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Repice: "Gattuso tecnico di livello internazionale. Paquetà è forte, Suso va aiutato"

ESCLUSIVA MN - Repice: "Gattuso tecnico di livello internazionale. Paquetà è forte, Suso va aiutato"MilanNews.it
© foto di Daniele Buffa/Image Sport
giovedì 28 febbraio 2019, 16:32ESCLUSIVE MN
di Salvatore Trovato

La redazione di MilanNews.it ha contattato Francesco Repice. Con la storica voce di Radio Rai abbiamo parlato di Gattuso, del momento della squadra rossonera e di alcuni singoli come Suso e Paquetà. Ecco l’intervista.

Da dicembre a oggi, si è ribaltato il mondo. Il Milan è un’altra squadra.

"La campagna acquisti di riparazione ha riparato. Ma il più bravo di tutti è il “riparatore”, ovvero quello che sta in panchina".

Si riferisce ovviamente a Gattuso.

"Ha responsabilizzato i giocatori, ha fatto un lavoro tecnico e atletico importante, da grande allenatore qual è, allenatore di livello internazionale, se qualcuno ancora non l’avesse capito. La squadra è molto vicina al suo mister e questo mi fa pensare che abbia lavorato bene anche dal punto di vista psicologico".

C’è chi lo accusa di essere troppo difensivista. È successo, ad esempio, anche dopo la partita di Coppa con la Lazio.

"Chi sostiene questo non capisce niente di calcio. Come quelli che accusano Allegri: non sanno di che parlano. Con la Lazio può anche aver preparato quel tipo di partita, ma non ci trovo nulla di strano. Aspetti e magari, se riesci a ripartire e trovare gli spazi per far male all’avversario, fai un gol fuori casa. Non capisco perché, contro una squadra che ha attaccanti veloci come la Lazio, bisogna giocare aperti col rischio dia farli entrare in area di rigore. C’è questo “guardiolismo” imperante - ma tutti dimenticano che Guardiola ha fatto spendere al suo club un miliardo di euro in tre anni - per cui bisogna giocare sempre in attacco, correre in avanti fregandosene degli avversari, non fare marcature preventive e non lavorare sulle catene. Come se bisogna giocare a calcio tutti allo stesso modo. Non sono d’accordo. Sono dell’idea che le partite vadano interpretate e ha fatto bene Gattuso a interpretarla in quella maniera, perché se ne riparla tra due mesi partendo da uno 0-0 che è un ottimo risultato, buono anche per la Lazio. Siccome il Milan sta andando bene ed è quarto in classifica con una squadra meno forte delle altre, tutti sono legittimati a pensare che debba vincerle tutte, giocando all’arma bianca".

Passiamo ai singoli: cosa sta succedendo a Suso? La sua involuzione è un mistero.

"Il ragazzo, se viene supportato a destra da un terzino che lo aiuta nella fase difensiva e soprattutto gli concede di poter giocare con meno metri da coprire, può mettere in mostra le sue caratteristiche migliori. Se Calabria lo aiuta, lui può andare più spesso all’uno contro uno o liberare il sinistro per mettere palloni in mezzo o andare alla conclusione in porta. Nessun mistero: non è un giocatore fisicamente prorompente e quando è chiamato a lavorare anche difensivamente perde di lucidità nell’impostazione del gioco".

Molti giocatori si sono adattati al gioco di Gattuso, a questo punto Suso è un po’ fuori posto.

"Per lui è più complicato. Anche perché fisicamente è strutturato in una certa maniera. Penso che lì a destra, magari in proiezione futura, il Milan potrebbe rivolgersi a un altro tipo di giocatore. Chissà che non lo faccia...".

A proposito di calciatori ben strutturati dal punto di vista fisico, cosa ne pensa di Bakayoko?

"I centrocampisti centrali del Milan, quei due marcantoni lì, fanno tutta la differenza del mondo. Quando si parlava male di Bakayoko, dissi subito che era una bestia, uno forte. Aveva solo bisogno di tempo per adattarsi, adesso sta dimostrando quello che vale".

Piatek e Paquetà hanno cambiato volto alla squadra rossonera: se li aspettava così?

"Paquetà sì, Piatek no. Sul brasiliano c’erano relazioni internazionali molto chiare, il ragazzo si portava dietro l’etichetta di enfant prodige. Un giocatore molto forte. Su Piatek, invece, avevamo delle relazioni empiriche, personali, nel senso che lo avevamo visto giocare col Genoa e sapevamo qualcosa delle sue esperienze in Polonia, un calcio non certo competitivo come quello italiano".

Ultima domanda. “Non cambierei Higuain con Morata”, lo ha dichiarato lei a dicembre. È deluso dal Pipita?

"Non lo cambierei comunque con Morata. Si è trovato male al Milan, per qualche motivo non è riuscito a integrarsi in quella realtà. Sta facendo piuttosto fatica anche al Chelsea. Credo sia un momento un po’ così, ma sono convinto che già dal prossimo anno, messo nel contesto giusto, Higuain tornerà a segnare caterve di gol. Non sono convinto che continuerà a farlo Morata, se mai lo ha fatto".