Pagni: "Milan, il mistero Calhanoglu: ecco perché il turco può prendere in mano la squadra"

Pagni: "Milan, il mistero Calhanoglu: ecco perché il turco può prendere in mano la squadra"MilanNews.it
© foto di Daniele Mascolo/PhotoViews
venerdì 26 giugno 2020, 10:24News
di Gianluigi Torre
fonte Luca Pagni

Questo il bollettino di Luca Pagni: "

In Germania lo hanno considerato uno dei giovani più promettenti della sua generazione. E si era guadagnato persino l’epiteto di “Dio delle punzioni”, per averne messo a segno 11 in tre stagioni consecutive. Ha fatto tutta la trafila delle nazionali della Turchia (essendo nato da una famiglia emigrata in Germania) a partire dall’Under 16, con già 47 presenze in quella maggiore (con 10 reti all’attivo).

Eppure, Hakan Calhanoglu continua a essere un mistero. Anche il Bollettino, al suo arrivo, aveva dichiarato (a Skysport) che sarebbe stato una delle sorprese della Serie A. Ma a un passo dal termine della terza stagione in Italia, “Calha” continua a essere un mistero irrisolto. Non c’è dubbio che abbia grandi potenzialità, piedi buoni, tiro potente e visione di gioco. Caratteristiche abbinate a una grande facilità di corsa che gli permette di giocare in tutti i ruoli di centrocampo e, all’occorrenza, anche da seconda punta.

Ma finora, a parte sul finale della prima stagione, non ha mai brillato per continuità. E spesso è anche apparso in difficoltà, facendo fatica a emergere e a ripetere i buoni campionati disputati in Germania. Per non parlare della vena realizzativa: del “dio delle punizioni” si sono perse proprio le tracce e la media gol si è drasticamente abbassata: un gol ogni tre partite a Karlsrhue e ad Amburgo, uno ogni quattro a Leverkusen, menre al Milan siamo a solo a 12 su 94 presenze. Tnato che anche il Bollettino spesso lo ha mandato al diavolo, sperando di non rivederlo più in campo: una sorta di “emblema” di questi anni difficili e di rose qualitativamente scarse.

Eppure, da quando è in Italia gioca praticamente sempre: quattro allenatori sono passati al Milan e Calhanoglu è sempre stato titolare fisso. Per Gattuso era imprescindibile e lo spingeva a cercare molto di più la porta per sfruttare il tiro “dritto per dritto” di grande potenza. E lo elogiava per la grande disponibilità alla copertura: del resto, le statistiche dei chilometri percorsi ogni gara sono lì a dimostrare che se non altro l’impegno non è mai venuto meno.

Ma troppi alti e bassi, i troppi pochi gol per essere un trequartista e le troppe partite incolori ne hanno condizionato il rendimento e il relativo giudizio. Lo testimoniano i valori di mercato, secondo il sito Trasfermarkt che non è la Bibbia ma dà una indicazione: arrivato per 20 milioni (uno dei pochi buoni affari del duo Fassone/Mirabelli), dopo il primo anno è arrivato a un massimo di 27 milioni per poi scendere, seguendo la parabola de Milan, fino agli attuali 15. Non proprio una quotazione da fuoriclasse del calcio europeo.

Eppure, qualcosa si muove. Con gli aggiustamenti che Stefano Pioli ha portato nel tempo alla squadra (soprattutto con l’abbandona del 433 che lo costringeva a giocare esterno) Calhanoglu ha ritrovato il ruolo che lo aveva messo in mostra in Germania: trequartista dietro la prima punta. Non solo: avendo a fianco due giocatori molto dinamici e bravi a buttarsi in area come Rebic e Castillejo e con qualche compito in meno di protezione, il turco sembra aver conquistato maggiore ribalta. E una media voti più alta.

Per quanto valga il calcio post-covid19 a porte chiuse, a Lecce ha disputato una delle sue migliori partite da quando è in Italia con giocate decisive in ciascuna delle quattro segnature. Cahlanoglu ha il contratto in scadenza l’anno prossimo e ora ha una doppia occasione per conquistarsi la riconferma.

La prima arriva dal calendario delle ultime 11 giornate di campionato: sfide molto più impegnative rispetto a un Lecce senza 6 titolari che potranno rivelare se il ruolo e il modulo cui era costretto nel 433 lo hanno fin qui frenato, menre il 4231 lo ha riportato alla sua corretta dimensione. Inoltre, potrebbe sfruttare l’arrivo di Ralf Rangnick che sicuramente avrà avuto modo di seguirlo in Germania e che predilige giocatori così duttili e di grande corsa. In altre parole, per Hakan Calhanoglu è venuto il momento di diventare grande e di prendere in mano il Milan."