Il gol di Leão

Il Milan ha giocato molto male e ha perso con pieno merito contro la Fiorentina, per cui la ribalta mediatica è stata di altri temi, altri argomenti, altri spunti. Ma man mano che ci si allontana dalla domenica sera di San Siro, dai suoi umori negativi, dalle critiche aspre, dalle cattive sensazioni della partita, ecco che riaffiora nella testa e negli occhi di tutti il gol di Leão. Tifosi, analisti, osservatori: più lo riguardano e più è strepitoso. Un gol con tanti contenuti dentro.
Il guizzo iniziale, il pertugio trovato fra tre avversari, il tunnel, il nuovo scatto all'ingresso in area di rigore quasi da fermo e il tocco dolce sul secondo palo alla sinistra del portiere viola Dragowski. "Noi vogliamo undici Leão", è stata la battuta sentita in qualche studio televisivo. Dato ad ogni professionista il rispetto che merita, la rete del 19enne portoghese non si vedeva davvero da tempo a Milano.
Il gol di Leão non è un gol che si allena, ma che è presente in natura nelle corde del ragazzo. Lo ha segnato a partita ormai quasi finita, non ha inciso sul tabellino ma è rimasto nel cuore. I primi minuti giocati da punta centrale, in una atmosfera molto pesante, sono coincisi con un cameo assoluto, con una chicca da raccontare urbi et orbi se non fosse per la brutta sconfitta del Milan.
Qualcuno ha ricordato altre prodezze del genere, i gol di Sheva ad esempio contro l'Udinese nel 2001 o contro il Lecce nel 2003. Ancor prima, certe prodezze di George Weah sul campo della Roma nel 1995 o contro il Verona da più lontano nel 1996. Ma Sheva era più potente, Weah più muscoloso nel suo essere gazzella, il 19enne gioca di fruscìo, di leggerezza, tutto finte e talento. Ed è ancora tutto da scoprire.

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