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Maragliano (ex travel manager Milan): "Vi racconto 15 anni di aneddoti. La scelta di Gigio indicherà le ambizioni del club"

ESCLUSIVA MN - Maragliano (ex travel manager Milan): "Vi racconto 15 anni di aneddoti. La scelta di Gigio indicherà le ambizioni del club"
giovedì 9 aprile 2020, 20:16ESCLUSIVE MN
di Thomas Rolfi

Tra le innumerevoli figure che fanno parte di una società di calcio e che compiono un lavoro oscuro, lontano dalle luci dei riflettori, vi è quella del travel manager. Il ruolo all'interno di società calcistiche, però, non esiste da sempre, ma da poco più di 15 anni. Fu Luigi Maragliano nel lontano 2002 insieme ad Adriano Galliani a creare questo incarico per la prima volta. L'ex travel manager rossonero, che ora allena per diletto una squadra di calcio femminile chiamata 'No Name', desidera fare un augurio speciale ad un proprio amico: "A proposito - esordisce - ci tengo a fare l'in bocca al lupo al mio amico Ganz e alle sue ragazze". Nella lunga chiacchierata con la redazione di MilanNews.it, Maragliano ha parlato della professione di travel manager, ma non solo. Sono numerosi gli aneddoti raccontati, ma anche le considerazioni su chi ha rappresentato fino a poco fa e rappresenta tuttora il Milan del presente: Boban, Maldini, Donnarumma e Ibrahimovic.

Come inizia la sua avventura con i colori rossoneri?
"Sono stato il primo travel manager nella storia italiana, è un ruolo che ho inventato io insieme ad Adriano Galliani. Prima di me tutte le squadre appaltavano la gestione dei viaggi alle agenzie esterne. Io provenivo da lì e quindi collaboravo già da qualche anno prima con il Milan. Un giorno, parlando con Galliani, abbiamo deciso di istituire questa figura all'interno del club, che garantiva maggior controllo e minori costi. Da lì a qualche anno anche altre squadre seguirono il nostro esempio".

In cosa consiste l'attività di travel manager, di quali aspetti doveva occuparsi nell'organizzazione delle trasferte?
"Si divideva in due parti: una parte grossa che riguardava le trasferte di Champions League ed una meno impegnativa che riguardava le partite fuori casa in Italia. Quella più divertente e difficile era quella che riguardava le partite europee. Quando usciva il calendario, andavo sempre circa un mese prima nelle località in cui poi avremmo giocato per organizzare dal punto di vista logistico le trasferte. Innanzitutto andavamo allo stadio per assicurarci che gli spogliatori rispettassero le nostre richieste e parlavamo con la squadra avversaria per avere la disponibilità dei biglietti. Poi da lì si partiva per cercare un albergo bello che avesse le caratteristiche che servivano alla squadra il più possibile vicino allo stadio. Poi si cercavano i pullman per la squadra, la sicurezza dell'albergo, una serie di cose per fare in modo che quando sarebbe poi arrivata la squadra sarebbe stato tutto pronto. Ci occupavamo anche della location per giornalisti, famigliari dei giocatori e ospiti di un certo rilievo, organizzando i voli charter per tutti. Una volta fatto tutto, quando poi c'era la partita, io partivo un paio di giorni prima insieme ai due cuochi verso la località in questione. La seconda parte, più piccola, riguardava il campionato ed era più semplice, perchè cambiavano al massimo 2-3 squadre all'anno rispetto all'annata precedente, quindi era più una routine. Si andava solamente nelle città in cui non eravamo mai stati, tipo Frosinone, e si seguiva lo stesso iter che seguivamo per le partite di Champions. Poi c'è l'organizzazione delle finali e quello dal punto di vista organizzativo è un mondo a parte".

