Thiago Motta, un anno dopo è la volta buona? Scottato dalla Juve, può farne tesoro per rilanciarsi col Milan

Ufficializzato Tare come nuovo Direttore Sportivo, con il dirigente albanese già pienamente operativo in sede, al Milan l’argomento più caldo è quello della scelta di un nuovo allenatore da cui ripartire dopo il disastro di quest’anno firmato da Fonseca e Conceiçao (che ovviamente condividono le colpe con giocatori e dirigenza). Nella prossima stagione i rossoneri non giocheranno le coppe europee e avranno quindi a disposizione, per tutta la durata del campionato, un solo impegno a settimana. Una situazione deprecabile da un lato, ma utile per costruire da zero qualcosa di importante dall’altro.
Ed ecco perché, ancora prima di eventuali acquisti e cessioni, il nuovo mister non può essere sbagliato. La piazza, come un anno fa, sogna Antonio Conte, che si è appena laureato campione d’Italia col Napoli. Come un anno fa non è un profilo da poter prendere in considerazione per diverse motivazioni, economiche in primis. Con una squadra come il Milan alla ricerca di un nuovo allenatore si sprecano le voci, messe in giro sapientemente da agenti e procuratori, sui possibili candidati alla panchina rossonera: una di quelle che nelle ultime ore sembra essersi distinta in modo particolare riguarda Thiago Motta. L’allenatore italobrasiliano è stato cercato anche l’anno scorso dal gruppo di lavoro di Casa Milan, salvo venire poi scavalcati dalla Juventus quando a febbraio 2024 Giuntoli ha affondato il colpo, ottenendo la parola dell’allora mister del Bologna. Inutili i disperati tentativi post addio di Pioli da parte della dirigenza rossonera che è rimasta infine con un pugno di mosche in mano.
Un anno dopo ci risiamo: il Milan cerca un allenatore e Thiago Motta è nel mirino. Solo che questa volta il tecnico non è più uno dei più chiacchierati e ricercati come nella passata stagione, quando era riuscito a portare il Bologna in Champions League, giocando un calcio moderno ed offensivo e valorizzando a dismisura tanti giocatori.
Nella sua avventura bianconera Motta si è scontrato con una realtà per cui evidentemente non era ancora pronto. Il suo periodo alla Continassa ha messo in mostra alcune criticità su cui l’ex centrocampista, siamo sicuri, ha sicuramente iniziato a lavorare per migliorarsi.
A Bologna aveva un’identità calcistica precisa, un gioco offensivo spettacolare ed una fase di pressing efficace: tutto lo spogliatoio lo seguiva alla morte. Alla Juventus non è mai riuscito a lasciare un segno tattico distintivo, ha cambiato spesso e volentieri formazione ed interpreti non trovando continuità e si è scontrato, più o meno apertamente, con tanti giocatori importanti. Chiedere a Danilo, Vlahovic e Yldiz per avere conferme; la questione della fascia da capitano itinerante ne è una conferma.
È sicuramente un hombre vertical, un allenatore che difficilmente scende a compromessi: in un ambiente “medio” è sicuramente un punto di forza, in un club di livello superiore questi spigoli possono portare a diverse storture e rapporti difficili, come quello con Giuntoli. La sua comunicazione è spesso a difesa della squadra, un po’ meno conciliante con i dirigenti e totalmente fredda e atta allo scontro con i giornalisti. Chi scrive ne sa qualcosa. In realtà come Juventus e Milan sono aspetti e dettagli che possono fare la differenza, soprattutto quando c’è bisogno assoluto di serenità, crescita e risultati.
Altri pensieri sparsi sul tecnico: lavora egregiamente con i giovani e non ha paura a buttarli nella mischia se ritenuti validi. Nel suo periodo alla Continassa ha attinto a piene mani dalla Juventus Next Gen.
L’ha dovuto fare, e qui veniamo a una delle note più dolenti, perché spesso si è trovato in gravi emergenze infortuni: evidentemente il lavoro suo e dei suoi preparatori non era tarato al meglio per gestire il doppio impegno. I tifosi rossoneri non vogliono rivivere, nel caso, lo stesso incubo vissuto negli ultimi due anni di Pioli: l’augurio è che Motta abbia fatto tesoro anche di questo tipo di esperienza.
Ci sono comunque altri punti a favore. Conosce la Serie A, sia da giocatore che da allenatore. Da calciatore ha vinto praticamente tutto ed ha giocato a livelli altissimi in Italia ed in Europa.
Ulteriori bonus, questi per la società: dopo il fallimento Juventus non può avere richieste economiche fuori dai canoni prestabiliti dalla dirigenza rossonera. A Bologna ha valorizzato tanti giovani e calciatori che sembrava avessero “perso il treno”: le plusvalenze Zirkzee e Calafiori sono un biglietto da visita interessante per una proprietà così attenta a questo aspetto.
Al termine della scorsa stagione l'interrogativo più grande era su come avrebbe reagito in un contesto da big dopo il lavoro spettacolare fatto a Bologna: un anno dopo abbiamo la risposta, ed è un responso che parla di luci e ombre, con qualche aspetto caratteriale da sgrezzare. Ma, sicuri che abbia fatto tesoro di questa esperienza, al momento sembra rappresentare, tra la cerchia di nomi che rientrano nei parametri economici imposti dalla società, il profilo più "sicuro" e adatto a ricostruire un Milan che al momento è un mezzo disastro.

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