Compper: "Il modello Rangnick è possibile anche in Italia"

Ralf Rangnick, nella carriera di Marvin Compper, è stato un mentore. Un maestro. Sette anni e mezzo di concetti e di insegnamenti, di tattica e di filosofia. "Ho lavorato sette anni e mezzo con lui, prima all'Hoffenheim e dopo al Lipsia. Ha dimostrato che è un allenatore e un direttore che può far crescere una società, che può costruire qualcosa che duri nel tempo - spiega il difensore classe '85 a Tuttomercatoweb.com, un passato anche in Italia con la maglia della Fiorentina -. Sa strutturare un club per il futuro: inizia con le giovanili, coi ragazzi".
E' un allenatore o un direttore?
"E' un tecnico che negli ultimi anni ha iniziato a fare il direttore. I suoi pensieri sono quelli di un allenatore che fa il dirigente.. Pensa a tutto quel che serve per avere successo".
Ci racconti le sue squadre. Le vostre squadre.
"Con tanta velocità in fase difensiva ma anche in quella offensiva. Cercavamo sempre di attaccare, in velocità, per prendere l'avversario alla sprovvista. Per lui è importante la transizione in entrambe le fasi: il pressing all'Hoffenheim era forte e al Lipsia era a livello più alto".
Non ha avuto allievi solo tra voi giocatori.
"Ricordo una gara e un episodio: era il primo Dortmund di Klopp: l'attuale allenatore del Liverpool ci disse, dopo la partita, che quello di Rangnick era lo stile con cui voleva che i suoi giocassero. Ha orientato anche lo stile di Klopp".
Lei in Italia è stato allenato da Montella. Che differenze ha trovato tra i due e tra gli stili italiani e il suo?
"E' diverso ma sono appunto stili diversi. Devi allenarti in modo differente, anche da giocatore ma per Rangnick all'inizio la cosa più importante è che la squadra deve difendere unita e questo è il principio a cui lavora. Deve difendere in avanti, mai restare dietro, mai aspettare troppo, sempre mettendo in difficoltà l'avversario senza lasciargli soluzioni".
Rangnick, ora nome caldo per il Milan che verrà, è stato la mente del progetto Lipsia.
"Nel 2012 ha iniziato a essere il direttore di tutte le società di Red Bull (Liefering, Salisburgo, Lipsia, Red Bull Brasil ora Bragantino, ndr) e ha messo a posto il sistema di lavoro. Il piano allora era di rimanere direttore ma erano tempi diversi: non trovò un allenatore perfetto per le sue idee, doveva fare da solo ed essere anche tecnico".
Avesse incontrato prima Nagelsmann al Lipsia...
"Nagelsmann aveva iniziato all'Hoffenheim, ha iniziato con le idee di Rangnick. Il suo gioco si concentra molto sulla fase offensiva e sul recupero alto della palla".
Il modello Rangnick è esportabile in Italia, al Milan, per lei?
"E' possibile anche in Italia: se vediamo come il Milan ha giocato negli ultimi anni, hanno provato tante cose ma serve capire cosa vogliono fare. Hanno investito tanto e raccolto poco, serve una strategia che aumenti il rendimento per un club come il Milan. Devono trovare una nuova identità e adesso è il problema del club, hanno bisogno di qualcuno che veda il futuro già da ora".

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