TMW - Questo Ibrahimovic non può permettersi di smettere a fine stagione

Poco più di un anno fa Zlatan Ibrahimovic dava conferma a Zvonimir Boban che sarebbe tornato al Milan dopo quasi 8 anni. Il suo arrivo da salvatore della patria alla veneranda età per un calciatore di 37 anni fu accompagnato perlopiù da grande gioia da parte dei tifosi rossoneri, che proprio dal suo addio hanno iniziato a vivere un purgatorio lunghissimo. Qualcun altro invece, guardando alla carta d'identità ha storto il naso. Qualcun altro lo ha fatto alla luce del crociato rotto nel 2017 e della pensione dorata negli Stati Uniti. Si è persino arrivati a gridare allo scandalo: "Perché vendere Piatek e Suso per prendere Ibrahimovic per sei mesi?".
Sembra una barzelletta, ma qualcuno lo ha pensato e scritto veramente. E mente il polacco a Berlino lotta per non retrocedere, Ibra da gennaio 2020 a oggi ha fatto quello che nessuno è riuscito a fare proprio dal 2012, anno in cui non solo lo svedese è andato via. Ma anche tutto il nucleo storico: il leader in campo e fuori, il fuoriclasse che fa la differenza e che al suo fianco fa crescere gli altri, il condottiero, l'uomo che mette la faccia nei momenti di difficoltà, l'esempio in allenamento, l'autorevolezza.
Se ci limitiamo ai numeri, che saranno pure freddi ma senza dubbio indicativi, vediamo che il Milan è la squadra che ha totalizzato più punti in tutto il 2020. Che un anno fa, di questi tempi era sesto, aveva già perso 8 partite e aveva segnato la miseria di 22 partite. E che fino a questo punto della stagione è davanti a tutti, con una media realizzativa (45 gol fatti) che non si vedeva dal 2005/06. Pur essendo a mezzo servizio causa Covid e infortuni, sono già 14 le reti segnate in 11 partite. Senza contare i gol che ha fatto fare ai compagni di squadra: chiedere ad Ante Rebic, oggetto misterioso prima del suo arrivo.
Ma la forza di Ibrahimovic la possiamo misurare quando il gigante di Malmo è stato assente: la squadra di timidi ragazzi che ha raccolto ha assorbito la sua energia, si è compattata, è riuscita a superare avversità che fino al 2020 sembravano invalicabili. Le parole di Stefano Pioli dopo la partita di Crotone spiegano l'Ibrahimovic leader ed esempio: "È un atleta che ha grandissime motivazioni, che cura il suo fisico in maniera scrupolosa, perfetta in tutto: nell'alimentazione, nel recupero, nella prevenzione. Chiaro che per reggere a questi livelli sei un professionista eccezionale sorretto da un fisico che in pochi hanno. Il primo che arriva all'allenamento è sempre lui ma adesso anche gli altri fanno a gara a chi arriva prima e a chi va via dopo".
Il Milan grazie a lui ha riacquisito credibilità, sta tornando ad essere una calamita anche per giocatori di un certo livello e Mandzukic ne è un esempio, ma anche per i giovani (vedi Tomori) che hanno la possibilità di crescere con lui e godere dei suoi ultimi anni di carriera. La nostalgia di casa è quella che può fare la differenza, lo stesso Ibra lo ha ammesso in una recente intervista. Aveva ritenuto concluso il suo compito alla fine dello scorso torneo, Pioli lo ha convinto a restare a continuare a guidare la squadra più giovane della Serie A. Che ha ancora bisogno di lui. E se a 39 anni fai una doppietta come quella al Crotone senza nemmeno battere ciglio, se viaggi a una media di oltre un gol a partita significa che ancora non è finita. Lo scenario della prossima stagione può essere quello della Champions League, che manca al Milan dal 2014: comunque vada a finire quest'anno togliersi lo sfizio di raccogliere quanto seminato, giocando la massima competizione continentale con una squadra da lui trasformata avrebbe il sapore di un trofeo in più. E poi, dettaglio non da poco: non vorrà mica lasciare il Milan in uno stadio a porte chiuse?

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