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Capello: "Ibrahimovic non ha nulla da invidiare a Messi e Ronaldo. Baresi e Maldini i difensori più forti di sempre"

ESCLUSIVA MN - Capello: "Ibrahimovic non ha nulla da invidiare a Messi e Ronaldo. Baresi e Maldini i difensori più forti di sempre"MilanNews.it
© foto di Giuseppe Celeste/Image Sport
venerdì 1 gennaio 2021, 14:00ESCLUSIVE MN
di Pietro Andrigo

Ha vestito la maglia rossonera in 87 occasioni, segnando 9 gol e vincendo una Coppa Italia e lo scudetto della stella. Ha poi avuto l’onere e l’onore di ereditare la panchina di Sacchi al Milan, riuscendo a continuare la gloriosa storia rossonera e a impreziosirla di tantissimi trofei tra cui 4 scudetti, tre supercoppe italiane, 1 Champions League e 1 Supercoppa UEFA. E’ riconosciuto come uno dei tecnici più vincenti di sempre e le tre panchine d’oro, il premio alla carriera del ‘Globe Soccer Awards’ e l’inserimento nell’Hall of fame del calcio italiano ne sono le testimonianze dirette. Fabio Capello non fa parte solo della storia del Milan ma di tutto il movimento del calcio mondiale. Tra passato e presente MilanNews.it ha avuto l’onore di intervistarlo. Queste le domande e le risposte:

Pioli e il suo lavoro sono ormai sulla bocca di tutti quando il suo destino, quasi un anno fa, sembrava segnato. Secondo lei è stato più bravo a livello mentale o a livello tattico insistendo sul 4-2-3-1?

“Io credo che la tattica arrivi dalla mente. Bisogna entrare nella testa dei giocatori che hanno capito e hanno gradito quel sistema di gioco considerato che li ha fatti rendere tutti al meglio. Questa è una cosa molto importante. Io sono molto contento che Pioli sia rimasto sopratutto perchè erano state prese delle decisioni troppo affrettate. C’è stata la bravura e la determinazione di Maldini a mantenere una continuità nel lavoro svolto e i risultati gli danno ragione”

Ha giustamente citato Maldini che ora è un apprezzato dirigente rossonero. Si aspettava un rendimento del genere in questo ruolo e come giudica il suo lavoro sin qui?

“Con Paolo ho un rapporto di grande stima e di affetto, avendo avuto una grande amicizia prima con Cesare e poi con tutta la famiglia. Che potesse fare le cose per bene si capiva perchè è un ragazzo intelligente e modesto. Che riuscisse a fare così bene in così poco tempo è stato stupefacente. E’ riuscito ad approcciarsi a questo ruolo con il talento e la precocità con cui aveva debuttato in campo facendosi trovare subito pronto. Io l’ho allenato a 16 anni in Primavera e qualcosa ne so. Sono molto contento che lo abbiano premiato come il terzino sinistro più forte della storia. Finalmente sono arrivati dei riconoscimenti anche per i difensori anche se secondo me manca un premio a Baresi. Non si riesce a capire il valore di questi giocatori e di quanto Franco e Paolo siano stati al di sopra di tutti i difensori come valore, caratura tecnica e professionalità"

Tra le scelte di Maldini, insieme a Boban e alla dirigenza rossonera, c’è stata la volontà di acquistare Ibrahimovic. L’ha stupita il suo rendimento?

“No, non mi ha assolutamente stupito. E’ un professionista orgoglioso e vuole fare sempre vedere che è il più forte di tutti e che è capace di resistere nel tempo. Riesce a farlo perchè è un fuoriclasse assoluto e ha la testa per poter continuare. Lui ha ancora gli stimoli per stare in campo, per sacrificarsi e per poter lavorare e in questo senso è un esempio per tutti e per tutta la squadra. E’ un giocatore capace di fare la differenza e ci siamo dimenticati spesso di lui quando parliamo dei più grandi di sempre. Si parla spesso di Messi e Ronaldo ma a questi giocatori non ha nulla da invidiare. Ha tecnica, forza e con la statura che ha è capace di fare cose incredibili. E’ impressionante la mobilità che ha, l’agilità che conserva ancora alla sua età nonostante abbia avuto qualche infortunio serio.”

Ha un rapporto speciale con lo svedese che di lei ha sempre parlato come il tecnico che gli ha trasmesso una grande etica del lavoro. Come era il primo Ibrahimovic?

“Avevamo visto in lui una grandissima potenzialità e anche tutto quello che doveva migliorare. L’ho fatto lavorare tantissimo per crescere e migliorarsi, giorno dopo giorno. Lui ha subito capito che con il lavoro quotidiano si migliora, che le qualità emergono e crescono con la fatica e ha capito che la strada da battere era quella. Si è dimostrato un uomo intelligente e capace di comprendere che determinate richieste non erano degli obblighi ma dei consigli per migliorarsi”

Nella sua carriera ha allenato terzini incredibili come Maldini e Roberto Carlos. Il Milan ora dispone di un laterale molto forte come Theo Hernandez. Che cosa la stupisce di questo giocatore e si ricorda di un calciatore con un’esplosività simile?

