Mario a Brescia cerca la maturità. Ma Balo non sarà mai normale

Mario a Brescia cerca la maturità. Ma Balo non sarà mai normaleMilanNews.it
© foto di Daniele Buffa/Image Sport
martedì 20 agosto 2019, 14:48News
di Redazione MilanNews
fonte di Ivan Cardia per Tuttomercatoweb.com

Ci sono due modi possibili per raccontare il ritorno di Mario Balotelli al Brescia. Può essere l’epilogo della storia del più grande fallimento del calcio italiano negli ultimi dieci anni. Ma solo per chi crede che arrivare sia l’unica cosa che conta. Oppure può essere la storia di un ritorno a casa, alle origini, un passo indietro per farne due in avanti. In direzione Europei, per la cronaca. Fermarsi, cambiare, lavorare con lentezza. Godersi una tortuosa strada panoramica, ma riempiendosi gli occhi di paesaggi meravigliosi. Maturare, cercare un pizzico di normalità in un mare di talento espresso solo a tratti.

Dodici minuti. Di normalità, o tentata tale. Perché Mario Balotelli non sarà mai un giocatore normale. Dodici minuti: tanto è durata la conferenza stampa congiunta del nuovo attaccante del Brescia e del presidente Massimo Cellino. Con annesso cambio di sede, imprevisto, forse perché in società non ci si attendeva un afflusso così massiccio di tifosi, e anche cronisti. Dodici minuti senza balotellate: pochi titoli, una frecciatina a Ventura, il sogno di mamma e papà che si realizza. Immagini positive, buoni propositi: la conferenza stampa modello del calciatore modello. Se non fosse che SuperMario è stato tutto, fuorché questo: normale. Anche a suo discapito, perché magari lo avrebbe aiutato, non diventare un simbolo. Perché forse lui stesso non desidera essere un personaggio, ma soltanto sé stesso, con le sue infinite potenzialità e la sua umanissima fragilità. Il problema è che non scegli tu quando nascere speciale, sotto la stella dei grandi. O potenziali tali.

E allora i titoli diventano titoli solo perché li dice lui. Basta quello. Il miglior talento che non abbiamo mai visto, nella storia recente del nostro calcio, non può passare inosservato. È uomo da prima pagina, anche se forse in società erano preoccupati che così si desse più spazio al personaggio e meno al calciatore. Il Brescia si è regalato un colpo da 90, ma tenta di votarlo alla normalizzazione. Poi la città freme, sogna, guarda già alla possibilità di combattere alla pari con l’Atalanta che quest’anno farà la Champions. Perché c’è Balotelli. E se saltelli segna: qui, ovviamente, non ci sono dubbi.

Un mare di affetto e di aspettative. Ma anche un mare di normalità: dopo aver girovagato per l’Europa, a Manchester e in Costa Azzurra, l’Inter e il Milan, Mario torna a casa. Torna in provincia, prova a essere quello che non è mai stato. Un ragazzo con la testa sulle spalle, uno che mostra sicurezza e proclama tranquillità, che vuole far crescere la squadra in cui gioca. E poi ha in testa Euro 2020, il sogno azzurro che resta il colore con cui non ha mai davvero tradito, quando ne ha avuto l’occasione. Riuscirà a essere tutto questo? Il dubbio c’è, perché Balotelli è sempre stato super, in senso buono ma anche no. Il trentesimo anno può regalarci un Mario più maturo, che regala poco ai media e tanto ai tifosi, al calcio che ancora gli chiede qualcosa, per non ritrovarsi a pensare che si poteva fare di più. Il dubbio che non resta è un altro: quello della normalità. Perché normale, Mario Balotelli non lo sarà mai.