L’attacco di Maignan. Serve di più da Leao e Messias. Il nodo Ibra e il rinnovo di Maldini. Forza Miha! Non prendetevela (solo) con Mancini

L’attacco di Maignan. Serve di più da Leao e Messias. Il nodo Ibra e il rinnovo di Maldini. Forza Miha! Non prendetevela (solo) con ManciniMilanNews.it
venerdì 1 aprile 2022, 00:00Editoriale
di Luca Serafini

Il Milan arriva al rush finale con in pugno la sua sorte, il suo destino. Può godersi serenamente sul divano le sfide dirette tra le inseguitrici, destinate comunque a perdere punti tra loro, attendendo il Bologna concentrandosi sulle sue potenzialità e sulla sua forza. 

La scorsa settimana abbiamo parlato degli 1-0 che per i rossoneri non sono affatto speculativi, ma frutto di troppi errori in attacco. Per cui è assolutamente necessario che Leao torni ad alzare la sua asticella, Ibra e Rebic asciughino le polveri per le 8 partite che restano. Sul discorso della filosofia di gioco, avendo il privilegio di un allenatore come Stefano Pioli che lo ha messo al centro del suo progetto, Allegri si è rifugiato dalle critiche accusando Guardiola di ricorrere filosoficamente - in realtà - ai lanci lunghi del portiere, e dunque sconfessando in apparenza l’allenatore considerato il più innovativo in circolazione. Ed è così, infatti: Allegri ha torto. Una statistica pubblicata dalla pagina Facebook “I casciavit” (oltre a un interessantissimo post sulla questione delle liste per la prossima stagione e dunque dei condizionamenti nel mercato alle porte), smentisce clamorosamente il tecnico juventino. La lunghezza media dei passaggi e dei rinvii del portiere del City è tra le più basse della Premier. 

Nel Milan la variante Maignan ha cambiato un po’ le strategie generali, per esempio quella della costruzione bassa: il suo lancio lungo (che negli anni Ottanta il grande Nedo Sonetti battezzò come “attacco del portiere”) è diventato un’arma in più su cui contare ed ecco perché è fondamentale che Leao si ridesti. Magari con lui anche Messias, a sua volta leggermente involuto in questa fase della stagione. 

Dispiace a tutti per la battaglia di Mihajlovic, soffriamo per il suo tormento. Sarà un Bologna dedicato a lui, bisognerà aggredirlo sportivamente senza fronzoli, perché ci sarà in ballo una questione affettiva tutt’altro che retorica nella partita dei rossoblù. Il Milan sembra forgiato per le partite difficili: mi dà molta fiducia che da qui a fine maggio non ce ne sia neppure una, di gara facile. La lotta si fa dura, i duri lotteranno. 

Piccola parentesi per Ibra: l’eliminazione della sua Svezia dal Mondiale non sembra averne spento lo spirito da guerriero. Vivo il suo prolungamento eventuale come un vantaggio e non come un problema, a condizione però che si pieghi all’età e gestisca il suo impiego a seconda della condizione fisica. A proposito di rinnovi: quando arriverà l’annuncio per Maldini e Massara? 

Al di là della questione simpatia o antipatia per Mancini, per la Nazionale, per questo o per quell’azzurro, stare fuori dal Mondiale per la seconda volta di fila deve suonare come un’assordante denuncia di pochezza del calcio italiano. Non è una questione solo tecnica e non è solo colpa del CT. I buoni giocatori ci sono e un Europeo - mi spiace contraddirvi - non si vince solo per fortuna o addirittura per caso. La faccenda riguarda la gestione dei club, dei settori giovanili, del calendario, di un movimento in cui ormai l’unico obiettivo è fare (arraffare) denaro. Basterebbe ricordare lo scempio fatto con la gestione dei diritti televisivi che - di fatto - ha abbattuto ascolti, seguito, passione. 

Questi ultimi due vocaboli sono altrettanto significativI: io non vedo più giocare a pallone i ragazzi nei parchi, nei cortili, negli oratori. Altri interessi stanno ormai prendendo il sopravvento sui giovani, per riaccendere i quali nessuni sta facendo assolutamente niente. Dalla scuola allo Stato, fino alle famiglie che a loro volta non incentivano più di tanto la pratica sportiva, non solo quella del pallone.