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Onofri: "Milan, con Giampaolo si chiude un cerchio"

ESCLUSIVA MN - Onofri: "Milan, con Giampaolo si chiude un cerchio"MilanNews.it
© foto di Antonello Sammarco/Image Sport
martedì 4 giugno 2019, 18:00Primo Piano
di Thomas Rolfi

La redazione di MilanNews.it ha contattato Claudio Onofri. Con l'ex giocatore ed attuale commentatore televisivo abbiamo parlato degli addii di Leonardo e Gattuso, dell'imminente sì di Paolo Maldini e del probabile arrivo di Giampaolo sulla panchina rossonera.

Si aspettava gli addii di Leonardo e Gattuso?
"Per quanto riguarda Gattuso, sinceramente me lo potevo anche aspettare per la persona straordinaria che è e per l'attaccamento ai colori rossoneri che ha sempre dimostrato. Rispetto alla rosa che ha avuto a disposizione, non dico che abbia fatto un miracolo, ma ha fatto più che bene. Non lo conosco così bene, ma auguro veramente di cuore a Gattuso una carriera eccezionale. E' uno delle pochissime persone in questo calcio malato ancora con dei valori. Per quanto riguarda Leonardo, invece, pur essendo una persona intelligente non ho elementi, ma solo sensazioni, per dire quali siano stati i motivi per cui possa aver lasciato".

Nei prossimi giorni ci sarà l'ufficialità della nomina di Maldini come nuovo dt del Milan. Quanto è importante la presenza di Paolo come garante del progetto targato Elliott-Gazidis?
"Sono sempre stato fermamente convinto che le bandiere debbano essere prese in considerazione per sviluppare il loro percorso anche in altri ruoli. Chiaro, l'aver giocato 900 partite in una squadra ed esserne una leggenda non implica necessariamente che tu sappia ricoprire ruoli dirigenziali, però credo che questo nuovo inizio con Maldini sia foriero di una strada che possa piano piano riportare il Milan alla sua dimensione naturale, che è quella mondiale. Il calcio si è complicato molto di più rispetto a quando giocava lui e quindi non sarà facile, però penso che possa essere un valore aggiunto".

Marco Giampaolo sarebbe prossimo a diventare il nuovo tecnico del Milan. Cosa ne pensa dell'attuale allenatore della Sampdoria?
"Sembra che debba sviolinare per forza, ma io devo dire quello che penso. Marco Giampaolo per me è uno dei più grandi allenatori per come intendo io il calcio. Non ha una carriera da Milan, però ha la statura da Milan. Ho sempre pensato che un allenatore debba dare una propria identità di gioco ben riconoscibile. Non è l'unica componente necessaria,ci sono altre situazioni da tenere in considerazione, come ad esempio il rapporto con i giocatori, con la società e con la stampa. Però l'identità di gioco è la più importante, basti pensare a Sacchi. Giampaolo è uno di questi. Se tu vedi la partita di una squadra allenata da Giampaolo riconosci subito i movimenti dei suoi giocatori, perchè si ripetono grazie all'insistenza con cui il tecnico glieli fa provare nel corso degli allenamenti. Sono quei tipi di allenatori che io prediligo, della stessa schiera dei Sarri o dei Guardiola. Questa storia è incominciata in Italia dal Milan di Sacchi e quindi con l'arrivo di Giampaolo vedo una sorta di cerchio che inizia e si chiude in rossonero. Giampaolo ha una situazione più difficile di quella di Sacchi, però son convinto che potrà valorizzare i giocatori che avrà a disposizione".

Crede che possa rappresentare un grosso ostacolo il fatto che per Giampaolo sarebbe la prima vera esperienza in una grande squadra?
"No, perchè il suo modo di essere non cambierà. Probabilmente ad inizio della carriera aveva una sorta di chiusura caratteriale, ma non solo con la stampa. Aspetto che ha i migliorato ad Empoli, ma anche con la Sampdoria. Racconto sempre un episodio avvenuto ad Udine. Dovevo commentare la partita ed ero nel suo stesso albergo quella mattina e lo vidi camminare solitario avanti e indietro per mezz'ora. Non mi veniva di andarlo a salutare, perchè capivo che stava pensando alla gara di quel giorno. Tornando a Sacchi, veniva dal Parma ed è arrivato al Milan. C'è voluto un po' di tempo, ma la cosa importante è essere credibile agli occhi dei giocatori. Se vieni ritenuto tale dalla tua squadra, poi è tutto più facile. Poi, chiaro, allenare il Milan è diverso rispetto ad allenare una squadra di rango inferiore. L'importante è che gli prendano i giocatori in base al modulo che vorrà fare. Non è integralista sui moduli e lo dimostra il fatto che a Siena facesse il 4-4-2 a differenza del 4-3-1-2 visto con la Sampdoria. Mentre, invece, è integralista sui movimenti che devono fare i giocatori all'interno di quel modulo".