Capello: "San Siro? Uno stadio moderno, che metta al centro il tifoso, è una necessità improrogabile"

Fabio Capello, sulle pagine della Gazzetta dello Sport, ha detto la sua sul futuro di San Siro: "Credo che a questo Meazza, per come è concepito adesso, vada detto arrivederci. Bisogna proporre qualcosa di diverso, di nuovo, in linea con la modernità da cui siamo circondati. Ho l’incubo che questo impianto a me tanto caro possa diventare una cattedrale nel deserto, abbandonata a se stessa. E Milano non può permetterselo. Il calcio italiano non può permetterselo. San Siro deve continuare a essere un simbolo, ma in linea con la modernità.
Da tempo si parla di proposte, di idee, di qualcosa che vada al di là del dibattito, ma non se ne fa mai niente. Io credo che ormai le due società abbiano capito che bisogna giocare in un solo stadio, magari dividendo l’abitabilità. Ognuno avrà le sue idee com’è giusto che sia. Eppure, ciò che è successo con l’Europeo del 2032 mi mette una grande tristezza. È incredibile che una città come Milano non abbia uno stadio per questo evento, soprattutto dopo vari dibattiti a riguardo.
È incredibile che la questione stadio sia ancora ferma. Non si guarda mai l’interesse generale o ciò che fanno gli altri Paesi. San Siro va modernizzato e reso un gioiello. In Italia c’è una burocrazia che fa spavento. Io ho giocato nel vecchio Wembley che era un cinodromo, poi l’hanno buttato giù e ricostruito. E nonostante tutto resta uno degli impianti più importanti del mondo, forse il simbolo di uno stadio moderno e funzionale.
Spero che le due società trovino un accordo col Comune soprattutto per ciò che si può sviluppare non solo all’interno dello stadio, ma intorno. Una cittadella dello sport. È fondamentale avere una struttura in cui ci siano bar, ristoranti, anche alberghi, e dove tutto sia pensato per far star bene il tifoso. Alla fine, è proprio questo che fanno in Europa. Fanno sentire il tifoso al centro del progetto. I grandi impianti inglesi e tedeschi sono pensati per questo. Qui, invece, si dibatte ancora sulla burocrazia".

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