Messias non è una favola: il retroscena del suo arrivo. Mai senza Europa, nessun calcolo tra campionato e coppa. Fino alla Befana in emergenza, basta fidarsi di Pioli

Messias non è una favola: il retroscena del suo arrivo. Mai senza Europa, nessun calcolo tra campionato e coppa. Fino alla Befana in emergenza, basta fidarsi di PioliMilanNews.it
venerdì 26 novembre 2021, 00:00Editoriale
di Luca Serafini

Junior Messias ha compiuto 30 anni a maggio, è in Italia da 10, da quando cioè raggiunse suo fratello dal Brasile. Per sbarcare il lunario faceva il fattorino, nel frattempo si dilettava con il calcio giocando in tornei aziendali. Approda in eccellenza soltanto 6 anni fa e piano piano scala tutte le categorie, arrivando al Milan questa estate. Non è stata una scelta di ripiego: Pioli era stato chiaro con la società, che cercava un trequartista affermato e di livello. All'allenatore rossonero bastava e avanzava Messias, nel caso. E quel caso si è verificato, perché tutte le altre strade si sono chiuse e dunque il club è andato sul giocatore del Crotone, dopo aver chiesto informazioni al suo ultimo allenatore, Serse Cosmi ("Mi hanno telefonato a giugno").  

A Pioli piacciono la sua fame, la sua voglia, la sua tecnica, la sua duttilità. E' arrivato a Milanello con un paio di problemi fisici (e ti pareva...) che fin qui gli hanno concesso 3 sporadiche apparizioni. E un gol a Madrid, il gol del ritorno del Milan alla vittoria in una trasferta di Champions dopo tanti anni. Non c'è nessuna fiaba: nelle fiabe ci si sveglia con la fata turchina, in un bosco incantato, sciando sulla rugiada. Oppure ci si sveglia e basta, da una fiaba. Non un incanto, non una magia ma il risultato per chi si è applicato, ha lavorato, si è sacrificato duramente per arrivare lassù. Bravura e fortuna, come sempre accade quando decidono di fare le cose insieme, lo hanno fatto volare nel cielo del Wanda Metropolitano per colpire di testa quel pallone che ha steso l'Atletico. 

Giusto puntare i riflettori su Messias, il quale tra l'altro - come in occasione del gol di Leao a Bergamo - ha iniziato l'azione dal basso, ma la prestazione della squadra è stata esaltante per la mentalità, il gioco, la capacità di annullare una seconda volta una squadra probabilmente più forte, sicuramente più esperta, ma annichilita sia a San Siro che in Spagna. Ormai questo filone non si esaurisce più, mi riferisco all'intensità delle partite del Milan, alla pulizia delle azioni, all'organizzazione del collettivo per cui l'emergenza non sembra mai tale perché ognuno sa cosa fare e lo fa al meglio. Cambiano gli interpreti, non lo spartito: la musica può essere un po' più didascalica e meno sofisticata, ma il risultato finale è sempre una standin-ovation. Persino a Firenze, dove nonostante le stecche individuali la musica è sempre stata la stessa. Un dominio sul campo della squadra viola che nei primi tempi aveva saputo sorprendere sia l'Inter che il Napoli. Una sconfitta amara, insopportabile nei dettagli, ma cancellata nelle sfaccettatute di ogni timore residuo dalla grande notte di Madrid. 

Perso anche Giroud che va in infermeria insieme a Maignan, Calabria, Tomori e Rebic (forse solo il portiere e Tomori vedremo prima di Natale), fino all'Epifania sarà quindi di nuovo emergenza con un calendario che prevede 7 partite in poco meno di un mese. E' sufficiente affidarsi a Pioli, visto che questo fa la squadra: si fida del suo allenatore. Brahim è parso risalire verso i livelli del suo pre-Covid, Saelemakers incide, Romagnoli è affidabile, Tatarusanu pure al netto della gaffe di Firenze. Degli altri già sappiamo e ora nel mazzo riappaiono le carte di Florenzi e Messias, senza dimenticare il germoglio di Kalulu, la buona tenuta di Ibra, il centrocampo finalmente al completo. 

La tentazione di pensare che giocando soltanto una volta la settimana fino a maggio, quindi uscire dall'Europa, garantirebbe un passo più spedito in campionato, non può sfiorare i milanisti: le coppe vanno onorate, rispettate e poi magari vinte. Non ci si rinuncia mai, per nessun motivo. Ora poi che la qualificazione agli ottavi di Champions verrebbe celebrata come una grande impresa, il suo sapore dolce copre la rabbia per i torti subiti e per la brutta serata in Portogallo. Se c'è aria di storia, c'è aria di Milan.