L’appeal della Tim Cup: stadio vuoto, ma Milan convincente. Ora si guarda con più serenità ai quarti

L’appeal della Tim Cup: stadio vuoto, ma Milan convincente. Ora si guarda con più serenità ai quarti
© foto di Giulia Polloli
giovedì 15 gennaio 2015, 00:00Milanello in rosa
di Giulia Polloli

Il passaggio di turno in Tim Cup contro il Sassuolo riporta l’abbozzo di un sorriso sul viso di Filippo Inzaghi, che dopo la partita dell’Olimpico aveva dato segni di scoramento, almeno apparente, di fronte alla prestazione opaca ( e sono generosa) dei suoi uomini. In uno stadio deserto, alla faccia dell’appeal che la coppa nazionale dovrebbe regalare, il Milan ha giocato una partita con poche sbavature. L’esordio dal primo minuto di Alessio Cerci è stato positivo, il calo fisico nel finale non ha destato grande stupore, vista la mancanza di minuti di calcio giocato nelle gambe dell’attaccante. Si sono rivisti anche El Shaarawy e Pazzini che, in quella che paradossalmente poteva essere la sua ultima partita in rossonero, ha riacceso la lampadina nella mente offensiva del suo tecnico. Un giocatore con le sue caratteristiche, che Inzaghi forse aveva semplicemente rimosso per il troppo dolore che provoca la lontananza dai campi, dl calcio giocato da protagonista, al Milan serve: eccome. Il suo gol è stato istintivo, un’azione di quelle che l’ex numero nove rossonero ha messo in scena centinaia di volte in carriera. Il predatore d’area, colui che riesce, anche con un tocco sporco, ad infilare la palla in rete e raccogliere l’ovazione del pubblico presente. Situazioni così, nel corso di una gara, capitano. E’ forse più facile concretizzarle se, nel mezzo dell’area, c’è un attaccante che abbia quell’istinto, quelle dinamiche, quella lucidità tale da capire che, anche senza movimenti puliti e studiati, basta toccare il pallone per deviarne la traiettoria in modo determinante. Pazzini ha fatto un gol alla Inzaghi e si è meritato la fiducia dell’ambiente in un momento delicato della stagione, dopo che, tra l’altro, il suo nome era anche stato accostato alla Juventus.

Si rallenta, quindi per ciò che riguarda la manovra che doveva portare a Destro. Meglio peggio lo dirà il futuro prossimo: ma al Milan devono esserci altre priorità. Il reparto offensivo è dotato di armi pronte ad essere utilizzate, a seconda del contesto. Ovviamente fatti i debiti scongiuri, ovviamente ragionando con la visione positiva di chi, dopo le recenti prestazioni, sa di poter contare su El Shaarawy in ripresa, su Cerci desideroso di lasciare il segno, su un Menez sempre pronto a sferrare l’invenzione vincente e su Bonaventura e Honda, che vanno a completare un reparto in grado di poter essere definito duttile e concreto. Tutti questi interpreti hanno però bisogno di chi li possa lanciare nella mischia, hanno bisogno di una mediana in grado di supportare anche la loro fantasia. Hanno bisogno di qualcuno alle spalle che lotti per loro e che detti i tempi all’azione. Paradossalmente il gol vittoria, nella partita contro il Sassuolo, è arrivato da un’invenzione di Bonera, paragonato al più famoso metronomo d’Italia per scelta di tempo e visione di gioco. Poli ha avuto la sfortuna di colpire la traversa, servendo un perfetto assist a De Jong, che se per molti, seguendo il detto, non è indispensabile, di certo in questo momento è insostituibile. Le sbavature più evidenti sono state riscontrate in difesa. L’assenza di Mexes ha catapultato Zapata nel ruolo di protagonista e lui se l’è tagliato addosso con accezione negativa. Al di là del rigore, peraltro ingenuo, Zapata non è entrato in partita. Tempi e modalità di intervento sono stati scomposti per la maggior parte delle azioni annotate a taccuino. De Sciglio è uscito ancora zoppicante dal campo, ma non solo per l’infortunio al piede: ma il ragazzo ha una vita calcistica davanti, rispetto alle ultime apparizioni è sembrato in netta ripresa. E vorrei spendere una parola anche per Abbiati, che dopo due mesi è tornato protagonista tra i pali rossoneri. Nello stadio vuoto si sono sentite le sue urla, le sue parole e la fascia di capitano al braccio è stata il valore aggiunto ad una prestazione importante. Diego Lopez tornerà a scavalcare le gerarchie, ma Abbiati ha dimostrato di poter tranquillamente difendere i pali rossoneri ancora per un po’.

Nella ripresa, a bordocampo, con il Milan ancora in vantaggio, si è alzato dalla panchina Albertazzi. Il suo riscaldamento è stato bruscamente interrotto dal pareggio del Sassuolo. Ma in molti si stanno chiedendo perché, un ragazzo con le sue qualità, non decida di rimettersi in gioco altrove, ancora una volta, per poi tornare al Milan da vero protagonista.