El Shaarawy e Neymar, in comune non solo la cresta. Merkel-Genoa, nessun sacrificio. Mezz'ala: la Catalogna vince sulla Slovacchia

Mentre sull'altra sponda del Naviglio, a seguito della "fuga" leonardiana, impazza il nuovo toto-allenatore, il Milan continua a costruire il suo destino, inanellando colpi ed operazioni encomiabili. L'acquisto di Stephan El Shaarawy, seppur in comproprietà, non può e non deve passare in secondo piano: il talento scintillante del diciottenne di Savona, già ammirato nelle giovanili del Genoa, è esploso definitivamente in un campionato "tosto" e complicato come la Serie B, tanto da portare il Padova ad un passo dal sogno. Tanti grandi club europei hanno tentato di strapparlo alla corte di Preziosi, ma il Diavolo è stato il più lesto: l'amicizia e il grande rapporto di collaborazione con Galliani, come nelle precedenti occasioni, ha facilitato il buon esito della trattativa. Alexander Merkel, ora a Genova in compartecipazione, non deve sentirsi un "sacrificato": nel capoluogo ligure potrà trovare spazio e minutaggio che, per ovvie ragioni, in rossonero non gli sarebbe stato garantito. Una o più stagioni con la maglia rossoblù potrebbero formare definitivamente il gioiellino tedesco-kazako, preparandolo per un futuro roseo e scintillante col Milan. Nel frattempo, dal ritiro del 12 luglio, El Shaarawy sgomiterà per guadagnarsi un posto in rossonero: compito non facile, vista la concorrenza, ma ampiamente alla portata del giovane italo-egiziano, possessore di qualità assolutamente non comuni. Dove giocherà il buon Stephan? Attualmente, per ragioni di spazio, la zona più papabile pare la trequarti campo. Le sue caratteristiche, che attualmente sono esaltate nel ruolo di esterno alto e mancino, potrebbero però farlo divenire una seconda punta di valore assoluto. Il paragone con Neymar, e non parliamo del taglio di capelli, non è poi così blasfemo: oggi il santista vince con distacco, ma nel futuro il "Faraone" potrebbe anche mettere la freccia, essendo dotato di doti fisiche molto più importanti del fenomeno verdeoro.
Cresta che va, cresta che viene: il nome di Marek Hamsik continua ad essere pronunciato in ottica Milan dagli addetti ai lavori. Ma siamo sicuri che il ventitreenne slovacco, fenomenale nel ruolo di trequartista a Napoli, possa adattarsi alla perfezione come mezz'ala sinistra? Considerando l'investimento che dovrà essere stanziato per il partenopeo d'adozione, sarebbe più oppurtuno cercare un centrocampista a tutto tondo, senza nessun vincolo di conversione. Uno come Cesc Fabregas, abile forse come nessun'altro nella doppia fase e nella geometria, sarebbe forse l'ideale per affiancare i muscoli e l'imprevidibilità di giocatori come Mark van Bommel e Kevin-Prince Boateng. Il suo nome ora è quasi tabù, anche considerando il consolidato interesse blaugrana che si manifesta ormai da anni: tolto il Barcellona, tuttavia, non sembrano esserci rivali accreditate per la corsa al catalano. Neanche il Real Madrid che, oltre a rappresentare una sorta di "tradimento" viste le origini del "Gunner", ha già acquistato dal Borussia Dortmund il turco Nuri Sahin: un colpo straordinario, finora passato inosservato, ma che probabilmente garantirà alle Merengues anni e anni di soddisfazioni. Inseguendo il sogno Fabregas, senza perdere contatto con la realtà: il Milan deve essere bravo, e lo sarà, nell'individuare il nome giusto, senza puntare sull'esoticità o sul pedrigree, ma valutando al meglio la collocazione tattica dei vari candidati. Anche in ottica di gestione, come più volte ventilato sia da Allegri che Galliani, sembra profilarsi un taglio "numerico" dell'attuale rosa: taglio che, tuttavia, dovrà essere ragionato, considerando l'età avanzata della linea mediana e i problemi ricorrenti di alcuni rossoneri. Se l'arrivo di El Shaarawy sembra cozzare con la permanenza di Antonio Cassano (sette punte per due posti sono troppe), meno logico sarebbe l'allontanamento di Mathieu Flamini. A patto che non si trovi un sostituto valido, e Kucka potrà arrivare solo nel 2012, disfarsi del marsigliese potrebbe rivelarsi un errore: otto uomini sono il numero ideale per il reparto, quattro "esperti" e quattro "giovani", in attesa di quello che succederà con i contratti in scadenza, in un senso o nell'altro, tra dodici mesi.

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