Il rifinanziamento con lo spezzatino. È l’ultima strada tentata da Fassone

Bisogna capire i tifosi del Milan. In particolare quelli che, alle prese con le cronache economico-finanziarie del loro club, vengono colpiti da una depressione continua, capace, in qualche snodo della stagione, di far persino dimenticare la buona risalita firmata, a sorpresa, da Rino Gattuso. Per riepilogare le puntate precedenti ecco la sintesi: 1) la “bufala” secondo cui i soldi di Youghong Li erano quelli di Berlusconi rientrati dall’estero è stata riposta in un cestino della spazzatura; nessuno dei super-informati la tira più in ballo; 2) Paolo Scaroni, presidente del Milan per conto di Elliott è un’altra “chicca” della quale si è ormai persa traccia; 3) gli acquirenti arabi pronti a rilevare il Milan sono andati in vacanza. Lo scenario più vicino alla realtà è diventato il seguente: Merryl Linch ha ricevuto, in esclusiva, il mandato di rifinanziare il debito di Elliott e attraverso l’avvocato Agostinelli sta provando a mettere insieme un pool di istituti per arrivare al traguardo prima della scadenza–capestro di ottobre 2018. Come ripetuto più volte il debito del Milan è il più semplice da “piazzare” (123 milioni più interessi la cifra) grazie al fatto che la società ha zero debiti con le banche e un appeal intatto, rivalutato dalla cura Gattuso. Grandi difficoltà sta invece incontrando quello in capo al presidente Youghong Li (180 milioni più interessi): adesso la formula tentata è quella di trovare o 10 finanziatori da 20 milioni ciascuno o 5 da 40 milioni.
Siamo in attesa di sviluppi nelle prossime settimane. C’è un altro aspetto della comunicazione sul fronte finanziario-calcistico delle milanesi che colpisce, e cioè il differente peso e valutazione dei numeri e delle cifre su media e opinione pubblica. È vero: Suning è una potenza mondiale. E' vero inoltre che Suning è intervenuto nella proprietà dell’Inter solo dal 28 giugno del 2016 ma i conti del club neroazzurro, esaminati da Gianni Dragoni, sul Sole 24 ore dei giorni scorsi, raccontano una condizione diversa. Il patrimonio netto consolidato dell’Inter è meno 83,41 milioni, i debiti consolidati del precedente esercizio ammontano a 637,56 milioni di cui debiti verso banche a quota 208 milioni e debiti verso soci (Suning quindi) a quota 221 milioni. Allora il tifoso della strada, che non sa molto di economia ma è capace di confrontare i numeri, si chiede forse con un pizzico di ingenuità tutta ambrosiana: scusate ma chi si deve preoccupare di più?
La risposta non arriverà, come qualcuno può immaginare, dal risultato del derby (ancora a data da destinarsi) e men che meno dalla sfida di giovedì sera con l’Arsenal ma soltanto dalle prossime scadenze che riguardano, per il Milan, anche l’esito dell’esame Uefa.

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