Il nipote di Meazza: "Penso che il nuovo stadio porterà il nome di uno sponsor. Soluzione fredda? Si, ma il calcio è cambiato"

Il nipote di Meazza: "Penso che il nuovo stadio porterà il nome di uno sponsor. Soluzione fredda? Si, ma il calcio è cambiato"
Oggi alle 11:20News
di Lorenzo De Angelis

Il nipote di Giuseppe Meazza, Federico Jaselli, è stato intervistato questa mattina dai taccuini di Tuttosport, con i quali ha non solo trattato l tema del derby, ma anche e soprattutto del futuro dello stadio che tutti questi anni è stato intitolato a suo nonno, leggenda dell'Inter che in carriera ha vestito anche la maglia del Milan

Domenica si giocherà il primo derby dalla cessione dello stadio a Inter e Milan. Che effetto le fa? 
"In teoria mi farebbe anche piacere: di per sé, era auspicabile da tempo. Se non fosse per il proposito di buttarlo giù per fare posto a un nuovo impianto: dispiace moltissimo a me e alla mia famiglia, per ciò che lo stadio ha rappresentato per oltre un secolo. C’è un legame affettivo forte, anche per molti milanesi". 
 
Per lei di più, visto che è intitolato a suo nonno. 
"Certo. Poi capisco le ragioni del business: era inevitabile che prima o poi si arrivasse a una soluzione del genere. Spero che in futuro Inter e Milan ne beneficino".  
 
Il paradosso è che a San Siro la partita si vive e vede bene, meglio che altrove. 
"Beh, lo stadio è fantastico. Credo sia il più bello del mondo. Il problema è che effettivamente va rimodernato: evidentemente, Inter e Milan hanno fatto i conti e hanno capito che costruirne uno nuovo possa essere più conveniente. Ma lo stadio Meazza è stupendo, un gioiello".  



 C’è chi, come Stefano Boeri, propone che il futuro stadio mantenga l’intitolazione a Meazza. 
"Io la vedo molto difficile. Penso che porterà il nome di uno sponsor. Siamo tutti un po’ rassegnati a questo in famiglia, anche se saremmo felici di essere sorpresi". 
 
Difficile che il Milan accetti: suo nonno ha rappresentato entrambe, ma più l’Inter. 
"Molto di più l’Inter. Però ha giocato con grande professionalità anche nel Milan, e segnò un gol nel primo derby in rossonero. Lui era interista nell’anima, questo sì. Ma era una persona molto sportiva, e per esempio ha sempre tifato per le squadre italiane all'estero".  
 
Intitolare lo stadio a uno sponsor lo renderà un po’ più freddino. 
"Sicuramente. Ma il calcio è cambiato: ci sono questioni di forza maggiore, tante cose non saranno più come le conosciamo. Mi pare inevitabile, non colpevolizzo nessuno: anch'io, se lavorassi nei club e non avessi questo legame affettivo, probabilmente ragionerei allo stesso modo". 
 
Che partita immagina per l’ultima al Meazza? 
"Un derby sarebbe l’ideale. Sarebbe molto romantico, penso sia fattibile. Ovviamente spererei nella vittoria dell’Inter".  

 Due squadre, uno stadio: è una particolarità che resterà. A Madrid cosa ne dicono? 
"Vado controcorrente: mi è sempre piaciuta. Ho nostalgia dei derby in cui lo stadio si divideva a metà, o quasi. Anche qui a Madrid viene vista come una curiosità italiana, dato che è lo stesso anche a Roma, Genova e fino a un po’ di anni fa a Torino. In Spagna non è pensabile, io credo che dimostri la relazione forte tra due squadre della stessa città. Sono cugine, come si dice". 
 
Il derby di domenica come finirà? 
"Difficile. È la prima volta che non riesco a fare un pronostico, sono due squadre che stanno facendo bene. Penso a un 1-1. Anche se spero di no".