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Di Biase (C&F): "Milan, esclusione dalle coppe sarebbe clamorosa. Intervento Elliott? È mr. Li che deve fare chiarezza"

ESCLUSIVA MN - Di Biase (C&F): "Milan, esclusione dalle coppe sarebbe clamorosa. Intervento Elliott? È mr. Li che deve fare chiarezza"MilanNews.it
© foto di Daniele Mascolo/PhotoViews
mercoledì 23 maggio 2018, 16:49ESCLUSIVE MN
di Redazione MilanNews
fonte Intervista di Antonio Vitiello

Per far chiarezza nei giorni del polverone Milan ed il rifiuto del settlement agreement, la redazione di MilanNews.it ha contattato Andrea Di Biase, senior partner del portale Calcio e Finanza. Con l'esperto abbiamo trattato i temi di attualità, approfondito la situazione rossonera ed analizzato le eventuali sanzioni in arrivo dalla UEFA. 

Partiamo con un'impressione personale, ti aspettavi questa mossa nei confronti del Milan?
"Francamente non me lo aspettavo, credevo che la UEFA concedesse il settlement alla società. Il fatto che Elliott avesse preso questo impegno scritto nel supportare il Milan, mi faceva pensare potessero esserci le condizioni adatte per una risposta positiva. I contenuti di questo accordo comunque si sapeva potessero essere severi, ma il resto non è andato secondo i piani prestabiliti. Quindi, lo ripeto, ne sono rimasto sorpreso. La motivazione emersa nel comunicato della UEFA è la stessa portata a dicembre quando fu negato il voluntary agreement, quindi il tema non cambia. Il Milan arriva da anni di rossi pesanti, però stando agli obiettivi indicati da Fassone si poteva attuare un piano di rientro credibile. Considerando anche la presenza in rosa di atleti con valutazioni importanti, da indicare come eventuali paracaduti economici in fase di mercato nella ricerca del break even. Riprendendo il mano il comunicato, viene sottolineata la questione del rifinanziamento del debito, quindi si entra nel campo della sostenibilità e dell'indebitamento. La responsabilità va spartita tra Yonghong Li ed il management, che comunque dipende dalle scelte del maggior azionista. Ma dato che sono mesi che Fassone annuncia l'imminenza del rifinanziamento, significa che qualcosa non ha funzionato".

Ecco, precisamente cosa è andato storto? Dove sta il vero problema della questione?
"Non tanto il debito del Milan in 120 milioni appena ricredenziati, quelli sono ampiamente rifinanziabili e sostenibili, ma il nocciolo sta nel debito a monte della holding: quei 180 milioni che Yonghong Li deve restituire ad Elliott entro ottobre. Il fatto che si vogliano tenere i due finanziamenti insieme, ha congelato il rifinanziamento del Milan perché altrimenti Fassone potrebbe andare anche domani stesso ad una banca d'affari e chiedere che venga sistemata la situazione del Milan e a quella di Rossoneri Sport si penserà con un'altra strada. Molto probabilmente l'azionista punta a rifinanziare l'intero pacchetto, questa manovra rallenta e allunga i tempi di tutta la macchina. Il tema vero quindi è la proprietà, al di là delle inchieste di chi è e di chi ci sta dietro, e tutta l'incertezza che la UEFA nutre".

Non pensi che la UEFA si sia accanita sul Milan? Molti fanno l'esempio del PSG che è libero di fare ciò che vuole...
"Situazioni differenti. E in realtà il PSG è stato punito qualche anno fa con una multa, probabilmente insignificante vista la disponibilità economica della proprietà, ma comunque è una sanzione. Quello che la UEFA vuole evitare è il fatto di trovarsi un club blasonato come il Milan con una proprietà in difficoltà, per usare un eufemismo. La loro premura è questa, il PSG e il City hanno proprietà molto più solide quindi non rientrano nel caso".

Quali possono essere le pene al prossimo grado di giudizio?
"Andrebbe richiesto ai giudici. Ieri la decisione è stata presa da una sorta di procura federale della UEFA, quindi non era il giudice. Il Milan è stato avvisato di essere stato messo sotto investigazione, diciamo così, il club replica prendendo coscienza della propria posizione e chiede un patteggiamento, tra virgolette. A questa richiesta, l'organo europeo ha risposto negativamente perché non conosce il futuro del debito e la capacità di poterlo estinguere, quindi si andrà a giudizio. A metà giugno non decideranno più i signori che ieri hanno redatto il comunicato, ma si tratterà della camera giudicante che paradossalmente avrà la possibilità, sulla carta e se lo ritiene corretto, anche di ribaltare la decisione di ieri. Se la situazione rimane quella attuale, difficilmente il Milan potrà far valere le proprie ragioni. Una esclusione dalle coppe europee però mi sorprenderebbe molto, sarebbe oggettivamente un caso pesante da mettere in archivio ma va messo tutto in preventivo. Sarebbe clamoroso però, lo ripeto. Ma la questione torna alla proprietà che necessita di far chiarezza. Deve dire: va bene, sono in grado di rifinanziare il debito della mia holding e anche quello del club; oppure non sono in grado di poterlo fare e devo decidere cosa fare col Milan, se venderlo o trovare un'altra possibilità di rifinanziare questo prestito. Il tempo è scaduto però, non si può aspettare ottobre altrimenti viene a mancare la possibilità di partecipare alle coppe e verrebbe svalutato rapidamente l'asset. Devono muoversi".

Cosa può cambiare entro metà giugno? Elliott può salvare la situazione?
"No, in questo caso serve Yonghong Li che dica che ha trovato un nuovo partner finanziario che gli permetta di rifinanziare Elliott, allora il debito del Milan verrebbe quasi sistemato in maniera automatica. Con questo scenario, il Milan potrebbe presentarsi davanti alla UEFA con delle carte vincenti da giocare. Senza lo scenario del cambiamento, rimarrebbe la situazione attuale che non permette di progredire, quindi si rischia grosso. Le vie potrebbero essere la cessione, la ricerca di un socio o un nuovo finanziatore per il debito. Hanno detto di avere tre soluzioni sul tavolo, che ne scelgano una perché è arrivato il momento".

Intervista di Antonio Vitiello