Addio Claudio Lippi: Pellegatti lo ricorda così

Addio Claudio Lippi: Pellegatti lo ricorda cosìMilanNews.it
mercoledì 27 marzo 2013, 18:24News
di Riccardo Casali

''Venerdì pomeriggio, San Siro. E’ una bella giornata di sole. Claudio Lippi, accompagnato da sua moglie Milena, porta allo stadio Sofia, la sua bambina di due anni, sempre sorridente, che lui adora. Chiede a Marco Buzzi, il fotografo del Milan, di scattare un foto di famiglia. E’ felice!
Lunedì pomeriggio, Castellanza. Claudio è stato a Milanello per il suo giornaliero lavoro nel Centro Sportivo rossonero. Lo stiamo aspettando, perché senza di lui non può cominciare l’intervista a Adriano Galliani.Entra nell’aula dove si tiene il convegno. Un veloce saluto, poi, come sempre, circondiamo il dirigente milanista e, come sempre, la prima domanda è la sua.
No, purtroppo non è la prima, ma sarà l’ultima perché Claudio Lippi non c’è più. Quando lo rivedo, ha gli occhi chiusi, accarezzato dalla mamma disperata.

Entra il suo grande amico Hernan Crespo, che abbraccia, piangendo, Milena, quasi incredula, mentre Amelia, il primo dei giocatori arrivati per un triste saluto, ha la testa bassa e gli occhi lucidi.
Da oggi Marco e i suoi compagni lo cercheranno con lo sguardo, ma non lo incontreranno mai più, fuori da quella palazzina degli spogliatoi, dove li ha sempre attesi per un breve saluto, per una frase scherzosa, per l’intervista di rito.
Claudio si sente, anzi è, uno di loro, perché aveva vissuto da promettente giocatore, prima, e da inviato poi, i loro riti, le loro abitudini, le loro tensioni, i loro sorrisi, i loro malumori. Certo, ogni volta sospira, con un pizzico di invidia, quando li vede entrare in campo, su quei prati morbidi, ben tenuti, un meraviglioso tappeto ben differente dalle superfici gibbose e spelacchiate dove spesso si era allenato.
Claudio, un innamorato del pallone, un numero 10 dal talento forse mai compiutamente espresso, ma che si sente orgoglioso, me ne accorgo, quando, senza ironie, gli chiedo a volte un parere da ex giocatore. Per continuare a sentirsi protagonista vero, studia per conseguire il patentino di allenatore. Nella scorsa stagione, la prima di questa nuova esperienza, ottiene già buoni risultati con i giovanissimi dell’Aldini.
Quest’anno però si ferma, senza rimpianti, per vivere più intensamente ogni minuto con la sua Sofia, ma pronto a rientrare in campo, per respirare l’erba verde, per insegnare calcio, per inseguire quel pallone che per lui si è fermato per sempre.
Non è giusto, arbitro, il fischio è arrivato troppo, troppo presto!''