Udite udite, è partita la fanfara. Il campo però dice altro: gli episodi di Lazio-Milan analizzati nel merito

Udite udite, è partita la fanfara. Il campo però dice altro: gli episodi di Lazio-Milan analizzati nel meritoMilanNews.it
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sabato 2 marzo 2024, 19:00Primo Piano
di Manuel Del Vecchio

Nel post partita di Lazio-Milan si è arrivati addirittura a parlare di “sedi preposte”, di mancanza di merito e sportività, di “vigili che non fanno parlare” e di mancanza del rispetto delle regole. Una serata iniziata con i biancocelesti che buttano immediatamente il pallone fuori dopo uno scontro fortuito tra Maignan e Castellanos, lamentandosi poi con i rossoneri che non l’hanno restituito, e finita con una rissa in mezzo al campo post triplice fischio dettata dalla frustrazione dell’ennesima partita persa. In mezzo, 9 ammonizioni e 3 espulsioni.

Ovviamente non si è persa l’occasione, in base al proprio schieramento “politico” e di tifo, per aizzare e fare gli interessi di uno o dell’altro. Scandalo, incredibile, inammissibile, sconcertante e tutta un’altra serie di paroloni che dovrebbero destare attenzione e curiosità: di solito quando manca la sostanza si dà grande risalto alla forma.

Addirittura Claudio Lotito, presidente della Lazio e Senatore della Repubblica, nel suo monologo alla Rai ha detto, con un esempio poco felice, di sentirsi “violentato” (dopo Zangrillo, presidente del Genoa, che aveva definito Maignan assassino ecco che arriva un’altra uscita deprecabile di un presidente).

Per contrastare la fanfara che suona all’unisono, le urla coordinate ed il voler mandare tutto “in vacca”, tanto l’importante è fare chiasso, proviamo ad analizzare gli episodi, uno per uno ed entrando nel merito.

- Si comincia con il contatto Maignan-Castellanos, giudicato da arbitro e VAR come semplice contrasto di gioco. La tesi è ben supportata da quello che è effettivamente successo: Florenzi sbaglia il retropassaggio, per gesto ed intensità, il pallone sbatte addosso a Maignan che era già andato a terra per bloccare la palla in uscita bassa, pensando che il compagno non intervenisse: il portiere del Milan respinge il pallone e, a causa del terreno bagnato, continua a scivolare andando a scontrarsi con Castellanos, che era ormai fuori dalle logiche dell’azione. Uno scontro fortuito e neanche “serio”, nonostante l’attaccante biancoceleste provi ad accentuare. Arbitro e VAR hanno una lettura comune sulla situazione.

- Secondo episodio, l’espulsione di Pellegrini. Nasce tutto da un pallone alto su cui vanno a saltare Castellanos e Bennacer. L’algerino del Milan, cadendo, colpisce in modo fortuito l’avversario, che rimane a terra tenendosi le mani sul volto. Si tratta ovviamente solo di negligenza e nient’altro: l’arbitro avrebbe dovuto interrompere il gioco (i colpi al volto lo necessitano). Di Bello però si perde la dinamica girandosi immediatamente per seguire il continuo dell’azione. La palla arriva dunque a Pellegrini, che indica il compagno a terra ma nel contempo non butta fuori la sfera, ma tenta anzi di proteggerla per guadagnare una rimessa laterale. Interviene Chris Pulisic, che da un’inquadratura retro porta ci si accorge come non fosse al corrente di Castellanos a terra, che ruba palla al biancoceleste ed è pronto ad involarsi verso la porta. Pellegrini lo trattiene vistosamente: SPA, ammonizione. Doppio giallo (il precedente arrivato per una scivolata dura sempre su Pulisic) e rosso. L’errore non sta qui e non sta neanche nel giocatore del Milan (ci si ferma quando l’arbitro fischia, ce lo ha ricordato anche Sarri post Lazio-Inter nel 2021) che va a contendere palla, ma nell’arbitro, e quarto uomo, che si perde la situazione iniziale. Ma nel momento in cui Di Bello non fischia non è che un eventuale fallo viene giustificato. Comprensibile l’amarezza in casa Lazio, ma Pellegrini è stato ingenuo tentando invece di fare il furbo: con il compagno a terra non la butta immediatamente fuori, quindi non è interessato evidentemente alle sue condizioni, ma si preoccupa di ottenere una rimessa laterale. Situazione che poteva essere gestita meglio sia da Di Bello e sia dal terzino, ma il doppio giallo è sacrosanto.

