in tanti a pensare che con un attaccante mobile come il croato o il belga la squadra abbia una manovra più fluida e soprattutto con tante soluzioni in più. Soluzioni, dal punto di vista fisico soprattutto, che si sposano alla perfezione con la direzione che ha intrapreso il calcio europeo ad alti livelli: in Champions il ritmo è sempre molto sostenuto, e di conseguenza gli spazi e la profondità da attaccare vengono concessi con più facilità dagli avversari.
Ci sono quindi Rebic, che centralmente è anche più efficace che sulla fascia, ed Origi, che contro il Monza ha dimostrato finalmente come la fiducia di Pioli nelle sue qualità abbia fondamenta molto solide: l'ex Liverpool è sembrato finalmente pronto dal punto di vista fisico, e questo gli ha permesso di svariare su tutto il fronte d'attacco, chiamando la profondità e venendo incontro, facendo sia da boa che muovendosi sugli esterni. Risultato? Un assist per Diaz e un gol con una botta terrificante all'incrocio dal limite dell'area. Anche senza queste due ciliegine la prestazione del numero 27 sarebbe stata molto positiva. Ma tornando a Giroud, questo non è ovviamente un discorso per "scaricarlo", anzi. L'apporto dato in questo avvio di stagione è stato incredibile, con gol pesanti e ottime prestazioni al servizio della squadra: vista l'assenza prolungata degli altri due compagni il francese le ha giocate praticamente tutte, stringendo i denti in più occasioni.
In vista di martedì però la domanda è lecita, considerando anche come cambia il modo di giocare in Champions League e le caratteristiche dei tre calciatori finalmente a completa disposizione di Pioli: per chi scrive la mossa giusta potrebbe essere quella di continuare con Origi (o Rebic) per dimostrarsi "al passo" con quello che richiede il livello della massima competizione europea. È un discorso che è attuale ora e lo sarà anche in futuro, quando arriverà il momento di prendere alcune scelte importanti sul mercato.

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