Ce ne parli.
"Di Istanbul preferisco non parlarne per ovvi motivi. Le finali dal punto di vista organizzativo sono le più complicate da gestire. La UEFA fornisce due alberghi per le due squadre, mettendo a disposizione circa 50 camere a ciascun club. Un team come il Milan, parlando unicamente della squadra compreso tutti gli staff, ha bisogno di 70-80 camere. Quindi, già ti serve recuperare le 30 camere in più in un periodo super affollato, in più a quel punto si muove con la squadra tutto ciò che ruota attorno, tralasciando la questione tifosi che non era di nostra competenza: mogli dei giocatori, parenti, amici, ospiti VIP invitati dal Presidente piuttosto che dall'amministratore delegato. Per le finali avevamo 3-4 collaboratori che mi aiutavano per coordinare tutto. Anche lì si andava sempre sul posto e magari si stava 2-3 giorni, invece di un giorno. Ad Atene, che è stata la più difficile per me lavorativamente parlando, servivano 2000 posti letto tra tutto e la UEFA ne aveva trovati 300 per tutte le squadre. Ad un certo punto ci siam trovati con i travel manager del Liverpool a 'scannarci' per assicurarci i posti letto. Dato che Atene è incasinata a livello di traffico, ci siamo mossi in elicottero per muoverci da una parte all'altra della città per contrattare con gli hotel, cercando di anticipare gli inglesi e prendere più camere possibile. Una sera, disperato perchè non sapevo più come recuperare le camere mancanti, ho deciso di andarmi a mangiare qualcosa sul porto di Atene. Ad un certo punto, mentre mangio, mi è venuta un'idea, che poi abbiamo messo in pratica. Abbiamo noleggiato una nave - brandizzata Milan e chiamata 'Nave rossonera' con più di 1000 posti letto, ancorata al porto di Atene, in cui abbiamo messo dentro tutte le persone che giravano attorno alla squadra e in cui abbiamo organizzato eventi e cene per gli ospiti".

Ci sveli gli aneddoti che ricorda con più piacere dei suoi 15 anni in rossonero.
"Ce ne sono un paio. Uno riguarda Manchester, in cui eravamo alloggiati in un hotel tutto per noi che aveva anche un campo da golf. Dopo la vittoria sulla Juve ai rigori, abbiamo fatto festa con cene e brindisi a non finire. Al termine dei festeggiamenti, siamo rimasti in una decina e ad un certo punto è spuntato un pallone e ci siam messi a giocare con qualche giocatore e qualche altro dello staff e abbiamo improvvisato una partitella alle 4 del mattino nel campo da golf dell'hotel. E' stata memorabile. Il tasso alcolico era nella norma, diciamo che se ci avessero fatto il test del palloncino sarebbe esploso, però non dovevamo guidare (ride, ndr). Mentre ad Atene c'è stata una grande festa anche lì e quando sono andati via quasi tutti abbiamo fatto una spaghettata notturna e abbiamo continuato la festa in piscina e due o tre persone sono finite in acqua verso le 5 del mattino. Tra questi c'era sicuramente Serginho e il nostro cuoco (Michele Persichini, ndr). In quell'occasione abbiamo scoperto che quest'ultimo non sapeva nuotare e Maldini, che probabilmente si è accorto per primo dato che è astemio, si è tuffato e l'ha salvato. E poi ci tengo a raccontarne uno su Mihajlovic, che ha fatto una cosa che penso nessun allenatore al mondo abbia mai fatto. Non è mai stato il sergente di ferro che hanno spesso dipinto. Lui era uno che spesso portava fuori a mangiare tutta la squadra. L'aneddoto che ricordo con più piacere che lo riguarda è quando ha deciso di fare una sorpresa agli addetti alle pulizie e ai giardinieri di Milanello e ha deciso di portarli a cena sul lago. E' una persona di un'umanità e di una riconoscenza nei confronti del lavoro altrui che è pazzesca".

Tra i tanti giocatori che ha avuto il piacere di conoscere personalmente, chi ricorda con più simpatia?
"Tra quelli più simpatici e casinisti c'era Gattuso. La cosa bella, a cui molti non credono, è che Pirlo faceva morir dal ridere. Era molto intelligente, parlava poco, ma quando lo faceva, erano risate assicurate. E poi stuzzicava molto Gattuso. Una volta Pirlo per scherzare gli ha detto: 'Sei uno sfigato, non riesci manco a spaccarti un piatto in testa'. Rino ha preso e se l'è spaccato in testa. Era solito fare queste pazzie per scommessa, come quando si mangiò una lumaca intera a Milanello prima della semifinale di ritorno con il Manchester United nel 2007. Loro due erano i più simpatici, era una coppia che faceva morir dal ridere. Poi, chiaro, Rino reagiva più fisicamente rispetto ad Andrea (ride, ndr)".

