Milan, ma quale corsa scudetto. Cardinale può dare il Buongiorno. Tra Pioli, Conte e Motta scelgo...

Non mi sono piaciuti gli squilli di tromba per il 3 a 1 sulla Roma. E spiego brevemente perché. Perché oltre ai tre sigilli dei francesi, senza le prodezze di Mike Maignan, probabilmente la Roma avrebbe riaperto ben prima del rigore di Paredes la partita. E questo è una conseguenza del fatto che specie a centrocampo il Milan non schiera e non ha a disposizione nessun incontrista (alla Gattuso per intendersi). Va bene proporre gioco come piace a Pioli ma forse difendere meglio, da squadra, è un miglioramento che si può e si deve pretendere dal gruppo. È bene che Pioli, dopo quel 3 a 1, abbia corretto il tiro e fatto sapere “toglieteci dal pronostico scudetto” non solo perché significa continuare a mantenere i piedi per terra ma perché non è pensabile col distacco in classifica di poter scavalcare non una ma due rivali lanciatissime verso il successo finale. Quello che può e deve assolutamente fare il Milan è: mettere in fila una bella striscia di risultati utili consecutivi in modo da arrivare all’appuntamento di febbraio col Rennes per l’Europa league avendo scavato alle spalle una lunga trincea, avendo blindato insomma il terzo posto.
BUONGIORNO COMPLICATO- Non pensate che la news di calcio-mercato riferita ad Alessandro Buongiorno sia nata per caso. È nata da tempo dopo un esame delle difficoltà da superare e delle caratteristiche di cui c’è bisogno a Milanello per aiutare Pioli a migliorare il fatturato del girone di ritorno. Il ragazzo, torinese e torinista, 24 anni, in piena maturità fisica e tecnica, è naturalmente lusingato dall’idea di passare al Milan dopo aver rifiutato, energicamente, il trasferimento all’Atalanta nell’estate scorsa. L’osservazione iniziale è la seguente: se Cairo l’ha messo in vendita a giugno perché dovrebbe toglierlo a gennaio? Il punto è allora trovare “la quadra” come si dice in gergo per ottenere una serie di incastri: 1) il sì del Torino a una valutazione congrua (25-28 milioni); 2) il sì del Monza a restituire il centravanti Colombo al Milan per essere girato al Toro che ha bisogno come il pane di un attaccante con quelle caratteristiche; 3) il sì di Gerry Cardinale, ripartito da Milano molto galvanizzato dalla partita con la Roma, a compiere quell’investimento fuori budget. E su quest’ultimo punto credo che sia il dettaglio più realizzabile degli altri due.
CONTE, MOTTA, PIOLI- In queste ultime ore si è sviluppato un acceso dibattito sul futuro tecnico del Milan. Molti critici di Pioli, sui social, considerano il suo ciclo concluso, finito. Non sono d’accordo per un solo motivo: perché Pioli è uno che continua a sperimentare, a cambiare registro tattico e perché -dopo qualche errore vistoso, tipo Adli- è pronto ad ammetterlo e a riparare. Diamo per scontato -anche se scontato non è- che il ciclo di Pioli si chiuda a giugno. Chi scegliere? In circolazione è libero un numero uno, Antonio Conte. Il quale, come tutti noi sappiamo, ha un vero talento nel guidare il team ma è anche, per temperamento, molto impegnativo da gestire. Il Milan attuale ha una struttura societaria in grado di farlo? Ho qualche dubbio. Questo è l’interrogativo più importante a cui bisogna rispondere, molto prima di esaminare le eventuali richieste economiche dell’allenatore pugliese. Thiago Motta allora? Ha lavorato bene sia con lo Spezia che soprattutto a Bologna. Ma non ha esperienza di preparazione con Champions league davanti: ecco un altro elemento da valutare. Ecco perché dico che i giochi non sono ancora conclusi.

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