Al Milan è arrivato il momento delle decisioni importanti: Berlusconi scelga a chi vendere quote della società, Galliani chi prendere a gennaio per rinforzare la squadra, Allegri una formazione titolare su cui puntare con fermezza

Benedetta pausa campionato, il momento in cui tutti gli addetti ai lavori del pianeta calcio si siedono con calma attorno ad un tavolo per affrontare con minuziosa dedizione tutti i problemi da risolvere. In casa Milan di problemi ce ne sono in quantità industriale, ma si sta lavorando alacremente per risolverli.
Iniziamo dai vertici dell’azienda. Il presidente Berlusconi sembra aver finalmente deciso: è arrivato il tempo di cedere una quota importante delle azioni del Milan ad un partner affidabile. Da un po’ di giorni a questa parte rimbalzano voci, indiscrezioni, confidenze, annunci, proclami, sentenze. In realtà di vero in questo momento storico ci sono le parole di Galliani che nega tutto (ma questo rientra nel gioco delle parti) e l’acclarata disponibilità del Presidente a trattare. Il borsino attuale dei potenziali acquirenti vede in netto rialzo le quotazioni arabe, rispetto a quelle russe, ma la partita è ancora apertissima. Ad ingolosire lo sceicco Al Thani ci sono in ballo accordi televisivi (occhio alla partnership tra Mediaset e Al Jazeera), la costruzione del nuovo stadio, e soprattutto l’ingresso dalla porta principale, quella milanista, nel calcio italiano.
Sempre sul fronte societario, si fa sempre più frenetica l’attività di Adriano Galliani, supportato dal “fido scudiero” Ariedo Braida. Ci sono tante cose da definire, da sistemare, da correggere: la squadra così com’è non ha grandi margini di crescita, servono innesti, ed anche importanti. Di sicuro un difensore centrale di spessore (si continua a guardare al mercato francese, tra Yanga-Mbiwa e N’Koulou), possibilmente un centrocampista di qualità e magari anche una punta. Ma con l’obbligo di sfoltire la rosa e mandare a cercar fortuna altrove calciatori che con la gloriosa maglia rossonera hanno davvero poco da spartire. Servono nomi o avete capito tutti di chi stiamo parlando?
Senza perdere di vista la questione-allenatore che continua a tenere banco. Allegri, ne siamo convinti, riuscirà a tener botta fino alla fine della stagione e magari regalerà anche qualche bella soddisfazione ai tifosi del Milan, ma l’anno prossimo sulla panchina rossonera Berlusconi vorrebbe lasciare una comoda poltroncina a Pep Guardiola. Naturalmente, viste le difficoltà dell’operazione, a via Turati si sta studiando un piano B che conduce in Russia a Luciano Spalletti e chissà che non si possa prevedere anche un piano C, magari low cost, che porti il nome di Vincenzino Montella, autentica rivelazione del campionato in queste ultime tre stagioni.
E chiudiamo con l’analisi tecnica che vede in primo piano le scelte di Allegri.
Dando per buona la ritrovata duttilità tattica del tecnico livornese e la sua capacità di cambiare modulo anche a partita in corso, potrebbe essere arrivato il momento di dare una fisionomia ben precisa al gruppo degli 11 titolari.
Partiamo dal portiere. Il rendimento di Christian Abbiati dall’inizio della stagione mostra più di qualche defaillance. Se ben 7 gol subiti sono arrivati da calci da fermo, una grossa fetta di responsabilità va imputata proprio al gigante di Abbiategrasso, che anche nella sua partita più bella dell’anno, la vittoria a San Pietroburgo, si è reso protagonista di un’uscita a farfalle che ha regalato il gol del pareggio ai ragazzi di Spalletti. Forse è arrivato il momento di pensare ad un passaggio di consegne. In panchina c’è un portiere di sicuro affidamento come Marco Amelia che a questo punto potrebbe meritare una chance importante per diventare il titolare del Milan. Ma c’è anche l’alternativa Gabriel: il giovane brasiliano, classe ’92, è stato il titolare della selezione olimpica brasiliana e nell’ottica di una vera rivoluzione culturale in via Turati, contrassegnata dal grido “largo ai giovani”, potrebbe rappresentare il presente e soprattutto il futuro di questa squadra.
I guai grossi arrivano dal reparto difensivo. Non tanto per quanto riguarda i terzini, perché se è vero che Abate sembra la controfigura del terzino ammirato negli scorsi anni, dal vivaio rossonero è venuto fuori un diamante purissimo, quel Mattia De Sciglio che può essere schierato sia a destra che a sinistra, garantendo sempre straordinaria freschezza ed affidabilità. Ma in mezzo? Dopo sette partite di campionato e due di Champions, Allegri non ha ancora individuato i due titolari da schierare sempre e comunque nei momenti del bisogno. Finora si sono alternati tutti con tutti: Bonera con Yepes, Mexes con Zapata, Acerbi con chiunque, dando vita ad uno scambio di coppie che nemmeno al ballo delle debuttanti.
La zona centrale del campo è quella che probabilmente desta minori preoccupazioni, non perché vada tutto alla grande, ma perché quanto meno l’assetto tattico sembra ben chiaro e così anche la scelta degli uomini.
L’argomento forse più spinoso invece è quello che riguarda l’attacco. Benino i tre trequartisti dietro l’unica punta, ottimo El Shaarawy sulla sinistra, discreto anche Emanuelsson o magari Robinho sulla destra e Boateng (quando tornerà ad essere la “furia” che abbiamo conosciuto non sarà mai troppo tardi) al centro.
Ma il ruolo del centravanti ha finora dato più di qualche grattacapo a mister Allegri. Principalmente perché in rosa, in attesa del recupero definitivo di Pato, abbiamo due attaccanti con caratteristiche completamente diverse: Pazzini, bomber d’area di rigore, poco propenso agli scambi stretti e in attesa spesso vana di cross dalle fasce; e Bojan, attaccante tascabile, invece amante del fraseggio e delle combinazioni palla a terra. Due modalità di gioco troppo diverse che inevitabilmente stanno mandando in confusione la squadra. In queste prime partite è capitato spesso di vedere valanghe di cross buttati in mezzo all’area con il serbo-spagnolo in campo e tentativi di percussioni centrali con dialoghi fitti fitti quando lì in mezzo c’è Pazzini.
La soluzione potrebbe essere proprio il tanto agognato rientro del “papero”, centravanti fortissimo e completo (quando è sano), in grado di scambiare stretto con i compagni ma anche di svettare di testa in mezzo all’area e magari buttare in rete qualche cross dalle fasce.
Lo vedremo finalmente protagonista già all’Olimpico sabato sera?
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