Maldini: "E' giusto provare a ripartire. La squadra non ne poteva più. Farò il dirigente solo al Milan"

Maldini: "E' giusto provare a ripartire. La squadra non ne poteva più. Farò il dirigente solo al Milan"MilanNews.it
© foto di Antonello Sammarco/Image Sport
venerdì 8 maggio 2020, 01:05Primo Piano
di Pietro Mazzara

Paolo Maldini, direttore dell'area tecnica del Milan, è intervenuto in diretta Instagram con Pippo Inzaghi: La squadra ha ripreso, ma c’è da stare attenti. I ragazzi non ce la facevano più a casa e noi nemmeno. Abbiamo chiuse le parti comuni di Milanello, erano divisi quattro per ogni campo e in dodici riesci a lavorare bene lo stesso. C’è tanta incertezza, tutto dipenderà da quello che deciderà la Serie A. Noi dobbiamo provarci ad andare in campo, sarebbe un disastro sotto tutti i punti di vista, in primis quello economico. Bisogna provarci. La Francia, secondo me, ha sbagliato ma noi accetteremo quello che sarà il verdetto del governo.

Sui figli: “Stanno bene. Daniel è abbastanza forte e non ha avuto grossi problemi”.

Sul godersi le vittorie: “Se pensiamo a quello che abbiamo vissuto. Io ho vissuto due ere e mezzo. Soprattutto l’ultima parte, con Ancelotti, anche per età le cose te le godi di più. Poi in quell’ambiente che abbiamo creato, è tutto più bello. Nei momenti difficili ti devi affidare agli uomini e gli uomini creano empatia tra di loro. E le squadre che hanno questi equilibri, vincono e stanno al vertice. Quello è stato il segreto delle grandi squadre. Da dirigente devo spiegare determinate cose ai giocatori che sembrano normali. Si viene fuori dalle difficoltà solo se si è uniti e uomini di un certo livello”.

Sul fare qualcosa di grande come dirigente del Milan: “Naturalmente quando sei calciatore hai altre armi. L’impegno in campo, l’essere sempre a disposizione, puntuale e preciso. Da dirigente devi conquistarti tutto, sei meno credibile di quando dai l’esempio in campo. Sono ere diverse, la storia conta e sono sicuro che farò il dirigente solo al Milan. Non lo farò da nessun’altra parte”.

Sul non aver mai voluto fare l’allenatore: “Sapevo bene che non volevo farlo. Ho visto la vita che faceva mio papà, i capelli di tanti compagni che sono cambiati. Alla fine della mia carriera e iniziare a fare le valige e rimetterti in gioco, partire, non avevo voglia anche se chi ha avuto esperienze con grandi allenatori ha le conoscenze per fare quel lavoro. Poi ci devi mettere del tuo. La cosa bella del fare il dirigente è che capisci, a distanza di tempo, quello che è stato fatto dai tuoi dirigenti ai tempi in cui giocavi”.

Sul gruppo a disposizione di Ancelotti: “Il suo gruppo del Milan e della Roma dove ha giocato, si è creato così. Se hai avuto certe esperienze, devi portarle quando sei in panchina. Poi c’era un gruppo maturo e c’era un principio che ci univa tutti, che era quello di responsabilità e volevamo fare qualcosa di straordinario. Non si può vivere la vita da calciatore pensando che sia un lavoro ordinario. Solo se punti al massimo, puoi arrivare al top. Se non vuoi migliorare te stesso, non arrivi a certi livelli. Non è facile creare una simbiosi tra società, allenatore, tifosi e giocatori”.