Tifosi e cronisti non hanno ancora capito la "diversità" del Milan con gli arbitri. Il Lille deve risarcire con Leao lo Sporting

Tifosi e cronisti non hanno ancora capito la "diversità" del Milan con gli arbitri. Il Lille deve risarcire con Leao lo SportingMilanNews.it
giovedì 13 ottobre 2022, 00:00Editoriale
di Franco Ordine

Un minuto dopo la fine della partita di martedì sera a San Siro, nella chat di servizio e in quella di numerosi tifosi milanisti è apparso il seguente quesito: qualcuno della società Milan si farà sentire? La risposta, immediata, della comunicazione del club è stata la seguente: no. Approvo e sottoscrivo. E spiego adesso perché. Da troppo tempo una parte della tifoseria milanista non coglie e men che meno apprezza lo stile completamente diverso adottato dall’area tecnica e in particolare dall’ad Ivan Gazidis. La scelta di non cavalcare le proteste nei casi di evidenti ingiustizie subite appartiene a una motivazione di fondo che punta a marcare due aspetti: 1) evitare di dare alibi ai calciatori (il più importante, ndr); 2) coltivare il tratto di Paolo Maldini che anche da capitano non si è mai segnalato per proteste sguaiate e anzi ha spesso redarguito i suoi sodali (tipo Gattuso, ndr) quando eccedevano.

La “diversità” del Milan è venuta fuori anche nella scorsa stagione quando per via di un paio di fischietti inadeguati (Serra per Milan-Spezia e il varista di Milan-Udinese) i rossoneri hanno perso per strada la bellezza di 5 punti. Potevano diventare fatali nella corsa allo scudetto. Sento spesso alcuni commentatori di fede interista ripetere il ritornello (“glielo abbiamo regalato noi lo scudetto”) dimenticando che senza quei 5 punti “sottratti” alla classifica, Pioli avrebbe festeggiato lo scudetto molto tempo prima del 22 maggio! È una “diversità” che per fortuna altri club, legati ancora ancora ai vecchi schemi, non colgono perché grazie a questo nuovo format il Milan è riuscito a colmare il deficit economico e a raggiungere il 19esimo. Solo una volta Maldini è intervenuto sull’argomento e lo ha fatto, se ricordate bene, non per lamentare ingiustizie subite ma per far sapere al designatore Rocchi che abbinare alle sfide del Milan arbitri debuttanti “era un danno tecnico” incalcolabile aggiungo io.

Ho letto anche di un paragone lontano negli anni con il primo Milan di Berlusconi e Sacchi i quali furono, in coppa Campioni, sottoposti a un autentico tentativo di “fermata forzata” in coppa dei Campioni. Mossa dovuta all’astio del presidente Uefa Gorges per il progetto di riforma del format presentato da Silvio Berlusconi alla stampa. I famosi gol non visti (a Brema e a Belgrado) o il fuorigioco inventato a Madrid non impedirono a quello squadrone di arrivare alla finale di Barcellona e di vincere in scioltezza contro la Steaua. L’attuale Milan è ben lontano da quello e non si può pretendere che risponda con lo stesso piglio alle palesi ingiustizie subite. Ma bisogna apprezzare il comportamento in 10 contro 11 per 80 minuti contro il Chelsea.

Da qui al 13 novembre più che inseguire il rinnovo di Pioli, scontato, sarà bene concentrarsi su quelli di Leao e a seguire quelli di Bennacer e Kalulu che rientrano tra le priorità assolute. Con la recente decisione del Tas di Losanna che ha respinto il ricorso del Lille, confermando quindi la necessità che il club francese contribuisca in pari misura con il calciatore portoghese al risarcimento dello Sporting di Lisbona, mi pare che sia stato sgombrato il campo dal macigno che fin qui ha “ostruito” la trattativa con la delegazione di Leao costituita da due personaggi-chiave, l’avvocato scelto dal papà e l’agente storico Mendes. È inoltre confermato quel che da tempo ho scritto anche qui sull’argomento e cioè che il tribunale di Milano ha riconosciuto a Leao lo status di dipendente obbligandolo e risarcire lo Sporting con il 20% annuale dello stipendio percepito. Per capirsi: conservare lo status di dipendente italiano è utile anche allo stesso Leao.