Gigio no e Leao sì: perchè. Rafa, professionista vero. Vincere, vincere vincere
Ma per quale strano motivo il Milan ha rinnovato Leao e Isma, Sandro e Theo, Oli e Fik, le due "K" Kalulu e Krunic, Davide e Tommy e così via...e non ha rinnovato invece Donnarumma e Romagnoli, Calhanoglu e Kessie? Avranno voluto fare figli e figliastri? Erano impazziti e sono improvvisamente rinsaviti? Proviamo a rispondere insieme. Quando tu prendi una casa mai abitata prima e la adatti cammin facendo alla tua quotidianità e alle tue esigenze, è come se te la cucissi addosso. Ne conosci la natura, la struttura, tutte le caratteristiche. Quando invece subentri in una casa già abitata prima, è sempre frutto dei tuoi sacrifici e dei tuoi investimenti, ma non sarà mai la stessa cosa. Donnarumma e Romagnoli hanno iniziato a giocare nel Milan nel periodo fra Mr Bee Taechaubol e Gancikoff, tra improbabili contestazioni interne e Yonghong Li, ne hanno passate tante, sono stati figli di dna diversi da quello di oggi. Gigio è stato rinnovato nell'estate 2017 senza riconoscere commissioni a nessuno per chissà quale rivincita sui predecessori, Alessio è stato rinnovato nell'estate 2018 per ammiccare ai tifosi in un periodo di straordinaria debolezza e per mettere il costo abnorme sulla schiena della proprietà successiva. Calhanoglu e Kessie sono arrivati a loro volta nell'estate 2017, e fino al post lockdown del giugno 2020 hanno giocato un calcio assolutamente normale, senza acquirenti e senza spinte per il rinnovo. Il Milan non avvertiva, fino al lockdown, una particolare smania di rinnovo e loro stessi percepivano un giudizio non eccelso del loro club per il calcio non trascendentale che avevano giocato fino a quel momento. Ho fatto semplicemente cronaca e sintetizzo: capito perchè non hanno rinnovato? Perchè non c'erano fondamenta, non c'era substrato, c'era solo una storia in cui le lancette dell'orologio non sono mai state appaiate e ogni sforzo per sincronizzare il quadrante partiva da fondamenta non allineate. Con i giocatori rinnovati e arrivati dall'estate 2019 in poi, invece, ogni passo del cammino, ogni zolla del percorso, ogni momento di evoluzione e di involuzione, di crescita e di consacrazione: tutto è stato vissuto insieme. E' così che si trovano, in modo assolutamente naturale, i timing e i feeling per un rinnovo. Pretendere di rinnovare a cifre altissime dopo pochi mesi di buon calcio senza che la società abbia ancora iniziato il periodo che sta invece vivendo di anni consecutivi in Champions League, significa non fidarsi, significa forzare, significa destinarsi a non capirsi. Ogni cosa nella vita non capita a caso.
Così come non è un caso il rinnovo di Leao. Potrei fare il retorico e condividere con voi il fatto che il sorriso di Leao sia il miglior messaggio possibile per il calcio come sport dopo le brutture di Budapest e di Brescia, ma non lo faccio. Mi fermo. Voglio invece sancire due cose molto chiare. La prima, Rafael Leao è tutt'altro che indolente e ciondolone. Criticare una persona per la postura del suo corpo è rozzo e fuori posto. Raramente ho visto un Professionista sempre disponibile e sempre pronto a mettere le esigenze della squadra in primo piano come Leao, anche di fronte ad una multa tsunami che ha pesato su di lui per molto tempo e che ha portato ad un anno dalla scadenza il rinnovo-capolavoro di ieri. Insomma, anche l'ultimo recupero da un fastidio muscolare in pochi giorni, lo dimostra. Leao c'è. Sempre. Leao gioca. Sempre. Leao non ha umori e paturnie. Leao risponde presente e si presenta. Non è stato semplice farlo crescere e spiegargli cosa serviva, per carità. Ma adesso che ha capito tutto, è e sarà un leader. E poi: nell'assenza di proteste, di gestualità, di isterismi e nella presenza di stile, fair play e serenità di Leao in campo, rivedo le componenti comportamentali (non tecniche, comportamentali ripeto, non è un paragone tecnico) di due esempi in natura destinati a rimanere eterni in questo senso: Kakà e Maldini.
E infine, Milan-Verona. Sono un innamorato del Milan e domani voglio vincere. Non contro il Verona, non per infierire sul Verona, anzi, nel rispetto del Verona, ma vincere. Voglio vincere, spero di vincere e sogno di vincere perchè senza l'estate a 70 punti, sarebbe un'estate monca. Ma cosa cambia, sei qualificato lo stesso...Cambia, eccome se cambia. Voglio vincere per i meravigliosi 70mila che mi commuovono e mi fanno compagnia ogni domenica. Voglio vincere perchè tante, troppe volte, l'appuntamento con una classifica migliore è stato rinviato. In questo campionato le abbiamo battute tutte le grandi: Napoli, Lazio, Inter, Atalanta, Juventus, sul piano della prestazione anche la Roma a San Siro. Ma delle dieci squadre della colonna di destra della classifica, ne abbiamo battuta solo una due volte: la Sampdoria. E all'andata, con tanto di patema d'animo. No, basta uscire dallo stadio con la frustrazione di non aver vinto queste partite. Basta, Vincere per vincere, vincere per noi, vincere per continuare a vincere. Dai ragazzi.
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