LA LETTERA DEL TIFOSO: "Aspettando il Derby!" di Loris

Gentile Redazione, ringrazio per avermi onorato con la pubblicazione e mi sento in dovere di offrire alcuni chiarimenti. Prima di tutto mi scuso per i toni e gli epiteti usati, nonché per i giudizi espressi con molta durezza nei confronti dei nostri: ho ritenuto di poterlo fare solo sul presupposto di scrivere all'nterno di quell'ambito sportivo che contraddistingue la bellissima rubrica, unito alla consapevolezza ed alla sicurezza di trovarsi in "famiglia". E' risaputo infatti che, come spesso accade, in famiglia si litiga con più facilità e più leggerezza. La Famiglia Milan alla quale appartengono tutti quei tifosi che giornalmente aprono e passano al setaccio Milannews. Appartengo anch'io, come l'amico Fausto che ringrazio di cuore, alla generazione di quelli che hanno vissuto e sofferto Verona, e vi posso garantire che la sofferenza è stata atroce e mai più dimenticata, come accade per i grandi dolori patiti da adolescenti. Ho ancora stampata in mente la prima partita del Milan a cui ho assistito nemmeno dodicenne, un Bologna - Milan che presentava l'attesissimo duello Rivera - Bulgarelli: risultato 1 a 0 per loro, clamorosa traversa di Prati da sotto rete, un pacchetto di "charms" divorate sugli spalti ed un gran mal di stomaco alla sera tra la consolazione di mio padre (juventino). Avevo imparato a soffrire, ero diventato un vero milanista. Da veri Milanisti quel pomeriggio abbiamo perso la partita, dominata, e siamo usciti tra gli applausi di tutto lo stadio, quel Dall'Ara che era venuto giù quando Rivera aveva fatto un tunnel a Bulgarelli a centrocampo!
Altri tempi, stessa passione, ma, purtroppo, stessi arbitri, o meglio, stessi arbitraggi. Troppo facile sparlare e sparare oggi allo sciagurato Moggi, egli è stato solo un esecutore di ordini impartiti dal mai rimpianto Avvocato, il quale, con la spocchia da blasonato bildeberger che lo distingueva, voleva vincere senza spendere una lira. L'Avvocato voleva vincere e vinceva, quasi per un diritto acquisito di casta e di casato, al di sopra ed al di fuori delle regole che valevano per tutti gli altri, tra gli osanna dei giornali di proprietà ed i leccaggi del resto della stampa. L'errore fatale commesso da Moggi è stato quello di pensare di "mettersi in proprio", dimenticandosi che di quel casato egli era solo lo "stalliere", come del resto l'aveva parafrasato a suo tempo il Padrone. Infatti prima di Moggi non è che la Juventus degli Agnelli non vincesse, solo che spendeva come e più degli altri e consentiva a Boniperti di farla da padrone assoluto, sul mercato e tra gli arbitri, specialmente tra gli arbitri!
Chi ha vissuto Verona non può dimenticare l'"epopea" della famiglia Lo Bello, il cui capostipite Concetto a fine carriera venne premiato addirittura con una carica da Onorevole generosamente elargitagli dalla D.C. siciliana, per interessamento di quel Casato, uso ad "approvare" la lista dei ministri di tutti i governi prima della presentazione al Quirinale. Del rampollo Rosario restano invece soltanto le misere spoglie dei misfatti arbitrali dallo stesso perpetrati ancora una volta in quel Bentegodi di Verona, che vide ad un tempo l'ennesimo scippo di uno scudetto strameritato e la miseranda fine di una servile breve carriera arbitrale.