Lei ha conosciuto Boban: che persona è? E' rimasto sorpreso dell'epilogo della sua avventura da dirigente rossonero?
"Boban è una persona estremamente intelligente e riflessiva. E' uno dei pochi giocatori che ho sempre visto leggere molto, e non giornali di gossip, ma libri impegnati. Teneva molto alla propria cultura. Non dava confidenza facilmente, però aveva una fortissima personalità. Non conosco, onestamente, quello che sia successo negli ultimi mesi però ho letto le interviste sui giornali. Non mi sorprende affatto che una persona con un carattere forte come il suo, se non si sente coinvolto come gli è stato promesso al suo arrivo, non rimanga".

Maldini invece caratterialmente com'è? Si aspettava che avrebbe intrapreso la carriera da dirigente al termine di quella calcistica?
"Maldini è sempre stata una persona estremamente disponibile, soprattutto con i tifosi. Non gli ho mai visto negare una foto o un autografo a qualcuno. Ha sempre avuto un grande carisma, ereditando il modo di fare di Baresi. Non era un capitano che parlava spesso, ma quando lo faceva eri  certo che non c'era nessuno che si permettesse di non ascoltarlo. Era un leader e anche con i giovani sapeva farli stare al loro posto. E' molto simile a Boban dal punto di vista caratteriale: quando qualcosa che riguardava la squadra non gli andava bene, ne parlava con la società o con l'allenatore. Pensavo che avrebbe intrapreso la strada del dirigente molto prima, l'allenatore ha sempre detto che non l'avrebbe mai voluto fare. Anche quando suo padre si sedette sulla panchina del Milan insieme a Tassotti al posto di Zaccheroni, non si è mai percepito il fatto che Paolo fosse suo figlio. Il padre era molto rigido anche con lui e non ha mai fatto preferenze. In campo, ma anche fuori durante i ritiri. Cesare era veramente una grandissima persona, dotato di grande intelligenza e umanità rare. Paolo ci aveva visto lungo con i cinesi, visto com'è andata, vediamo ora cosa succederà a giugno".

Cosa ne sarà del futuro di Donnarumma, il cui contratto sarà in scadenza tra poco più di un anno?
"Lo conosco molto bene e l'ho sentito anche recentemente. Gigio è un alieno e può solo migliorare, partiamo da questo presupposto. Lui è attaccatissimo al Milan e quando lo dice corrisponde alla realtà, perchè deve tantissimo al club. Il Milan lo ha preso, ha aiutato lui e la sua famiglia e ha questo senso di riconoscenza nei confronti del club. Detto questo, in rapporto all'età è tra i portieri più forti al mondo e ogni anno che passa è un anno 'sprecato' rapportato ai palcoscenici in cui potrebbe giocare. E' difficile dire quale sia la cosa giusta per Gigio. Qualsiasi scelta faccia, sono sicuro che non sceglierà mai facendone una questione economica. Quella è una certezza. Se dovesse andar via lo farebbe solamente per una questione di ambizioni diverse rispetto al Milan. Il caso di Donnarumma, secondo me, sarà importantissimo per capire in quale direzione andrà il Milan nei prossimi anni. Se rimanesse significherebbe che gli avranno dato determinate garanzie. Sicuramente avere accantonato Boban e, in parte, Maldini non sta aiutando la risalita del club, perchè dà un senso di poca pianificazione a breve termine".

Un altro giocatore simbolo del Milan attuale è Zlatan Ibrahimovic: come lo descriverebbe?
"Ibra è un perfezionista. E' uno che se pensa di aver dato 99 invece di 100 si incazza con se stesso. E' un leader nato ed è un super professionista. E' meno spaccone e spavaldo di quanto lui voglia far sembrare all'esterno. E' molto sicuro dei propri mezzi, perchè sa di aver fatto tutto il possibile e anche oltre per arrivare a quel punto. Sa riconoscere i propri errori e pretende tantissimo da se stesso e, di conseguenza anche dagli altri. Per questo si arrabbiava con Pato, perchè pensava che avesse un grandissimo talento e non accettava che non lo sfruttasse in pieno".