Ambrosini e lo scudetto del 2011: "Allegri bravo a gestire tante personalità nello spogliatoio, in allenamento lottavamo alla morte. Su Cassano..."

Ambrosini e lo scudetto del 2011: "Allegri bravo a gestire tante personalità nello spogliatoio, in allenamento lottavamo alla morte. Su Cassano..."MilanNews.it
© foto di Daniele Buffa/Image Sport
giovedì 7 maggio 2020, 19:26Le Interviste
di Manuel Del Vecchio

Massimo Ambrosini, ex capitano rossonero, ha raccontato su Sky Sport 24 l'anno dell'ultimo scudetto del Milan: “Sembrano passati più di 9 anni, è stato uno scudetto bello e meritato. Credo fosse la prima volta che si alzava una coppa per il campionato, sono bei ricordi. La difficoltà per mister Allegri è stata di trovare nello spogliatoio una quantità di talenti e di personalità non facile da assemblare: c’erano Ronaldinho, Cassano, Boateng. C’erano giocatori con voglia di rivincita, grande merito del mister è stato gestire tutte quelle personalità e mettere insieme tutti quei calciatori, ad esempio Ibra, Pato, Cassano, Dinho, Seedorf, Pirlo, e l’ha fatto a suo modo, mai con un’idea unica ma sempre adattandosi al momento”.

Quando il Milan tornerà ad essere competitivo come negli anni passati? “Bisogna dividere il vincere dall’essere competitivi. Il tifoso deve avere la possibilità di vedere una squadra competitiva per un obiettivo, e ora l’obiettivo al quale il Milan può ambire è la qualificazione alla Champions League. Le basi ci sono, bisogna dare continuità al progetto ma le basi per essere competitivi ci sono. L’anno scorso questa squadra, più o meno la stessa, è arrivata a 30 minuti dalla Champions League”.

Sulla competitività del gruppo: “Il gruppo è dovuto a scendere a compromessi, perché quando hai tante personalità importanti sia l’allenatore che il gruppo dovevano mettersi in discussione. Era un gruppo di grandi giocatori che volevano giocare sempre, in allenamento si combatteva alla morte. Chi stava in panchina rosicava, il livello era altissimo. Era una forma di rispetto, volevamo giocare sempre”.

Sulla lite Ibra-Onyewu: “Io dal casino non avevo neanche visto l’intervento di Gattuso. Ho provato a dividerli, ma era come voler aprire un bagagliaio di una macchina chiuso, non si muoveva nulla. Rino era lì sotto (ride, ndr). Sono volate 3-4 fiammate che ce le ricordiamo ancora”.

Senza il Covid sarebbe stato il Milan di Ibra? “Era già il Milan di Ibra anche solo per l’impatto che ha avuto, in particolare sui suoi compagni. Pioli è stato bravo ad adattarsi a lui. Conoscerlo bene necessita di tempo. Non è lo stesso di 9 anni fa, è più cosciente del suo ruolo e dell’ingombranza della sua personalità: più maturo.

Nell’anno dello scudetto a gennaio andò via Ronaldinho e arrivò Cassano, eravate dubbiosi su di lui? “La chiacchierata con Antonio c'è stata più tardi, quando ha avuto il problema al cuore. Penso che sia una persona molto più profonda e tosta di quello che vuole far vedere. Il livello di competizione che c'era in quel gruppo gli è servito tanto. All'inizio diceva che in allenamento andavamo troppo forte, poi ha iniziato ad andare forte anche lui. Ha la capacità di capire quello che deve fare, poi gli errori non li ha mai negati neanche lui. Però quando era il momento di confrontarsi con determinate situazioni e un gruppo importante sapeva benissimo come comportarsi".