Quella sì che era una vera dittatura, sotto Boniperti nessuno osava parlare ed in tv si vedeva poco o nulla, altro che moviola di Biscardi. In quell'epoca si levava una sola voce contro il Palazzo, quella di uno dei più grandi calciatori di sempre, l'inarrivabile Gianni Rivera. L'uomo che ho definito, a posteriori, "Moviola Vivente", in quanto era l'unico che denunciava senza paura tutti i torti arbitrali impunemente perpetrati a favore della Juventus e nascosti da stampa e tv di stato dell'epoca. Pensate che Rivera, plurisqualificato dal Palazzo per le sue legittime e coraggiose denunce dei torti arbitrali subiti dal Milan, venne una volta squalificato perché al termine di una partita, rientrando negli spogliatoi, si stava lamentando dell'arbitraggio ricevuto con un collega avversario: indovinate un po' chi era quell'arbitro pedinante, origliante e refertante? Il futuro On. Concetto Lo Bello! Da allora le cronache calcistiche nazionali sono scorse via via dietro le malegesta di arbitri come Terpin, Bergamo, Barbaresco, Pairetto, fino ai più recenti Racalbuto, Pieri, De Santis, Bertini, e .....Collina. Ho lasciato per ultimo Collina, il più amato dal duo Giacinto e Massimo, perché di lui conservo lucida la memoria della sua ultima malefatta ai danni del Milan: il pre bollito Zambrotta aggrappato in area ai calzoncini di Cafù, rigore negato, scudetto scippato, carriera assicurata. Non a caso i golpisti nerazzurri hanno salvato proprio Collina dal rogo delle intercettazioni, lo hanno nominato designatore unico ed hanno usufruito negli ultimi anni di favori arbitrali senza precedenti nella storia del nostro calcio: dai 6 in fuorigioco contro il Siena, al rigore per fallo di....orecchio contro il Parma, fino ad arrivare al goal in bi-fuorigioco di "Rospo" di qualche sera fa. I Collina Boys non tradiscono il Petroliere Padrone del calcio nazionale. Chi sperava nella pulizia interista nel mondo del calcio è rimasto amaramente deluso. Come nelle più crudeli dittature africane, il colonnello Moratti si è mangiato il fegato del generale Moggi e ne ha preso il posto, altro che democrazia: tutto è rimasto come prima e peggio di prima. Tra l'altro il nuovo dittatore del calcio nostrano si è dotato di buoni uffici anche in Europa, grazie all'ingaggio dell'ineffabile Mr. Gagg avvenuto nel più assordante silenzio dei media.
Ho fatto questo breve e lacunoso escursus di malefatte ed ingiustizie calcistiche, tralasciando la monetina di Alemao e la promozione di Carmando in Nazionale (!!!) o la palla gettata in angolo da Castellini al 90° in Genoa-Napoli, per arrivare a dire che il Milan nella sua storia non ha mai rubato nulla a nessuno, mentre molti e molto hanno rubato al Milan. Noi abbiamo sempre saputo perdere, perché abbiamo saputo vincere come nessun'altra squadra al mondo.
Per questo chiedo che, di fronte all'ultima abominevole sentenza dei "cortigiani" di Moratti, si abbia il coraggio di non schierare Ibra a Firenze, per rispetto delle norme, della Società Viola e degli Sportivi Fiorentini, ed in nome di quei sentimenti di giustizia e di lealtà che contraddistinguono i grandi vincenti, anche quando perdono: altro che i Bokassa del calcio di via Durini. Galliani non perda questa occasione e lasci fuori Ibra a Firenze: ne usciremo comunque vincitori come non mai. Meglio perdere a testa alta, che vincere a testa bassa, con occhi-bocca-orecchie tappati, come le tre scimmiette che hanno arbitrato l'ultimo Bari-Inter.
Noi siamo il Milan, il meglio del calcio mondiale. Dobbiamo esserlo anche quando perdiamo, non dimenticatelo. Forza Galliani, batta un colpo. Lasci agli altri la parte delle scimmiette e prenda coraggiosa posizione, evitando di fare la solita fine da cornuto e mazziato, come ai tempi dell'amico Moggi e della Presidenza della Lega: a noi le accuse di potere, a loro gli scudetti. Forza Milan
Loris

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