“Questa volta il Real Madrid ha fatto l’errore che ha fatto l’Inter con Roberto Carlos quando lo acquistai nella mia esperienza con i ‘Blancos’. Roberto Carlos lo portai a Madrid sorpreso che l’Inter lo volesse cedere e penso che fu l’acquisto più veloce della storia: in meno di 24 ore lo avevo acquistato e aveva firmato il contratto. Il Real Madrid ha fatto lo stesso errore che all’epoca aveva fatto l’Inter con il brasiliano ovvero hanno pensato che Theo Hernandez non sapesse marcare. Non hanno messo in conto la rapidità e la velocità di questo giocatore oltre alla sua capacità di migliorare. Theo è un giocatore fortissimo”

Nella sua carriera ha allenato giocatori incredibili come i tre olandesi e Savicevic, gli uomini copertina di quel Milan. Quanto sono stati importanti, nella costruzione dei successi, quei giocatori in secondo piano ma incredibilmente talentuosi come Albertini o Donadoni?

“Sono stati importantissimi. Il Milan ha avuto una grande forza ovvero quello di disporre di uno zoccolo duro che è durato per tanti anni. Sono passati diversi allenatori ma la mentalità dello spogliatoio veniva trasferita su tutti coloro che arrivavano. Quella è stata la forza della squadra. Magari non uomini di copertina ma uomini di valore che sapevano trasmettere il dna rossonero”

Con questi uomini ha centrato l’importantissimo successo di Atene con la conquista della Champions League. Questa finale è stata preceduta dalla sicurezza del Barcellona di vincere quel trofeo. In che momento ha capito che c’era la forte possibilità di vincere e quale parola, secondo lei, ha convinto i giocatori di riuscire nell’impresa?

“Eravamo reduci da una finale persa immeritatamente con il Marsiglia e la rabbia e il sentimento di rivalsa erano ancora forti in noi. Mi ricordo che avevo mandato Italo Galbiati a visionare l’allenamento del Barcellona e Italo, da grande conoscitore di calcio e di uomini, mi disse “Fabio, i giocatori erano tutti sdraiati sul campo che scherzavano e ridevano. Cruyff aveva il pallone sotto la testa e stava sdraiato”. Riportai il messaggio alla squadra e dissi loro “ragazzi, questi sono così sicuri di vincere che vengono in campo rilassati e noi dobbiamo approfittare di questa cosa perchè siamo forti e compatti”. Mi ricordo che la chiave del successo fu la partita persa con la Fiorentina, prima della finale. Lì capii perfettamente che squadra mettere in campo perchè avevo provato Desailly come centrale e invece capii che dovevo spostarlo a centrocampo. Alla fine della partita mi ricordo lo stupore dei giornalisti quando gli dissi che ero contento. Ma come contento dopo aver perso una partita? Sì perchè avevo capito che cosa fare con il Barcellona ovvero far giocare Panucci, Filippo Galli centrale con Maldini e Desailly di nuovo centrocampo”

Da un momento felice a uno un po’ più triste. Il 17 agosto 1995 si ritirava Marco van Basten. Al di là della retorica quali sono state le sensazioni di Capello il giorno del ritiro di Marco?

“Ho sempre mantenuto un ottimo rapporto con Marco e ho avuto la grande sfortuna che con me Marco ha giocato pochissimo. Con Van Basten in forma avremmo vinto ancora di più. La tristezza più grande è dovuta alla sua cocciutaggine , alla sua caparbietà nel mantenere la sua opinione che ha spinto per farsi operare. Il dottor Monti ricordo che gli diceva di aspettare mentre invece si fece operare da un chirurgo che lo distrusse. Vedere lasciare il campo sapendo il suo ‘mea culpa’ mi emozionò e mi commuove ancora adesso perchè a quell’età un giocatore così non può smettere. Quando qualcosa di bello e importante lascia il campo è impossibile restare indifferenti”

Van Basten e molti campioni hanno calcato i campi di Milanello che da allenatori e ex giocatori è definito come un posto magico. Lei ha allenato in grandissimi centri sportivi ma che cosa rende così speciale Milanello?

“Milanello è un centro che è nato tanti anni fa, che è stato ristrutturato e tutti i grandi calciatori del Milan sono passati per di lì e quando entri respiri un’aria fantastica. Quasi magica. In pochi posti ho respirato questa storia. A Madrid e a Milano. A Madrid si respira un’aria gloriosa più quando si entra negli uffici o al Bernabeu che a Valdedebas che è un nuovo centro sportivo e ristrutturato. Milanello è differente e nella sua costruzione bisogna dare grandissimi meriti a Berlusconi, a Galliani e a chi ha lavorato lì. Berlusconi è stato un visionario e ha portato il Milan a questi livelli e ha fatto sì che questo centro fosse all’avanguardia e continua a esserlo. Un luogo in cui non manca nulla per lavorare bene"

intervista di Pietro Andrigo