acmilan - Le radici di Ganz

Quando la squadra femminile del Milan è andata a pareggiare contro la Juventus all'ultimo tuffo e quando ha rimontato contro la Roma da 0-2 a 3-2 abbiamo riconosciuto, intatto, intonso, lo spirito del suo allenatore, Maurizio Ganz. Quel vento del 1999 e delle rimonte contro Bari e Sampdoria, giunto fino a noi. Ma senza la rimonta col Bari, senza il mattoncino delle successive 7 vittorie, non ci sarebbe stato nulla. Né altre rimonte e nemmeno lo Scudetto, il numero 16 della Storia rossonera.
Era il 21 marzo di 21 anni fa, un Milan-Bari che sembra di ordinaria amministrazione. E invece... Dopo il gol del vantaggio di Osmanovski nel primo tempo, il Milan aveva pareggiato con Bierhoff, 1-1, troppo poco per le ambizioni di inseguimento della Lazio capolista. Fino a che, addirittura, un errore di Christian Ziege aveva spianato ancora una volta la strada ad Osmanosvki per il gol barese del 2-1 a dieci minuti dalla fine.
E adesso? Si guardavano terrei i tifosi sugli spalti e i giocatori in campo. Adesso entro io, risponde Maurizio: "Era un assalto, ci abbiamo provato e riprovato, io, George Weah e Oliver eravamo tutti e tre in campo. Fino a che, poco dopo il 90', l'arbitro Pellegrino ci assegna un rigore per un fallo commesso su Oliver Bierhoff".
Una palla che scottava: "Oliver quel giorno era stato un po' beccato dai tifosi e abbiamo percepito subito che non se la sentiva. Tutti gli altri rigoristi non erano in campo, Demetrio era infortunato, io avevo sostituito Boban, Leonardo era uscito per Giunti. A quel punto decide di prendersi la responsabilità Billy. Viene lui dalla difesa e prende la palla, un grande gesto, ma lui non era un rigorista. Quindi, mi scatta la molla dentro, ero a posto, stavo bene, gli ho detto Billy tiro io. Segno il 2-2. Sembrava un punto stupido. Avremmo capito poi che si trattava di un punto fondamentale per lo Scudetto".

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