Dai tempi di Ancelotti. De Paul no grazie. Messias, la favola che non esiste

Dai tempi di Ancelotti. De Paul no grazie. Messias, la favola che non esisteMilanNews.it
sabato 27 novembre 2021, 00:00Editoriale
di Mauro Suma

Per tornare ad un allenatore del Milan con più di un rinnovo di contratto con la stessa proprietà, bisogna risalire a Carlo Ancelotti. Questo dà la dimensione del percorso del Milan per arrivare ad un prolungamento come quello di ieri con Stefano Pioli. La strada giusta e le scelte giuste portano alla stabilità, alla continuità virtuosa. Tanto ha fatto il Mister quanto ha fatto la proprietà, il management, l'area tecnica. Stefano Pioli ripaga e declina tutte le scelte, tutta la visione, tutto il lavoro che stanno a monte. Vedere il Milan che gioca a pallone e si prende la partita su un campo e in uno stadio che fino a un anno e mezzo fa faceva parte di un'altra stratosfera rispetto a quella rossonera, come accaduto al Wanda mercoledì sera, non ha prezzo. Non è un trofeo e infatti non ci sono stati caroselli per le strade. Ma è tanto orgoglio che monta nel petto e che mancava da troppo tempo dall'adrenalina e dalla passione più pura dei tifosi Milanisti.

Adesso ho capito perchè De Paul è andato all'Atletico Madrid. Lui che nel febbraio 2017 faceva un fallo da espulsione su De Sciglio, la faceva franca con l'arbitro Banti, metteva fuori dal campo il giocatore del Milan e ne approfittava per fare gol, è praticamente a casa sua ora. In una squadra che intimidisce (fallo ben più grave dei 2 di Kessie a San Siro messi insieme, caro Cakir) dopo trenta secondi Theo Hernandez e che pianta il ginocchio di Gimenez nella schiena di Giroud (campionario dell'Estudiantes del 1969), il provocatorio De Paul si trova a suo agio. Nella sua dimensione. Già, De Paul. Molte più occhiatine all'arbitro e proteste pretestuose, che colpi e giocate. Non voglio fare retorica su Messias, ma ai tifosi che quest'estate attaccavano il mercato del Milan pro De Paul e anti chiunque altro, dovrebbero fare lo sforzo di capire la quale tifano anche società per ò dalle scelte che fa ogni giorno, ogni mese, ogni anno. Il Milan, con tutto il rispetto, per sostanza e per valori, cerca qualcosa di diverso dalla tipologia del peperino argentino.

Ecco, Messias. Basta, vi prego. Anche basta con questa retorica dell'ex fattorino. Junior non leggere e non ascoltare i riferimenti al lavoro extracampo e a tutti gli altri sacrifici che hai fatto per la tua famiglia. Belli, significativi, apprezzabili, che nessuno tocca e nessuno ti toglie. Ma il Milan non ti ha preso per le cassette che scaricavi. Il Milan ha preso il Junior Messias che ha fatto bene nel Crotone sia in Serie B che in Serie A. Non siamo qui per scrivere una pagina del libro Cuore, siamo qui per fare calcio. E Messias non gioca nel Milan per compensazione divina o per grazia ricevuta, ma perchè se lo merita come calciatore. La favola è finita. Adesso ci sono il campo, gli obiettivi, le sfide, i traguardi. Quando Maldini e Massara tra febbraio e marzo chiamavano Stroppa non lo facevano per informarsi dei sinceri principi di vita di Junior, ma per trovare conferme a quello che, sul piano tecnico, vedevano sul campo da parte del giocatore. Con tanti saluti a chi, i velenosetti non mancano mai, riconduceva sui social quest'estate l'arrivo di Messias ai rapporti con gli agenti. Il Milan è un club di sostanza non di rapporti.