Più del modulo conta la testa. Empoli più importante del Napoli. Juve-Inter, festival del falso moralismo

07.04.2023 00:00 di Luca Serafini Twitter:    vedi letture
Più del modulo conta la testa. Empoli più importante del Napoli. Juve-Inter, festival del falso moralismo
MilanNews.it

Alla fine di questa stagione le analisi ripercorreranno le molte contraddizioni di una squadra che ha attraversato tempeste inattese e che ha ribaltato quel concetto di continuità che ne aveva contraddistinto la crescita negli ultimi 3 anni. Resto dell'idea che avesse ragione Ibra, nel dopo gara di Udine, quando disse: "Questa squadra era pronta per vincere uno scudetto, ma non per difenderlo", il che sottintende una maturità, un'umiltà che è mancata e il Milan si è fatti sorprendere troppo spesso dalla foga degli avversari, lanciati verso l'impresa di battere i campioni d'Italia.

Bisognerà senz'altro parlare anche degli infortuni, del mercato 2022, della scarsa crescita di alcuni giocatori e dell'involuzione di certi altri. Bisognerà anche parlare di Pioli, nessuno è perfetto, ma personalmente ritengo che abbia saputo gestire vittorie e sconfitte con uguale lucidità, serenità, capacità incappando - come è normale - in qualche errore di valutazione. Niente però mi convincerà mai che prima di moduli, tattiche e sistemi, conti la testa dei giocatori (insieme con la loro condizione) e la loro fame. Il Milan ha poche eccellenze: la più limpida è la compattezza della squadra. Se manca quella, il valore del collettivo crolla e con esso anche le valutazioni individuali. Chiaro che con Leao e Diaz in serata di grazia, le cose là davanti diventino più semplici, ma non si può scindere dalla robustezza della difesa, dal ruolo e dalle mansioni di Maignan, dal mulino del centrocampo e dall'aiuto della panchina. I solisti brillano in un'orchestra di classe e di livello, altrimenti sprofondano con essa. La partita con l'Empoli è la più importante di questo ciclo a cavallo di Pasqua, perché deve rappresentare la conferma di come al Maradona non sia avvenuto l'ennesimo miracolo inaspettato, ma si sia invece compiuta la resurrezione, la riscoperta capacità di saper interpretare le partite con le proprie armi migliori.

L'Empoli deve restituire conferme e iniettare altra fiducia in vista della Champions: è una tappa in cui non si può fallire. Le dissertazioni sociologiche sul razzismo quando di mezzo c'è il calcio, asfissiano tanto quanto le scene ignobili cui siamo costretti seguendo il nostro mondo del pallone. Sui campi italiani è tutto un insulto, una sceneggiata, una furberia, un trucco, un moralismo da strapazzo. Qualche volta anche fuori dai campi, tanto che ogni tre per due qualche Procura apre un'inchiesta, un'indagine, un fascicolo. Lo chiamiamo campanilismo ma quando ci sono di mezzo Brescia e Bergamo, Vicenza e Verona, Bari-Foggia, Palermo-Catania, Firenze-Pisa e/o Livorno, Nord e Sud, beh ognuno è razzista nei confronti dell'altro. Come tra bianchi e neri, come tra regioni e idiomi appena diversi, ed è così ad ogni latitudine, in Africa e nei Balcani, a Oriente e in Sudamerica. La matrice è sempre e solo quella dell'odio, quell'insofferenza rabbiosa che separa due fazioni, due categorie, due etnie. Anche a scuola, dalle elementari in su: gli alti sono razzisti con i bassi e i magri con i grassi, quelli senza occhiali con quelli con gli occhiali, i belli con i brutti. E' più facile dividere che amare. Amare è assai più complicato, su questa terra avvelenata. Tant'è che chi predica questo verbo viene perseguitato e il migliore di tutti addirittura messo in croce.

Se sentiste cosa dico io ai piloti e soprattutto ai tecnici della Ferrari di cui sono tifoso, o tecnici e giocatori dell'Olimpia Basket di cui sono tifoso, o gli insulti che grido ai tennisti italiani, ai giocatori del Milan e (soprattutto) a quelli del Southampton per le quali tifo, non mi leggereste più, non mi followereste più. Se non altro, lo faccio in ambienti chiusi e con un numero molto limitato di astanti. Ma se solo mi registrassi e mi riascoltassi al fischio finale, dopo andrei immediatamente in chiesa a confessarmi e poi da un bravo medico, perché mi succede di trasalire e io normalmente non sono così. Come sempre, il problema è a monte: non riguarda "quelle poche decine o centinaia di incivili in una maggioranza corretta", che è la più grande e insopportabile menzogna, ipocrisia. Il tema riguarda la serietà di chi dirige il calcio, di chi va in campo, di chi va in panchina, di chi scrive, di chi legifera e soprattutto di chi le leggi dovrebbe farle rispettare. Chiunque trasgredisca andrebbe punito, con giustizia e severità. Invece in Italia dopo una maxirissa in autostrada tra centinaia tifosi, ne vengono fermati dalla Polizia una dozzina e il giorno dopo rimandati serenamente a casa. E' qui, che incomincia la libertà di trasgredire.

E' qui, che naufragano analisi, commenti, sdegno, condanne. E' qui, che iniziano i festival delle vaccate moraliste spicciole. Sono queste ultime che non sopporto più, non i "buuu" dagli spalti e la reazione legittima di chi li subisce. Quelle ci impongono, di sopportarle, stigmatizzandole solo a chiacchiere. E' quando la si fa sempre franca aggirando le regole, le leggi, che inizia, anzi continua, il degrado morale. Dopo di che, scriverne è solo una gigantesca, dirompente, fluviale sega mentale.