Altro che vagabondo. Rabiot passa l'esame San Siro con personalità, ordine ed esperienza

Altro che vagabondo. Rabiot passa l'esame San Siro con personalità, ordine ed esperienzaMilanNews.it
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di Manuel Del Vecchio

Altro che vagabondo! È questa l'esclamazione che è venuta fuori naturalmente dopo aver visto i 90 minuti di Adrien Rabiot nel match contro il Bologna di ieri sera. L'epiteto affettuoso che Max Allegri gli ha affibiato a Milanello e che ha ribadito scherzosamente nel pre partita di DAZN rimane confinato all'umorismo livornese del tecnico, perché il campo ci ha raccontato di un giocatore ordinato, sicuro, pulito.

Ovviamente non scopriamo oggi che Rabiot è un calciatore di livello importante e di grande esperienza, ma il tifoso rossonero è ormai diffidente per natura dopo le ultime stagioni piene di alti, bassi e ribaltoni. Fidarsi è bene, vedere concretamente qualcuno far bene sul prato di San Siro è sicuramente meglio. E Rabiot, arrivato giovedì a Milanello e con soli tre giorni di allenamento con la nuova squadra, è stato investito con la titolarità immediatamente, senza però voler strafare davanti al suo nuovo pubblico. Anzi, si è preso i suoi tempi: la prima frazione di gioco, un po' come tutta la squadra, gli è servita a prendere le misure agli avversari e ai compagni. Tocchi semplici ed essenziali, posizione tenuta sempre con grande sicurezza, grande lavoro sulle seconde palle e sui cross. 

Poi nella ripresa, insieme a Modric e Pulisic, è salito in cattedra. I ritmi si sono leggermente abbassati, la guerra uomo su uomo del Bologna di Italiano è andata un po' scemando e allora è venuta fuori tutta la qualità tecnica superiore del francese. Una prestazione che non ha rubato gli occhi ai profani, ma che ha soddisfatto indiscutibilmente il suo allenatore. Il motivo per cui Adrien è uno dei calciatori che serviva al Milan lo si è visto nella ripresa: ripartenza fluida e veloce dopo un attacco del Bologna, il Milan sta vincendo 1-0 ed è una fase cruciale della partita, una di quelle che l'anno scorso la squadra difficilmente riusciva a leggere. Il francese si ritrova a centrocampo con tanto spazio davanti e i compagni pronti a sovrapporsi per un attacco che potenzialmente può essere molto pericoloso. San Siro si fa prendere dal momento e alza i decibel, quasi a spingere in avanti la palla. Rabiot invece si ferma, capisce il momento, ricomincia da dietro. A Lecce Allegri ha dovuto urlare un sonoro "Calma!" a Musah, che si apprestava a battere velocemente una rimessa laterale invece di addormentare il ritmo, a San Siro Rabiot, con grande personalità, ha detto a tutti, compagni e tifosi, che è lui che decide. Una situazione che non finirà negli highlights e che si perderà nel corso della stagione, ma che ha messo bene in chiaro che tipo di giocatore è.

In attesa dei gol, quelli arriveranno perché Rabiot ha sempre segnato con continuità sia al PSG, sia alla Juventus e sia al Marsiglia, il francese ha mostrato di saper gestire e controllare in modo ordinato e pulito situazioni e palloni che in passato sono stati sbagliati spesso e volentieri. E c'è stato tempo anche per una sgroppata sulla fascia, una di quelle che hanno fatto impallidire gli avversari: 191 cm di potenza e tecnica pura che si muovono anche con una discreta agilità. Da quello strappo sulla fascia, con conseguente scarico centrale per Modric, sarebbe potuto anche nascere un gol: è quella l'azione in cui Lykogiannis atterra Gimenez in area con una trattenuta da dietro. A Rabiot sono bastati 4 giorni nel mondo Milan per far vedere perché Allegri l'ha voluto così tanto: i gol sono quasi un aspetto secondario.