Tare, finalmente. Ma fuori tempo massimo e con un monito: il mercato lo fa la società

Tare, finalmente. Ma fuori tempo massimo e con un monito: il mercato lo fa la societàMilanNews.it
Oggi alle 14:00Primo Piano
di Gaetano Mocciaro

Avanza Igli Tare, nuovamente. E con la speranza che la telenovela, iniziata da diversi mesi, si chiuda con un happy ending. E che il Milan possa finalmente avere il suo direttore sportivo tradizionale, quello che per ammissione dell'ad Giorgio Furlani si stava cercando.

FUORI TEMPO MASSIMO
Annunciare il direttore sportivo a stagione finita equivale a iniziare la stagione che verrà in ritardo. Annunciare un direttore sportivo che era libero da giugno 2023 e che poteva già operare sa quasi di ripiego e del resto il club aveva tentato per Paratici e D'Amico, prendendo atto dell'impossibilità di arrivare a entrambi. Si è così perso tempo preziosissimo, perché la legge non scritta del calcio prevede che una società debba avere il suo direttore sportivo a gennaio, tempo minimo per costruire la squadra per la stagione successiva. I grandi direttori sportivi sanno già su quale giocatore andare ad aggredire fra due anni, tutto in linea con un allenatore al quale devi consegnare una squadra che si affidi alle sue idee di calcio. Tare non avrà pertanto un compito facile, considerando la partenza ad handicap, il clima avvelenato e le aspettative enormi.

QUANTA AUTONOMIA AVRÀ?
Stando alle parole di Giorgio Furlani, il Milan sta lavorando già da tempo sul mercato, il che sarebbe curioso considerando che non c'è un direttore sportivo né un allenatore. Una frase su tutte va evidenziata: "Il mercato lo fa la società". Tradotto, Furlani avrà l'ultima parola anche sulle scelte di Tare. E forse anche questo dettaglio non da poco sta portando questo lungo trascinarsi senza ancora aver nominato un direttore sportivo. 

LE DICHIARAZIONI DI UNA SETTIMANA FA
Lo scorso 12 maggio, nel corso di un'intervista rilasciata a "La Stampa", Tare era uscito allo scoperto circa il sogno di poter lavorare per il Milan, rispondendo così a una domanda circa il suo accostamento ai rossoneri: "Beh, il Milan è un obiettivo per tutti. Lavorare per una società storica e blasonata come questa sarebbe un onore. Ho sempre cercato di rappresentare il mio Paese, e al tempo stesso di essere esempio per tanti italiani, sono mezzo italiano, lavoro qui da metà della mia vita, ho passaporto italiano e lo porto con orgoglio. Vi sono molto grato". Del resto Igli Tare nasce milanista, amore sbocciato guardando la squadra di Arrigo Sacchi. Cosa che ha influito nelle sue scelte degli allenatori: Pioli, Petkovic, Sarri. Tutti allenatori giochisti.