Ibra né colpevole né innocente. Anche se Maresca ha sbagliato, è un errore pensare a un futuro con lui, preferendolo a Vlahovic

Ibra né colpevole né innocente. Anche se Maresca ha sbagliato, è un errore pensare a un futuro con lui, preferendolo a VlahovicMilanNews.it
martedì 13 aprile 2021, 00:00Editoriale
di Alberto Cerruti

L’equilibrio, così difficile da trovare in campo, è ancora più difficile da trovare fuori, nei giudizi di tutti: dai tifosi ai dirigenti, senza scordare ovviamente la categoria dei giornalisti, più o meno esperti. E allora, in attesa di conoscere il referto dell’arbitro Maresca che ha espulso Ibrahimovic a Parma, non mi schiero né con i tanti tifosi rossoneri che hanno accusato lo svedese di avere perso la testa, né con i tanti che lo hanno assolto attribuendo tutte le colpe all’arbitro, reo di avere frainteso le parole di Ibrahimovic nella migliore delle ipotesi, o peggio di essere prevenuto nei confronti suoi e del Milan. Pioli ha fatto bene a difendere Ibrahimovic, fidandosi della sua versione, ma il discorso sul futuro dell’attaccante svedese va molto al di là di quanto è successo a Parma. Premesso che Ibrahimovic, fortemente voluto dal dimenticato Boban oltre che da Maldini, è stato prezioso nella seconda parte della stagione scorsa e anche in questa, una società come il Milan che continua a parlare di futuro e infatti punta soprattutto sui giovani, ha il dovere di non fermarsi al presente. E il presente di Ibrahimovic suggerisce molte considerazioni. La prima, inoppugnabile, è legata al numero delle sue presenze, tra l’altro non intere, in campionato: 17 su 30, cioè poco più della metà.

Il maledetto Covid, che ha colpito anche lui, non basta per spiegare il suo involontario assenteismo, dovuto soprattutto ai tipici acciacchi dell’età, che inevitabilmente frenano anche i più grandi professionisti, attenti come Ibrahimovic alla cura del proprio fisico. Eppure, nonostante Zlatan abbia giocato soltanto 13 partite, il Milan ha chiuso il girone d’andata in testa e a 8 giornate dalla fine è al secondo posto con 4 punti di vantaggio sul Napoli, quinto, che in realtà sarebbero 5 visto che in caso di arrivo alla pari i confronti diretti premierebbero i rossoneri per la differenza reti, dopo il 3-1 a Napoli e lo 0-1 a San Siro. Ciò significa che Ibrahimovic è stato importante nella crescita della squadra, ma non indispensabile come Lukaku. E poi c’è un altro aspetto da considerare, perché avvicinandosi ai 40 anni che compirà in ottobre Ibrahimovic ha dimostrato di pensare più a sé che del Milan. Gli impegni extracalcistici a Sanremo e prossimamente sul set cinematografico, aggiunti al clamoroso ritorno in Nazionale, sicuramente gli hanno tolto e gli toglieranno energie da dedicare al Milan.

Soltanto alla fine di queste considerazioni ricordiamo che, come vittima o colpevole secondo i punti di vista, quest’anno Ibrahimovic ha centrato una doppietta anche di cartellini rossi, in coppa Italia contro l’Inter e sabato sera a Parma, in una gara che il Milan stava tranquillamente vincendo 2-0, dopo una “discussione” a metà campo, forse senza offese ma sicuramente senza elogi, con l’arbitro che tra l’altro aveva appena fischiato una punizione a favore dei rossoneri. A quanto pare il Milan sta per rinnovare il contratto a Ibrahimovic, garantendogli 7 milioni netti per la prossima stagione. E se davvero sarà così, sarebbe un errore perché Ibrahimovic può ancora essere prezioso nello spogliatoio con un altro ruolo, ma non come punto di riferimento nell’attacco del nuovo Milan. Guarda caso c’è un attaccante di 21 anni, serbo con sangue slavo come Ibrahimovic, che quest’anno ha segnato 15 gol in campionato come lui, 3 dei quali su rigore come lui, con il cognome che finisce per “ic” come il suo. Si chiama Dusan Vlahovic e sarebbe molto meglio puntare su di lui. Meglio ancora se in porta ci sarà ancora e sempre Donnarumma. Ma questo, purtroppo, è un discorso più complicato.