- Terzo episodio, l’espulsione di Marusic. Il laterale della Lazio salta insieme a Leao su un pallone spiovente e poi spinge vistosamente il portoghese. L’arbitro fischia fallo per il Milan, Marusic dice qualcosa e viene espulso. Qui non si può far altro che attendere il comunicato del Giudice Sportivo, che leggerà il referto del direttore di gara. Il Milan quest’anno ci è passato: per il “fuck off” a Lecce Giroud è stato giustamente espulso e ha preso due giornate di squalifica per “per aver rivolto espressioni ingiuriose al direttore di gara”. Presumibilmente il caso è lo stesso, magari ad essere differente è l’ingiuria. Ma qui c’è poco da fare, anche perché non è una situazione da VAR.

- Quarto episodio, l’espulsione di Guendouzi. Nell’ultimo minuto di recupero Pulisic trattiene in modo vistoso e reiterato l’avversario per evitare che parta in contropiede. Di Bello fischia fallo, nel frattempo il biancoceleste reagisce in modo scomposto, assestando due colpi a mano aperta al rossonero; uno sul petto e uno sulla schiena. Citiamo il regolamento in questi casi: “Un calciatore si rende colpevole di condotta violenta quando usa o tenta di usare vigoria sproporzionata o brutalità contro un avversario in mancanza di contesa per il pallone, o contro un compagno di squadra, un dirigente, un ufficiale di gara, uno spettatore o qualsiasi altra persona, a prescindere dal fatto che si concretizzi o no un contatto. Inoltre, un calciatore che, in mancanza di contesa per il pallone, colpisce deliberatamente con le mani o le braccia un avversario o qualsiasi altra persona sulla testa o sul volto è colpevole di condotta violenta, a meno che la forza usata sia irrilevante”. Il tentativo, anche non andato a buon fine, di colpire qualcuno a palla lontana quindi è considerato condotta violenta: l’arbitro ammonisce Pulisic per la trattenuta ed espelle Guendouzi per la reazione. La giurisprudenza tra l’altro qui è davvero recente: Jovic a Monza è stato espulso per aver reagito in modo simile contro Izzo. Ci si lamenta che la partita fosse ormai finita, ma è un’osservazione senza senso. Che sia il primo o l’ultimo minuto l’arbitro è tenuto ad applicare e far rispettare il regolamento. Il buonsenso al massimo doveva essere di Guendouzi che ha agito senza pensare.

- Quinto episodio, bonus. Questo non farà parte dei rantoli social o delle aperture strategiche di siti e giornali, perché non è utile alla narrazione che si è venuta a creare ieri sera. Ma per onore di cronaca lo affrontiamo lo stesso: ci riferiamo alla gomitata, gratuita ed estremamente pericolosa, che Hysaj assesta sulla nuca di Giroud. Questo sì che è un comportamento antisportivo e da condannare, visto che colpire alla nuca è proibito anche nella boxe ed in MMA. Come il VAR non sia intervenuto per trasformare il giallo comminato da Di Bello in rosso è un mistero.

Ma è un mistero anche come dopo Salernitana-Milan, con Candreva che (giustamente) va a segnare con Tomori a terra, nessuno si sia riempito la bocca di parole come “correttezza” e “sportività”. Ieri invece si è fatta indigestione.