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Virdis: "Ecco perchè la finale di Barcellona vale doppio, avevamo pure l'Uefa contro"

ESCLUSIVA MN - Virdis: "Ecco perchè la finale di Barcellona vale doppio, avevamo pure l'Uefa contro"MilanNews.it
domenica 24 maggio 2020, 17:00ESCLUSIVE MN
di Pietro Andrigo

La redazione di Milannews.it ha intervistato Pietro Paolo Virdis, storico attaccante rossonero. L'ex centravanti ha ricordato alcuni momenti importanti della sua carriera con la maglia del Milan, ricordando la vittoria della Coppa dei Campioni del 1989 vinta contro lo Steaua a Barcellona. 

Che cosa ricorda con maggiore affetto della finale con la Steaua a Barcellona? Oltre alla coppa anche l’esodo dei 90000 rossoneri non fu roba da poco...

"Quello fu fantastico. Sapevamo che dalla Romania non sarebbe arrivato nessuno ma non ci saremmo mai aspettati una folla simile arrivati a Barcellona. Quando siamo saliti sul pullman e ci siamo diretti allo stadio la sfilata dei tifosi rossoneri ci ha accompagnato per tutto il tempo. Terminare tutto questo con un risultato simile a coronamento fu unico. La cosa da ricordare, tuttavia, oltre alla coppa fu che quella vittoria ne valse due: il Milan, infatti, aveva contro tutta la UEFA che non voleva che noi vincessimo. Il presidente Berlusconi, infatti, aveva fatto delle dichiarazioni con l'intenzione di crearsi una propria Lega e questo non piacque alla UEFA e di conseguenza nelle partite ci mandarono degli arbitri contrari a noi. Nonostante questo siamo riusciti a vincere."

Nella partita con la Stella Rossa fu tra i giocatori scesi in campo in quel match leggendario. Che cosa si ricorda di quella partita e dell’espulsione che ricevette? 

"Fu una partita confusa e molto veloce. Mi ricordo che con un'azione rapida riuscirono ad andare in vantaggio. Per quanto mi riguarda, invece, l'espulsione che ho ricevuto è stata meritata perché sono entrato in contrasto con il difensore che è volato a terra e l'arbitro mi ha buttato fuori. Dopo di che passato poco tempo, la partita si è interrotta perché non si vedeva più niente. Il ricordo simpatico è quello che ha raccontato Sacchi ovvero che al rientro negli spogliatoi mi trovò già lì senza essersi accorto che ero espulso. Quella nebbia fu una benedizione perché, da quanto ci dissero, non veniva giù da tantissimo tempo. Sembrava preannunciare un grande periodo per il Milan."

A Napoli invece la partita che l’ha fatta entrare nella storia milanista. È questo il suo momento più alto con la maglia rossonera?

"In precedenza mi ero conquistato la stima dei tifosi milanisti. E' logico che quella fu l'annata importante in cui vincemmo con una grandissima rincorsa su una grande squadra come il Napoli. Riuscire a realizzare due gol è chiaro che fu un momento incredibile e quindi sì, si può dire che fu il mio momento più alto con la maglia del Milan"

Ci saranno tantissimi aneddoti negli anni in rossonero ma ne ha uno che si ricorda con particolare affetto? 

"Tutti i momenti li ricordo con particolare affetto. Un ricordo divertente che mi viene in mente sono i nostri tentativi di fuga nel periodo quando arrivò Sacchi. Ci faceva lavorare molto fisicamente ma anche psicologicamente dato che alla sera avevamo la riunione. Cercavamo quindi di sfuggirgli spegnendo le luci non appena arrivava nel corridoio."

Pochi giorni fa ha compiuto 60 anni Franco Baresi, che cosa ha rappresentato per lei? 

"Franco è il Milan. Era un uomo che parlava poco ma pieno di carisma a cui bastava uno sguardo per farsi capire. Questo testimonia la grandezza dell'uomo che è stato, una persona che non aveva bisogno di parlare molto.

Nelle scorse settimane abbiamo letto le parole di Van Basten su Sacchi. Lei che ricordo ha del Sacchi uomo e allenatore? 

"Marco è stato abbastanza duro. Io ho un ricordo positivo perché mi ha dato la possibilità di giocare in un grande Milan, una squadra che giocava a memoria e che è ricordata come una delle formazioni più grandi di sempre. Lui sicuramente ne è stato uno degli artefici. Tutte le persone hanno lati negativi ma anche molti risvolti positivi."

Quanto è importante una dirigenza presente e in simbiosi per portare in alto una squadra? Si può dire che Galliani e Braida fossero tra i segreti del vostro successo...

"Credo che non ci sia bisogno di tantissimi uomini a livello dirigenziale. Pochi uomini che poi a scendere decidano su altre persone, guidandole. Alla fine è importante la chiarezza di squadra. La cosa più importante, ricordiamoci, sono i giocatori, i grandi calciatori che fanno la differenza. Se c'è una dirigenza unita meglio ancora ma quando hai Van Basten, Tassotti, Filippo Galli, Maldini, Evani, Ancelotti, Gullit e molti altri, questo rappresenta un vantaggio. Se pensi quella squadra partiva con la difesa titolare, salvo Tassotti, tutta proveniente dal settore giovanile rossonero. Anche dal lavoro delle giovanili si costruiscono le grandi squadre."