Capello: "La vittoria ad Atene nel 1994 nacque dopo un disastro con la Fiorentina. Ronaldo? Lo sconsigliai a Berlusconi, il giorno dopo era del Milan"

Capello: "La vittoria ad Atene nel 1994 nacque dopo un disastro con la Fiorentina. Ronaldo? Lo sconsigliai a Berlusconi, il giorno dopo era del Milan"MilanNews.it
© foto di Matteo Gribaudi/Image Sport
lunedì 29 aprile 2019, 19:37Le Interviste
di Redazione MilanNews

Fabio Capello, intervenuto durante la presentazione del libro "Da Calciopoli ai Pink Floyd" di Alberto Costa, ha parlato del suo passato in rossonero: "Devo tanto a Farina, mi ha aiutato molto e ha puntato lui sulla mia possibilità di diventare allenatore. Ad Atene contro il Barcellona il mio capolavoro? Ci fu anche della fortuna nella sfortuna. Contro la Fiorentina, prima della finale, facemmo un disastro: perdemmo 2-0, avevamo mezza difesa fuori. Capimmo che Desailly non poteva giocare centrale, come fece contro i Viola, e prendemmo le giuste decisioni per andare a vincere quella partita. Cassano? È un talento che purtroppo sì è perso per strada per altri motivi, ha perso la carriera dopo essere stato a Roma: di talenti così non ne ho mai visti, negli ultimi 20-25 metri era più forte di Totti. Era uno alla Savicevic, vedeva giocate che gli altri non vedevano, era una persona non semplice ma anche un buono. Non è riuscito a capire il suo valore: poteva essere tra i più forti, aveva velocità e forza fisica. A Madrid mi ritrovai Ronaldo, che era il gordo, e lui, che era il gordito.

L'arrivo di Ronaldo al Milan? Quando andai a fare allenamento, mi chiamo Berlusconi chiedendomi come fosse Ronaldo. Gli risposi che eravamo in trattative con squadre saudite, che pesava più degli 84 chili che doveva pesare e gli interessava mangiare, andare con modelle. Lui mi ringraziò, appese il telefono…e il giorno dopo Ronaldo era del Milan. Chi il più grande di sempre? Per me van Basten. Maldini e Baresi avrebbero meritato il pallone d’oro. La tattica odierna? Oggi si vince con schemi, si vince con idee, capendo il momento che si vive. Ci sono degli allenatori con idee in Italia, ma in questo momento stiamo arrivando ad una fase in cui siamo ancora seguaci del Guardiola di Barcellona: ultimamente ho visto due squadre italiane giocare benissimo, come l’Atalanta e la Lazio. Che non vince, ma perché mancano i grandi giocatori”.