L'anticipo di Galli - La maglia, l'identità e il nuovo direttore sportivo

Domenica sera, alla Scala del calcio, ci attendevamo un acuto. Una scintilla capace di riaccendere il popolo rossonero, di generare un’inversione di tendenza, di dare il “la” (per rimanere in tema di lirica), come per magia, alla scena madre del passaggio dal tifo contro al tifo a favore. E invece la squadra, arranca, fatica, va sotto, poi, in un sussulto d’orgoglio, attacca, più con la forza della disperazione che con quella delle idee. La scintilla scocca – finalmente! - solo a pochi minuti dalla fine con il goal di Chukwueze, ma viene soffocata, poco dopo, dal rigore generosissimo a favore della Lazio, a tempo ormai scaduto.
Ora, pur facendo fatica a capire quale possa essere l’obiettivo in Campionato, ci consola (si fa per dire) la settimana piena di lavoro a disposizione di Mister Conceição: una settimana che alimenta la flebile speranza di vedere un altro Milan a partire dalla trasferta con il Lecce, con vista sul primo derby di Coppa Italia. Cosa vorremmo, nelle nostre aspettative ormai molto modeste? Che la squadra mostrasse un’identità ben precisa in termini di gioco; che sapesse adattarsi ai momenti della partita, forse non dominando, almeno in questo momento, ma mostrando quell’identità di cui sopra in modo magari non definitivo ma chiaro, inequivocabile.
A proposito di identità: c’era proprio bisogno che la squadra scendesse in campo con quella divisa che più che alle nostre radici fa pensare al Portogallo (Paese simpatico e solare, col quale recentemente intratteniamo fitti scambi, non tutti riuscitissimi). Mi è spiaciuto, parlando seriamente, vedere come, in una partita così importante come quella contro i biancocelesti, non si sia tenuto conto della necessità del popolo rossonero di identificarsi con la propria squadra. Mai come in quel momento sarebbe stato necessario avere la capacità di cogliere i segnali e di dialogare con il contesto attraverso un simbolo identitario fortissimo come la maglia a strisce verticali rosse e nere, rimandando magari di una giornata una scelta di marketing, per quanto redditizia (non siamo ingenui, sappiamo che la quarta maglia si è venduta bene, ma quanto costa la disaffezione di un’intera tifoseria?). E invece nessuno sembra averci minimamente pensato (ehi, c’è un leader lassù nelle stanze dove si prendono le decisioni?) e la contestazione è stata forte (non solo per la maglia, ma anche) e ha amplificato le difficoltà di una squadra che oggi è a disagio anche nei gesti tecnici più semplici.
Torniamo al campo: sento chiedere impegno, sacrificio e, soprattutto, corsa. Siamo tutti d’accordo sulla richiesta di abnegazione alla causa ma usciamo dagli stereotipi, dalle convinzioni ataviche e populiste. Le squadre che giocano bene e vincono forse non sono quelle che corrono di meno ma neanche quelle che corrono di più: sono quelle che corrono meglio e per correre meglio si deve comprendere il gioco.
E adesso? Proviamo a guardare avanti, se non con ottimismo, almeno provando a scacciare dalla testa il pessimismo più nero. A breve, pare, dovrebbe arrivare l’annuncio del nuovo direttore sportivo: tutto lascerebbe pensare che possa essere Igli Tare, a cui va tutto il mio sostegno, non solo per averlo conosciuto come persona retta e di valore nella stagione trascorsa insieme al Brescia da compagni di squadra, ma perché credo nella sua professionalità e nella sua competenza nel costruire una squadra. Ha lavorato bene nell’individuare giovani talenti così come nel rilanciare giocatori che, per un motivo o per l’altro, a un certo punto della loro carriera erano usciti dai radar.
Certo, sarà importante il budget che il club metterà a disposizione di Tare (o di chi sarà). Ma lasciatemi dire che ancora più importante sarà la chiarezza sulla governance: chi fa cosa e chi risponde a chi. In particolare sul possibile dualismo Tare-Ibra la società dovrà esprimersi da subito, anzi, da prima. Lasciare che siano le successive dinamiche a sciogliere i nodi rischierebbe di creare incomprensioni di cui, francamente, siamo stanchi.
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