Prestiti, rinnovi e colpi rossoneri che sfumano: ma chi ha parlato? Festa romana d’estate: “In panchina più forti di Milano”. E Ceferin rende simpatico Agnelli…

Il calciomercato aprirà ufficialmente il 1 luglio e chiuderà il 31 agosto, quasi 2 settimane dopo l’inizio del campionato. Fremiti e pruriti dei tifosi ad oggi sono però già datati: chi resta, chi parte e chi arriva è esercizio fatto apposta per i sognatori, ma anche per soloni o aspiranti tali. Così capita di leggere, nella posta rossonera, di qualche scontento allarmato: “Impegnatissimi nel risolvere prestiti e rinnovi, stiamo perdendo treni e opportunità”.
No, non ridete. Certa fauna umana è percorsa da compulsive frenesie, specie se associate al calcio, e per definizione offuscano privando di lucidità. Resta un mistero apprendere che qualcuno non si accorga di come Maldini e Massara siano impegnati tra telefoni, mail, uffici, alberghi, ristoranti e ogni lembo su cui si possano discutere e trattare le cose.
Ancor più sorprendente è però leggere di nomi, dettagli, contenuti di mail e telefonate dato che quei due non parlano di niente con nessuno. Né amici né parenti né tanto meno giornalisti. Negli ultimi anni l’unico scoop che sono riusciti a fare i colleghi (spagnoli) è una foto di Maldini e Theo Hernandez in un bar di Ibiza. Per il resto Dalot, Kjaer, Tomori, Kalulu, Bennacer, Diaz, Saelemakers, Hauge, Leao, Rebic, Mandzukic… sono apparsi su giornali e in tv soltanto a contratti firmati.
La linea guida è precisa e non si sgarra: riguarda età, costo dei cartellini, ingaggio, doti tecniche ma anche umane e professionali. I conti a posto e le strategie per consolidare il lavoro di Pioli sono ferree, non si sgarra. Ecco perché esperienza a buon mercato come l’obiettivo Giroud (operazione di accattonaggio del Chelsea) unito al prospetto di un altro giovane attaccante del quale scopriremo l’identità soltanto a giochi fatti, sono cocktail credibili. E via così ruolo per ruolo.
A proposito di conti e strategie, questo Ceferin (presidente UEFA) che abbaia ma non morde, minaccia ma non conclude, si offende ma non cambia andazzo, sta finendo col rendere simpatico Andrea Agnelli. Il golpe della SuperLega è nato (e prima o sarà tentato di nuovo) perché la UEFA e in parte la FIFA da anni sbagliano su qualsiasi cosa (calendari, formule, regolamenti, norme finanziarie), tra l’altro standosi reciprocamente sulle balle senza nemmeno nasconderlo. Ora quello stesso Ceferin che vomita e lancia strali contro i golpisti, si sta sperticando in lodi nei confronti di Al Khelaifi, padrone del PSG che con il City di suo cugino sono i due club che, per primi e come nessun altro, calpestano valori, morali e regole del FairPlay finanziario e non solo di questo.
Sapete qual è il vero problema? Se oggi sono indebitati fino al collo i club che vanno in Champions e per questo incassano decine di milioni, lo saranno anche in futuro in SuperLeague: oggi prendono 60 e spendono 100, domani prenderanno 240 e spenderanno 300. Alla faccia del Milan, continueranno ad elargire fior di commissioni spropositate ai Raiola di turno e ingaggi da sultani ai vari Donnarumma.
Se a Milano i tifosi della 1a e 2a classificate tremano tra ristrettezze e diffidenze varie, a Roma quelli delle squadre giunte 6a e 7a, fuori rispettivamente da Champions e persino Europa League, festeggiano senza tregua: “Mourinho e Sarri contro Simone Inzaghi e Pioli? Che ridere! Non c’è gara… Fa niente se Inter e Milan avranno rose o squadre più forti: tra due maghi e due maestrini i miracoli li faranno i primi”.
Può darsi. A mio modesto avviso i risultati di Simone in questi anni, grazie a Tare, somigliano molto ai pani e i pesci moltiplicati a Tiberiade, mentre i 110 punti di Pioli dal post lockdown al 23 maggio 2021 hanno il sapore del vino trasformato dall’acqua alle nozze di Cana, dove tutto era iniziato con i fichi secchi. Poi, per carità, tutto può essere.
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