Repubblica - Kalulu: "Difficile in Champions ma è nell'identità del Milan. Abbandonare San Siro? Se il club lo dice, ne abbiamo bisogno"

Pierre Kalulu è uno dei perni difensivi della retroguardia rossonera. Lo è stato l'anno scorso quando ha sostituito l'infortunato Romagnoli e ne ha preso di fatto il posto formando con Tomori una coppia da scudetto; lo è quest'anno in cui sta mantenendo un alto livello anche in questo periodo e nonostante il periodaccio di gennaio, difficile anche per lui. La Repubblica di questa mattina lo ha intervistato e Pierre si è aperto su un po' di tutto.
Ambizioni rossonere
Le prime domande per Kalulu non possono che essere sulla Champions League, da conquistare in campionato e un sogno da alimentare nella stessa competizione specialmente dopo la vittoria nella gara di andata contro il Tottenham. Il giovane difensore rossonero si è sbilanciato e ha detto: "Percentuale? Qualificazione in Champions con il Milan al 98%", sintomo di grande fiducia nei mezzi della squadra. Ma poi ha commentato anche l'attuale competizione: "Sarà difficile in casa del Tottenham, ma è un torneo che appartiene all'identità del Milan". Molto verrà deciso da come la difesa a tre, nuovo assetto tattico rossonero, inciderà alla lunga in campo europeo: "Io non sono cresciuto in Italia, parlerei di gioco moderno, offensivo, di molta corsa, di intensità nei duelli: 20 minuti di Champions sono più intensi". Un discorso che ne apre un altro sulla Serie A e le differenze che il campionato italiano ha con la Premier League, considerato da molti il migliore tra tutti. Prima un rapido giudizio sul nostro torneo: "Tattico? Dipende da chi affronti, però è vero che gli allenatori fanno più attenzione alla fase difensiva. In Francia si difende più in blocco, qui più individualmente, uno contro uno, il che a volte è più un rischio. Però partite contro Napoli e Inter sono sempre le più europee". Ed ecco le differenze con la Premier: "Ti senti allo stesso livello ma il ritmo deve essere più alto, è tutto più veloce, cambia il tempo effettivo e sul campo lo senti. Quanto ai soldi, aiutano, ma non è il prezzo che fa il talento".
Sordina e stadio
L'arrivo di Pierre Kalulu dalle parti di Milanello è stato uno dei più silenziosi e anonimi degli ultimi anni. Arrivato dalla primavera del Lione, la stragrande maggioranza dell'opinione pubblica non sapeva chi si ritrovava di fronte. Non tutti almeno. Maldini e Massara sapevano il fatto loro, come racconta Pierre: "Ero in seconda squadra al Lione, Maldini e Massara in videochiamata mi dissero cose entusiastiche sul mio modo di giocare: poteva dirmele solo chi mi aveva osservato a lungo. Questo mi ha lusingato. Per quanto facessi finta di niente, era molto bello: mi dissero che il Milan mi avrebbe aspettato 2 mesi, 6 mesi, 1 anno, 1 anno e mezzo". Allo stesso tempo c'era qualche tifoso di lusso del Lione che non voleva la partenza di Kalulu e ha provato a convincerlo al contrario, come l'ex star Nba Tony Parker: "Mi ha videochiamato dagli Usa: pensavo di avere le allucinazioni, tre quarti d'ora di colloquio. Lui mi dice: conosco il tuo talento, la scelta è tua. Avere il suo numero in agenda non è da tutti". Quindi una chiosa sul suo trasferimento: "Sono orgoglioso di essermi dimostrato più forte di quanto la gente pensasse". In chiusura di chiacchierata Kalulu ha voluto commentare anche l'attualità che riguarda il club rossonero, dicendo la sua sulla questione del nuovo stadio: "A Lione si è passati dal vecchio Gerland a uno stadio futuristico. San Siro è diverso, ma se il club decide di abbandonarlo, vuol dire che ne abbiamo bisogno. Se ce ne sarà uno nuovo spero di vederlo prima di lasciare Milano". Infine, due parole circa la battuta di Kylian Mbappè sul Milan: "E chi non lo vorrebbe?".

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