Furlani: "Se avessimo fatto fallire il Milan oggi saremmo qui a parlare di un disastro nazionale. Invece il Milan è in salute e cresce"

Furlani: "Se avessimo fatto fallire il Milan oggi saremmo qui a parlare di un disastro nazionale. Invece il Milan è in salute e cresce"MilanNews.it
venerdì 9 febbraio 2024, 18:10News
di Antonello Gioia

Giorgio Furlani, amministratore delegato del Milan, ha rilasciato una intervista a Fortune Italia in collaborazione con la start up Social Media Soccer.

Come si fa a rendere attrattivo per calciatori e investitori un campionato che sembra non aver più appeal ed è sepolto sotto una montagna di debiti?

"Bisogna lavorare tanto e farlo tutti assieme. Il calcio è uno strumento straordinario per attrarre capitali e per partecipare alla crescita del Pil del Paese. Abbiamo problemi di sistema, tra cui le infrastrutture sportive che sono imbarazzanti, per usare un eufemismo. Abbiamo problemi seri di pirateria dello spettacolo sportivo. Abbiamo problemi con una serie di regole e leggi che non ci aiutano a essere competitivi a livello europeo. Per capirci: se vogliamo incorporare questa grande fetta di economia all’interno del sistema Paese dobbiamo collaborare sinergicamente".

Ci sono molti imprenditori stranieri che vogliono investire nel calcio italiano?

"Certo, ma bisogna abbandonare l’idea che il calcio sia un gioco e nient’altro. Il calcio è un’industria. Parliamo di società che hanno centinaia di milioni di fatturato e che possono portare centinaia di milioni di investimenti nel nostro Paese."

Sono sparite le agevolazioni fiscali per il calcio.  

"Appunto. Abbiamo parlato tanto del decreto crescita, delle norme di legge che ci davano vantaggi di natura fiscale. Queste norme sono state abrogate. Restano tutti gli svantaggi: dalle strutture fatiscenti, ai contratti, alla possibilità di tesserare un certo numero di extracomunitari. Senza considerare che l’industria del calcio crea introiti alle casse dello Stato a livello di scommesse, ma non vede neanche un centesimo di euro perché il decreto Dignità lo vieta".

Che cosa c’è che non va nel rapporto tra calcio e istituzioni?

"Premesso il rispetto per le istituzioni di questo Paese, mi permetto di osservare che occorre superare un pregiudizio".

La domanda è: il calcio è un’industria?

"Sì, lo è per fatturato, investimenti, numero di lavoratori, gettito fiscale, previdenza, consenso sociale e altro ancora. Se altri pezzi di industria ricevono aiuti, agevolazioni, contributi, incentivi non si riesce a capire perché il calcio dovrebbe esserne escluso. Occorre creare un circolo virtuoso: più l’industria del calcio è in salute, più produce reddito, profitti, lavoro e contribuisce alla spesa pubblica. Se avessimo fatto fallire il Milan oggi saremmo qui a parlare di un disastro nazionale sotto ogni punto di vista. Invece il Milan è in salute, cresce, e vuole aiutare il calcio italiano a ripartire".